Prodotti bio, ok da Parlamento Ue a nuove regole. L'Italia vota contro

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Le nuove disposizioni europee regolamentano produzione e vendita del settore, ma la delegazione italiana parla di "occasione persa". Chiedeva norme più stringenti su importazioni da Paesi terzi e contaminazione accidentale da pesticidi non autorizzati

Il Parlamento europeo ha approvato con 466 voti a favore le nuove regole sull'agricoltura biologica. Le norme prevedono controlli e limiti più stringenti per il settore, ma meno rigidi rispetto a quelli già previsti nel nostro Paese. Per questo motivo gli europarlamentari italiani hanno votato compatti contro il provvedimento, frutto di un compromesso tra le istituzioni europee raggiunto nell'estate 2017 e che entrerà in vigore nel 2021. Le delegazioni italiane chiedevano norme più restrittive di quelle adottate, in particolare sulla soglia di contaminazione accidentale da pesticidi non autorizzati e sulle deroghe concesse all'importazione di prodotti bio da Paesi terzi.

Quando un prodotto è "bio"

Le regole si riferiscono a pratiche agricole e di acquacoltura, lavorazione ed etichettatura di prodotti alimentari, procedure di certificazione per gli imprenditori agricoli e importazione di prodotti biologici che provengono da Paesi non appartenenti all'Ue. Chi ottiene la certificazione "bio" non può usare pesticidi, fertilizzanti chimici e antibiotici. Esclusi anche gli organismi geneticamente modificati, mentre si incoraggia la rotazione delle colture. Il logo è obbligatorio per gli alimenti preconfezionati. Nel caso di prodotti alimentari lavorati il logo bio indica che almeno il 95% degli ingredienti che provengono dall'agricoltura è biologico.

Controlli più severi

Le norme approvate introducono controlli da svolgere almeno una volta all'anno per tutti gli operatori coinvolti nella catena di produzione: agricoltori, allevatori, responsabili della lavorazione, commercianti, importatori. La frequenza si riduce a una volta ogni due anni quando non viene riscontrata alcuna infrazione per tre anni consecutivi.

Le importazioni

Le nuove regole sono indirizzate a "una concorrenza più equa": le imprese bio dei Paesi extra Ue che intendono commercializzare i propri prodotti nell'Unione devono rispettare le stesse regole dei produttori europei. Oggi infatti devono attenersi a regole simili ma non identiche. Un principio cui però sono applicate alcune deroghe in presenza di accordi bilaterali. È questo uno dei punti che ha portato gli europarlamentari italiani a votare contro.

La contaminazione accidentale

Un'altra novità riguarda la contaminazione con i pesticidi: gli agricoltori devono adottare tutte le misure necessarie per evitare la contaminazione "accidentale" con sostanze non autorizzate usate in colture vicine. Tuttavia (e questo è l'altro punto che scontenta l'Italia) un prodotto perde il suo status di biologico solo se la contaminazione è fraudolenta o dettata da negligenza. Se è fortuita l'Ue non pone soglie massime di sostanze non consentite, oltre le quali un prodotto cessa di essere biologico. Gli stati membri che hanno fissato questi paletti (come l'Italia) possono continuare ad applicarle, ma hanno l'obbligo di far entrare nel proprio mercato altri alimenti biologici provenienti dagli stati membri dell’Ue.

Il voto dell'Italia

Le delegazioni italiane chiedevano norme più restrittive, con meno deroghe in caso di accordi bilaterali e soglie massime anche in caso di contaminazione fortuita. "L'accordo sul nuovo regolamento europeo per il biologico - ha affermato il vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro - è stata un'occasione persa". La sfida però "resta aperta", perché la Commissione europea valuterà le regole relative all'anti-contaminazione entro il 2025.

La protesta di Coldiretti

Per Coldiretti il regolamento dà "il via libera nel mercato europeo a prodotti certificati come biologici ma contaminati da prodotti chimici fitosanitari". "L'Ue - sottolinea la Coldiretti - concede agli Stati la possibilità di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da Ogm con un grave danno di immagine per il settore del bio soprattutto nei Paesi, come l'Italia, nei quali gli standard di produzione sono molto elevati". In questo quadro "è necessario - chiede la Coldiretti - accellerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane" per consentire scelte di acquisto più consapevoli.

Il biologico in Italia

Secondo un'indagine Coldiretti-Ixè, nel 2017 sei italiani su dieci hanno acquistato prodotti biologici. L'associazione afferma anche che l'Italia detiene la leadership nel numero di imprese del settore, con 72.154 operatori e 1.796.363 ettari, in aumento del 20% su base annua. La crescita della domanda - sottolinea Coldiretti - ha spinto l'aumento delle produzioni. Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite (+23,8%) e olivo (+23,7%) mentre a livello territoriale la maggiore estensione delle superfici è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari. "Il fatturato realizzato dal settore al consumo - conclude Coldiretti - supera i 2,5 miliardi di euro".

Quanto vale il bio in Europa

Il mercato biologico dell'Ue vale circa 30,7 miliardi di euro all'anno e mostra tassi di crescita elevati. I terreni agricoli dedicati alla produzione biologica rappresentano ancora solo il 7% di quelli coltivabili, una quota che per l'Italia sale al 14%. Senza una produzione sufficiente, la domanda viene soddisfatta con l'aumento delle importazioni, che con le nuove regole trovano un inquadramento normativo più preciso.

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