Coronavirus, Gimbe: i casi tra gli operatori sanitari sono saliti a 2.629

Salute e Benessere
Coronavirus ospedale (Foto da Fotogramma)

Rappresentano l’8,3% dei casi totali: una percentuale più che doppia rispetto alla Cina. In generale, come sostiene il direttore del Cnr-Igm, il numero dei contagi sembra crescere in modo lineare e non più esponenziale: “Potrebbe essere un segnale che il picco è vicino"

In Italia il numero di operatori sanitari contagiati dal Covid-19 (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA) è più del doppio rispetto alla Cina.
I casi di coronavirus tra medici, infermieri e altre figure professionali che lavorano nell'ambito della sanità sono saliti a 2.629: l’8,3% dei casi totali.
A evidenziare la gravità della situazione è Fondazione Gimbe, nell’ultima rielaborazione dei dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità aggiornata al 17 marzo.
Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, in un Tweet pubblicato sul suo profilo ufficiale definisce l’alto tasso di contagi tra gli operatori sanitari un “gravissimo problema” e denuncia l’inadeguatezza e l’insufficienza delle procedure e dei dispostivi di protezione attualmente utilizzati in ambito medico.
Il "numero di operatori sanitari infetti è enorme. L'8,3% dei casi totali è una percentuale più che doppia rispetto alla coorte cinese”, ha dichiarato il presidente Gimbe.

Coronavirus: esperto Cnr, crescita lineare non più esponenziale

“Il numero dei contagi sembra crescere in modo lineare e non più esponenziale. Questo potrebbe essere un segnale che il picco è vicino”, ha commentato, Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), dover aver preso visione dei dati emersi dall’ultimo bollettino sul nuovo coronavirus, diffuso il 17 marzo dalla Protezione Civile.
Secondo l’esperto il picco potrebbe avvenire un po’ prima rispetto a quanto ipotizzato precedentemente: “tra la fine di questa settimana o all'inizio della prossima”.
"Questa crescita lineare sembra evidente, seppur con tutte le differenze tra i numeri, in tutte le regioni, da Nord a Sud. Si possono inoltre scorgere segnali incoraggianti anche dalla velocità con cui crescono i nuovi casi in Lombardia che è visibilmente rallentata", ha aggiunto l’esperto. "Se ad esempio lo scorso 5 marzo i casi aumentavano da un giorno all'altro a un ritmo del 35 per cento, ora siamo arrivati a un ritmo pari al 10 per cento. Questo significa che se prima ci volevano solo 2-3 giorni per far raddoppiare il numero dei nuovi contagi, con questo ritmo oggi ci vogliono almeno una decina di giorni".

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