Alle Molinette di Torino un trapianto di rene senza anestesia generale

Salute e Benessere

Il paziente sottoposto da sveglio ad un intervento di cinque ore è affetto da sindrome di Prune-Belly, una patologia cronica renale. L'operazione è perfettamente riuscita

Un uomo di 40 anni è stato sottoposto all'ospedale Le Molinette di Torino ad un trapianto di rene senza anestesia generale. L'intervento, perfettamente riuscito, è durato cinque ore. Il paziente, affetto da sindrome di Prune-Belly, una malattia cronica renale, è rimasto sveglio durante tutta l'operazione poiché l'insufficienza respiratoria di cui soffriva ha reso impossibile l'anestesia generale. La tecnica di intervento sull'uomo è stata perfezionata dal dottor Fabio Gobbi, dell'equipe diretta dal dottor Pier Paolo Donadio.

La sindrome di Prune-Belly

La Sindrome Prune-Belly (PBS) è una malattia congenita rara caratterizzata principalmente dall'assenza dei muscoli addominali e da anomalie delle vie urinarie. L'incidenza di questa patologia, che riguarda in particolare il sesso maschile (97%), è stimata da uno ogni 35 mila a 1 ogni 50 mila nati vivi. L'origine di questa sindrome è ancora dibattuta, ma sembra attribuibile ad una mutazione genetica.

Impossibile l'anestesia generale

Considerando il quadro addominale e urologico piuttosto complessi che presenta la sindrome di Prune-Belly, la valutazione della fattibilità di un trapianto rappresenta un passaggio piuttosto delicato. A complicare ulteriormente l'intervento chirurgico c'è stata l'insufficienza respiratoria di cui soffriva il paziente. L'unica possibilità rimasta, quindi, era quella di ricorrere ad una anestesia combinata peridurale e spinale, a paziente sveglio. L'intervento, effettuato dal dottor Omidreza Sedigh (Urologia universitaria diretta dal professor Paolo Gontero) e dai dottori Aldo Verri e Caterina Tallia (Chirugia vascolare ospedaliera diretta dal dottor Maurizio Merlo), è comunque perfettamente riuscito. Al momento il paziente è degente presso il reparto di Nefrologia universitaria del professor Luigi Biancone.

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