Allarme Klebsiella, di che batterio si tratta e come si cura

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Foto: Archivio Getty
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Il Centro europeo controllo malattie (Ecdc) ha confermato numerosi casi in un ospedale di Gran Canaria. Si tratta di un agente già presente nell’organismo ma che nella forma patogena Pneumoniae può causare infezioni gravi poiché resistente agli antibiotici

I casi di Klebsiella pneumoniae che sono stati accertati su alcuni turisti scandinavi in vacanza alle Canarie (e su alcuni bambini in Messico) stanno allarmando l’Unione Europea che teme un’epidemia di questo batterio il cui nome deriva dal patologo tedesco Edwin Klebs: uno studioso famoso per aver scoperto, tra le diverse ricerche effettuate nel campo delle malattie infettive, il Corynebacterium diphtheriae, ovvero il batterio che causa la difterite. Per quanto riguarda la Klebsiella, si tratta di un batterio a forma di asta non mobile appartenente alla famiglia degli Enterobacteriaceae, che contribuisce alla flora naturale di esseri umani ma anche negli animali. Tuttavia, come conferma l’Istituto superiore di sanità, quando questi batteri si trovano all’esterno delle mucose respiratorie o fuori dall’intestino possono diventare patogeni ma, essendo dotati di capsula polisaccaridica che fornisce loro una forte resistenza alle difese dell’organismo che infettano, rischiano di causare disturbi seri, anche letali. Il batterio può essere trasmesso mediante contatto della pelle con superfici contaminate, attraverso le feci, per via aerea e, in alcuni casi, per via sessuale o da madre a figlio.

Malattie causate dal batterio

Nel momento in cui il batterio diventa patogeno, può essere presente nel tratto respiratorio, intestinale e urogenitale. In particolare, le malattie causate da Klebsiella includono polmonite (malattia infiammatoria dei polmoni), infezioni del tratto urinario, spondilite anchilosante (artrite infiammatoria degenerativa), setticemia (infezione dell’intero corpo). Nella maggior parte dei casi, le infezioni da Klesbsiella colpiscono le persone con sistema immunitario particolarmente debole ed è per questo motivo che è spesso viene contratto all’interno degli ospedali, come nel caso di Gran Canaria e in Messico. Le più comuni specie di Klebsiella associate a malattie che colpiscono l’uomo sono la Klebsiella pneumoniae e la Klebsiella oxytoca.

Klebsiella pneumoniae

La Klebsiella pneumoniae è la principale infezione causata da questo batterio e può portare a numerose complicazioni. Solitamente nei confronti di persone già indebolite da patologie croniche, il che causa la sottovalutazione dei sintomi che passano in secondo piano sopraffatti da quelli della malattia in corso. Fra le patologie che derivano dall’infezione ci sono la polmonite (con le sintomatiche classiche quali febbre, dolore toracico, brividi, difficoltà di respirazione) la bronchite (con sintomi simili alla polmonite ma meno gravi) e infezioni alle vie urinarie (che causano sintomi bruciori, stimolo alla minzione frequente, urine scure e dense spesso con presenza di sangue e dolore al basso ventre). Il sintomo più caratteristico dell’infezione batterica da Klebsiella pneumoniae è l’emottisi, ovvero la tosse con sangue.

Klebsiella oxytoca

Quando si parla di Klebsiella oxytoca ci si riferisce ad un batterio che spesso si sviluppa nelle unità di terapia intensiva o nelle case di cura. È strettamente legato alla polmonite Klebsiella e si caratterizza per la facilità con cui su diffonde sulle mani, specie in ambienti ospedalieri. Tra i soggetti maggiormente a rischio ci sono quelli affetti da diabete, alcolismo, malattie croniche, broncopolmonari, pazienti che hanno avuto un trapianto di organi o di cellule staminali o di chirurgia generale. Ulteriori rischi di contagio potrebbero essere rappresentati da tubi di alimentazione o di cateteri che consentono ai batteri di entrare nel corpo e di eludere i suoi meccanismi di difesa. La Klebsiella oxytoca può causare infezioni delle vie urinarie che possono a loro volta diffondersi ai reni portando ad un’insufficienza renale. Una malattia sistemica che può essere causata è la "batteremia": i batteri si diffondono nel sangue raggiungendo tutto il corpo diventando causa potenziale di choc settico.

Come si cura

Secondo quanto suggerito dall’Humanitas, "Il trattamento più adatto in caso di infezione da Klebsiella dipende dagli organi coinvolti. In genere all’inizio si procede empiricamente tentando la strada del trattamento con antibiotici, ad esempio con cefalosporine di terza generazione, carbapenemi, aminoglicosidi o chinoloni, a volte consigliati in combinazioni. A volte anche ceftazidima, cefepime, levofloxacina, norfloxacina, moxifloxacina, meropenem, ertapenem e le combinazioni ampicillina/sulbactam, piperacillina/tazobactam e ticarcillina/acido clavulanico risultano efficaci". Tuttavia, le Klebsielle sono spesso resistenti a più antibiotici. Diventano dunque fondamentali la prevenzione, la sorveglianza continua e la stretta osservanza dei protocolli assistenziali quali isolamento dei pazienti colonizzati o infetti e il rispetto di norme igieniche scrupolose.

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