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Morbo di Parkinson, un mix di sostanze nel caffè aiuta a rallentare il declino cerebrale

Salute e Benessere
Foto di archivio (Getty Images)

Alcuni ricercatori statunitensi hanno individuato un composto presente nei grani di caffè che, combinato con la caffeina, aiuta a rallentare il processo di degenerazione delle cellule 

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Il declino cerebrale dovuto al morbo di Parkinson potrebbe essere contrastato dal caffè. Lo sostengono i ricercatori del Robert Wood Johnson Medical School Institute, nel New Jersey, che hanno osservato come la caffeina, combinata insieme a un’altra sostanza presente nei grani da cui si ottiene la bevanda, può rallentare il processo di degenerazione cerebrale a cui sono soggetti i pazienti affetti da Parkinson e da demenza a corpi di Lewy, una sindrome simile all'Alzheimer, ma con un esordio più precoce. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences).

Eht e caffeina proteggono dall’accumulo di proteine patogene

L’azione protettiva della caffeina è nota da tempo agli studiosi, mentre i grani di caffè contengono oltre un migliaio di composti ancora poco conosciuti. L’attenzione dei ricercatori statunitensi si è focalizzata sull’eicosanoil-5-idrossitriptamide (Eht), un acido grasso derivato da un neurotrasmettitore della serotonina, che si trova nel rivestimento dei chicchi. La sostanza, sperimentata nei topi, si è rivelata in grado di proteggere il cervello dall'accumulo anomalo della proteina patogena p-alfa-sinucleina, che si ha appunto nel Parkinson e nella demenza a corpi di Lewy.
Provati insieme, Eht e caffeina hanno mostrato di potenziarsi a vicenda, suggerendo quindi l'idea che possono rallentare o fermare l'avanzare delle due malattie. Le terapie odierne permettono di agire solo sui sintomi, ma non proteggono dal declino cerebrale. Saranno necessari ulteriori test per stabilire la quantità esatta dei due composti da somministrare ai pazienti.

Vitamina B3 alleata contro il Parkinson

Un altro recente studio ha individuato nella vitamina B3 un alleato contro il decorso cerebrale dovuto al morbo di Parkinson. Coordinata da Michela Deleidi, la ricerca ha mostrato che i neuroni dei pazienti affetti dalla malattia hanno difetti a carico delle 'centraline elettriche' - i mitocondri - organelli cellulari che servono a fornire energia alle cellule stesse. Alimentandoli con la vitamina B3, la ricercatrice ha osservato che questa riesce a crearne di nuovi e sani, rallentando così il decorso della patologia.