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Dipendenza da videogiochi, per l'Oms è malattia mentale

Salute e Benessere
Foto d'archivio: Getty Images

Si chiama "gaming disorder" e, secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità, consiste in "una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita"

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L'Oms ha riconosciuto ufficialmente la dipendenza da videogiochi come una patologia. Il "gaming disorder" è stato inserito nel capitolo sulle patologie mentali dell'International Classification of Diseases (ICD), l'elenco ufficiale delle malattie il cui aggiornamento è stato appena pubblicato. Secondo il nuovo elenco, che contiene oltre 55mila diverse malattie, la dipendenza da gioco digitale consiste in "una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita". L'auspicio dell'Oms è che questo riconoscimento possa favorire il ricorso a opportune terapie, arrivando a includere il "gaming disorder" nelle polizze assicurative sanitarie. 

Il "gaming disorder"

La dipendenza da videogioco, che può manifestarsi sia online sia offline, è caratterizzata da una compromissione del controllo sui giochi, dalla crescente priorità data al videogioco rispetto ad altri interessi e attività quotidiane e da una escalation negativa malgrado conseguenze già manifeste. Questo modello comportamentale, secondo l'Oms, "è di gravità sufficiente a causare una compromissione significativa in ambito personale, familiare, sociale, educativo, professionale o di altro tipo". Per individuare e diagnosticare questo disturbo occorrerebbe un periodo di osservazione di almeno 12 mesi. Il periodo di tempo può essere inferiore nel caso in cui i requisiti diagnostici vengano soddisfatti e i sintomi siano gravi. "I videogiochi - sottolinea Cherubino Di Lorenzo, neurologo presso il Centro cefalee dell'Istituto neurotraumatologico italiano (Ini) - stimolano i circuiti del cosiddetto reward, cioè della ricompensa. In buona sostanza, i ragazzini facendo questi giochi monotoni e ripetitivi, spesso con musiche ipnotiche e stimolazioni luminose intermittenti, riescono ad alienarsi e a ottenere delle micro-ricompense che instaurano la dipendenza". Con un meccanismo simile, secondo il neurologo, si genererebbe frustrazione nel momento in cui non si riesce a ottenere la vittoria.

I sintomi della dipendenza

I sintomi della dipendenza sarebbero molteplici. In primo luogo, si possono generare stati d'ansia e depressione reattiva. Ci sono, poi, anche problemi organici in quanto spesso, i giovani ragazzi affetti da questa dipendenza non mangiano, non bevono e non dormono per giocare. "Sicuramente - spiega Di Lorenzo - possono esserci anche delle complicanze neurologiche, famosi sono stati in passato i casi di crisi epilettiche indotte dalla stimolazione luminosa e dalla deprivazione di sonno a cui questi soggetti erano esposti". Anche la cefalea è piuttosto frequente, "sia come complicanza dello stato emotivo che come meccanismo organico per un problema legato all'esposizione protratta al gioco". La decisione dell'Oms, oltre a porre maggiore attenzione sulla dipendenza da videogiochi, potrebbe influenzare anche chi li produce spingendoli a pensare alle conseguenze che questi potrebbero avere sui minori.

La replica dell'associazione di categoria

L'Aesvi, l'associazione italiana di categoria dell'industria dei videogiochi che rappresenta i produttori di console, gli editori e gli sviluppatori, replica: videogiochi "vengono usati in modo sicuro e responsabile da più di 2 miliardi di persone a livello mondiale e il loro valore educativo, terapeutico e ricreativo è ben documentato e ampiamente riconosciuto", spiega Thalita Malagò, direttore generale Aesvi. Le prove a favore dell'inclusione della dipendenza da videogiochi nell'ultima versione della classificazione ICD-11 dell'Oms, aggiunge, "restano molto contestate e non conclusive".