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Coronavirus, medici di Bergamo: “Questo virus è l’Ebola dei ricchi”

Salute e Benessere
Coronavirus (Foto da archivio)

In un articolo pubblicato sul New England Journal, 16 medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII, impegnati in prima linea nel far fronte all’epidemia, definiscono il focolaio in Lombardia "una crisi di salute pubblica e umanitaria"

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“È l'Ebola dei ricchi": così 16 medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, impegnati in prima linea in un ospedale lombardo a combattere la diffusione della pandemia di Covid-19 (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA), hanno definito il nuovo coronavirus, in un articolo pubblicato sul New England Journal.
Nel documento, gli raccontano la loro esperienza diretta: "La situazione qui è triste in quanto operiamo ben al di sotto del nostro normale standard di assistenza" e "i pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono da soli senza adeguate cure palliative, mentre la famiglia viene informata telefonicamente, spesso da un medico ben intenzionato, esausto ed emotivamente impoverito senza alcun contatto precedente”.

Il racconto dei medici

I medici nell’articolo definiscono il focolaio in Lombardia "una crisi di salute pubblica e umanitaria" e sollecitano "misure audaci per rallentare l'infezione”.
"La Lombardia è una delle regioni più ricche e densamente popolate d'Europa ed è ora la più gravemente colpita", ma quanto sta succedendo nella Regione ”potrebbe avvenire ovunque”, spiegano gli esperti, sottolineando che "sfortunatamente, il mondo esterno sembra inconsapevole del fatto che a Bergamo questo focolaio sia fuori controllo”.

La denuncia dei medici di Bergamo 

“In una pandemia, l’assistenza centrata sul paziente è inadeguata e deve essere sostituita da un’assistenza centrata sulla comunità. Sono necessarie soluzioni per Covid-19 per l’intera popolazione, non solo per gli ospedali”, raccontano i medici sulle pagine della rivista, focalizzandosi in particolare sulla situazione in cui versa la struttura sanitaria in cui operano servizio: “Il nostro ospedale è altamente contaminato e siamo ben oltre il punto di non ritorno: 300 letti su 900 sono occupati da pazienti Covid-19. Il 70% dei letti di terapia intensiva nel nostro ospedale è riservato a pazienti affetti da Covid-19 in condizioni critiche che hanno ragionevoli possibilità di sopravvivere”.  Nel documento, i medici fanno riferimento anche alla situazione degli ospedali limitrofi: “La situazione nell'area circostante è ancora peggiore. La maggior parte degli ospedali è sovraffollata e si avvicina al collasso mentre non sono disponibili farmaci, ventilatori meccanici, ossigeno e dispositivi di protezione individuale”.