Tumore alla prostata, rischi maggiori per chi ricorre alla fecondazione assistita

Salute e Benessere
Immagine di archivio (Ansa)

È quanto emerge dai risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Stanford su 1,2 milioni di padri svedesi. Le probabilità di sviluppare la neoplasia salgono al 64% per gli uomini che usano la tecnica Icsi 

Dai risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Stanford, pubblicati sulle pagine della rivista specializzata British Medical Journal (BMJ), emerge che gli uomini che ricorrono alla fecondazione assistita hanno un rischio maggiore, fino al 64% in più, di avere un tumore alla prostata. Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno analizzato i dati di 1,2 milioni di padri svedesi, tra cui circa 36.000 avevano concepito grazie alla fecondazione assistita.

La correlazione tra il tumore e la fecondazione assistita

Dall’analisi è emerso che per gli uomini che sono ricorsi alla fecondazione assistita il rischio di sviluppare il tumore alla prostata è maggiore del 33% rispetto a chi ha concepito naturalmente. Il rischio sale al 64% per i padri che hanno usato la tecnica Icsi, che prevede la micro-iniezione di uno spermatozoo nell’ovulo. Il ricorso alla fecondazione assistita rende anche più precoci le neoplasie, aumentando del 51% la probabilità che si sviluppino prima dei 50 anni. Gli autori dello studio precisano che la correlazione non è dovuta all’uso delle tecniche, ma potrebbe dipendere dalle stesse cause dell’infertilità. Arianna Pacchiarotti, responsabile della Procreazione medicalmente assistita dell’ospedale San Filippo Neri della Asl Roma 1, spiega che gli studi condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che le eiaculazioni frequenti sembrano ridurre il cancro della prostata. “L’infertilità di coppia, invece, nella maggior parte dei casi genera nell’uomo disturbi della funzione erettile, calo della libido, eiaculazione precoce. L’uomo va incontro, inoltre, a stress elevato, un fattore che da solo può aumentare il rischio di cancro alla prostata più del doppio”, conclude l’esperta.

Ideato un nuovo test per la diagnosi del tumore alla prostata

Grazie alla collaborazione tra l’Irccs Fondazione Santa Lucia e il Policlinico Umberto I di Roma è stato messo a punto un nuovo test per la rilevazione del tumore alla prostata, che in futuro potrebbe sostituire la biopsia. Il metodo, basato su un semplice prelievo e sviluppato nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità, possiede una precisione superiore rispetto alla tradizionale misura dei livelli del Psa, non sempre affidabile nella diagnosi di questo tipo di cancro.

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