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Il coronavirus ha finalmente un nome ufficiale: SARS-CoV-2

Salute e Benessere
Coronavirus (Getty Images)

La malattia respiratoria che ne deriva è stata denominata ufficialmente Covid-19. Il nome della patologia è stato annunciato dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus 

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Il nuovo coronavirus, che ha fatto la propria comparsa nella città cinese di Wuhan, nell’Hubei, lo scorso 24 dicembre, ha finalmente un nome ufficiale: SARS-CoV-2.
Finora il virus è stato denominato temporaneamente “2019-nCoV”.
Il nome scelto per il nuovo virus, come raccomandato dalle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, è breve e descrittivo e non include località geografiche, nomi di persone, animali o cibi e riferimenti a una particolare cultura o industria, proprio come raccomandato dalle linee guida dell’Osm.
Il titolo SARS-CoV-2 è stato scelto dagli esperti dell’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV), su commissione dell’Oms.

Il nome della malattia è Covid-19

Il nome ufficiale sostituisce ufficialmente il titolo provvisorio raccomandato dall’OMS, “2019-nCoV”, che comprendeva un insieme di caratteri tra cui l’anno della sua scoperta, la sigla “CoV”, che sta per coronavirus, il gruppo di virus a cui appartiene, e la lettera “n”, per indicare “new” o “novel”, ovvero i termini utilizzati dai ricercatori per differenziare il nuovo coronavirus dai precedenti.
Il nome del nuovo coronavirus isolato in Cina è stato reso pubblico a seguito dell’annuncio del titolo ufficiale scelto per la malattia che deriva dall’nfezione da Sars-CoV-2, ovvero COVID-19, svelato l’11 febbraio 2020 direttamente dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante l’ultima conferenza stampa tenutasi presso la sede dell'agenzia a Ginevra.

Perchè Covid-19?

Anche il nome patologia, come intuibile, non è casuale: “Co” sta per corona, “Vi” per virus e “D” per “disease” (malattia in italiano).
“Avere un nome è importante per impedire l’uso di altri nomi che possono essere inaccurati o rappresentare uno stigma. Ci fornisce anche un formato standard da utilizzare per eventuali futuri focolai di coronavirus”, ha spiegato Tedros. “Dovevamo trovare un nome che non fosse di un luogo geografico, di un animale, di un individuo o di un gruppo di persone, che fosse pronunciabile e legato alla malattia.