Coronavirus, Avitto: “Almeno un anno per il vaccino”. VIDEO

Salute e Benessere

Il direttore responsabile di “Popular Science”, ha parlato ai microfoni di Sky tg24 di tamponi e vaccini, spiegando anche come la tecnologia possa aiutare la medicina in questa fase di emergenza 

Sono tanti i temi caldi in questo momento di particolare emergenza, legata alla diffusione del coronavirus in Italia. A fare chiarezza su alcuni di questi, raccontando cosa sia esattamente un tampone o quanto tempo si debba aspettare prima di avere a disposizione un vaccino contro il Covid-19 è stato Francesco Maria Avitto, direttore responsabile di “Popular Science”.

Vaccino, che tempi dobbiamo aspettarci

Una buona notizia, conferma anche Avitto, è che sicuramente si arriverà ad un vaccino perché ci sono i migliori centri di ricerca, sia a livello pubblico, sia a livello privato, in tutto il mondo che stanno lavorando proprio per questo obiettivo. “Ovviamente ci vuole del tempo per mettere a punto un nuovo vaccino, plausibilmente almeno un anno, perché va testato, va verificato se è efficace e sicuro e poi va messo in commercio”, ha detto. In questo ambito, anche l’Italia è in prima linea. “Il nostro Pese ha un’ottima tradizione in quanto a ricerca sui vaccini, c’è un’azienda che sta collaborando con l’ospedale Cotugno di Napoli per mettere a punto un vaccino in tempi rapidi”. I nostri ricercatori, conferma l’esperto, sono tra i migliori al mondo. E già da Nord a Sud del nostro Paese sono state attivate procedure di sperimentazione. (COME DIFENDERSI, LE RISPOSTE DEL VIROLOGO PREGLIASCO)

Cos’è il test diagnostico o tampone?

“Il test in questo momento più accurato è quello conosciuto come il tampone naso-faringeo, attraverso il quale viene prelevato il materiale biologico dal naso e dalla faringe e poi viene analizzato nei laboratori di microbiologia, attraverso un’analisi di biologia molecolare”, ha spiegato Avitto. Per dare un’analisi accurata servono circa quattro ore di lavoro, dato che nei laboratori si vanno a cercare le tracce dell’Rna, quindi del materiale genetico del coronavirus all’interno del campione. “Il vantaggio di questo test, che è quello in uso attualmente e l’unico attendibile, è che è specifico al 100%, cioè individua il coronavirus ed è sensibile al 99%”, ha spiegato il direttore di “Popular Science”. Sempre su questo tema, dice Avitto, l’Oms intanto sta valutando i dati da 200 nuovi test, alcuni di questi molto più rapidi, ma al momento non utilizzabili in quanto ne va verificata la specificità e la sensibilità. (COVID-19, LA SITUAZIONE NEI BAMBINI)

La tecnologia in aiuto della medicina

Un grande mano, in questa fase di emergenza, può arrivare anche dalla tecnologia. “Quello legato all’intelligenza artificiale è un grandissimo avanzamento scientifico. Il campus biomedico di Roma ha acquisito un software di intelligenza artificiale dell’ospedale di Wuhan, che si basa su un database di circa mille casi di tac polmonari di pazienti affetti da Covid-19”, prosegue Avitto. Si tratta di un sistema che può confrontare le tac che vengono fatte negli ospedali e valutare se il modello sia compatibile con un’infezione. Supporto può arrivare anche da alcune app, attraverso cui si possono seguire i movimenti dei pazienti infetti, ricostruendoli attraverso gli accessi ai social network o attraverso le celle telefoniche che si agganciano ai telefoni cellulari. In questo caso, però, subentrano discorsi legati alla privacy e all’etica, ma è una possibilità che gli esperti sanno di poter sfruttare se dovesse servire. (LA DIFFUSIONE IN ITALIA - MAPPE E GRAFICI)

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