Pfas possono alterare la coagulazione del sangue: così aumenta il rischio cardiovascolare

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Getty Images)

Una nuova ricerca di un team dell’Università di Padova ha associato l’esposizione a queste sostanze inquinanti a una maggiore tendenza delle piastrine a coagularsi, un fattore che aumenta i rischi cardiovascolari 

Un legame individuato in un nuovo studio che associa l’esposizione a sostanze inquinanti note come Pfas a una maggiore coagulazione del sangue potrebbe essere responsabile dell’aumento del rischio di malattie cardiovascolari. La scoperta si deve a un team di ricercatori dell’Università di Padova guidato dall’ordinario di endocrinologia Carlo Foresta: i risultati ottenuti sono stati pubblicati sull’International Journal of Molecular Sciences. I Pfas sono sostanze chimiche che possono essere trovate all’interno di farmaci, vernici e presidi medici, e già in passato sono stati associati con l’alterazione di alcune funzioni biologiche, come ad esempio il ciclo mestruale.

Pfas portano le piastrine a coagularsi

A stimolare la ricerca del team padovano sono stati diversi studi internazionali che, uniti al parere del Servizio Epidemiologico Regionale del Veneto, segnalavano un possibile aumento del rischio cardiovascolare per i soggetti esposti a Pfas. Nel nuovo lavoro, i ricercatori hanno mostrato come queste sostanze chimiche inquinanti siano in grado di attivare le piastrine e rendere più probabile la loro coagulazione, un fenomeno che renderebbe quindi più probabile il verificarsi di malattie cardiovascolari. In particolare, il maggiore responsabile di questo rischio sarebbe l’acido perfluoroottanoico, noto anche come Pfoa, che è peraltro il maggiore inquinante ambientale diffuso sul territorio veneto.

Pfas, quando si utilizzano

Solitamente i Pfas vengono sfruttati per le loro proprietà che consentono di rendere i prodotti resistenti all’acqua e ai grassi, risultando quindi utili sia per i tessuti che per rivestire i contenitori di alimenti. Il team dell’Università di Padova ha ottenuto i primi risultati in vitro, per poi ricevere una riconferma dai test condotti su 78 persone esposti all’inquinamento da Pfas in misura differente tra loro, che hanno nuovamente mostrato la maggiore tendenza delle piastrine ad aggregarsi. Foresta conclude dunque che i risultati “potrebbero spiegare l'osservazione epidemiologica tra Pfas e patologie cardiovascolari, soprattutto se sussistono altri fattori di rischio noti per queste patologie, come diabete, obesità, fumo e alcol”. 

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