Trapianto degli organi: ecco come funziona. SCHEDA

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Un intervento chirurgico che consiste nella sostituzione di un organo malato con uno sano: ecco come viene scelto il donatore, quali competenze spettano alle diverse strutture coinvolte e quali sono i numeri di questa procedura in Italia. INFOGRAFICA

Dopo la vicenda che riguarda un uomo di 61 anni deceduto a Roma dopo aver ricevuto un trapianto di cuore da un donatore morto a Milano per complicanze cerebrali in seguito a un attacco cardiaco, ecco una scheda che spiega come funziona il trapianto di organi in Italia. 

Cos’è

Come si legge sul sito del Ministero della Salute, il trapianto di organi è un intervento chirurgico che consiste nella sostituzione di un organo malato e quindi non più funzionante, con uno sano dello stesso tipo proveniente da un altro individuo che viene chiamato donatore. Il donatore deve avere in comune, con il ricevente, il gruppo sanguigno e le dimensioni dell'organo. Vengono normalmente trapiantati i reni, il cuore, il fegato, i polmoni, il pancreas e l’intestino. Di questi il trapianto di cuore, fegato e polmone costituiscono degli interventi salvavita, mentre il trapianto di rene rappresenta una valida alternativa terapeutica per malati che altrimenti dovrebbero sottoporsi a dialisi, una cura efficace ma molto vincolante per la quale ogni paziente deve sottoporsi a diverse sedute settimanali di 3-4 ore ciascuna.

Il donatore

Per la maggior parte degli organi e per i trapianti multiorgano - due o più organi - il prelievo avviene da donatore non-vivente, nel caso invece di trapianto di un rene o di una parte del fegato il donatore può essere vivente (si può infatti continuare a vivere con un rene solo e con un fegato non completo perché in grado di rigenerarsi da solo). Nel caso in cui il donatore sia deceduto e abbia espresso in vita la volontà (per iscritto o ai famigliari) di donare gli organi dopo la morte (o se non si è espresso ma i famigliari non si oppongono) il prelievo degli organi sarà possibile solo dopo l’accertamento di morte e in tempi brevi, in modo da assicurare la funzionalità degli organi da trapiantare. Spesso il trapianto risulta essere l’unica terapia in grado di consentire al malato di continuare a vivere.

Il sistema dei trapianti

Il trapianto di organi è una prestazione che rientra nei livelli essenziali di assistenza: è cioè una prestazione garantita dal sistema sanitario nazionale, ed è quindi gratuita e uniforme su tutto il territorio italiano. Il sistema si sviluppa su tre livelli: uno nazionale (con il Centro nazionale trapianti), uno inter-regionale (che coordina più regioni) e regionale, e infine uno locale (che corrisponde alle Asl e ai singoli centri trapianto, che di norma coincidono con il singolo ospedale).

Le competenze dei tre livelli

Il centro nazionale ha diversi compiti: cura le liste d'attesa delle persone che necessitano un organo, ha un ruolo di coordinamento e controllo sui singoli centri trapianto, e soprattutto mette a punto i protocolli per l'assegnazione degli organi da trapiantare. A livello regionale e inter-regionale, invece, si svolge tutto il coordinamento delle attività di prelievo degli organi: si svolgono ad esempio i test immunologici necessari al trapianto, si raccolgono le caratteristiche cliniche del donatore, si assegna l'organo ritenuto idoneo al potenziale ricevente e infine si coordina il trasporto dello stesso organo e delle equipe chirurgiche che effettueranno le operazioni di prelievo e il trapianto. Ogni singolo centro trapianti si occupa infine di valutare l'idoneità clinica del paziente e la sua iscrizione nelle liste d'attesa, sulla base delle indicazioni nazionali stilate per ogni singolo organo trapiantabile.

I controlli sul donatore

"Il donatore di organi - spiega il Nord Italia Transplant program, il centro di coordinamento del Nord Italia - viene sottoposto a un accurato processo di valutazione che si basa sulla raccolta dell'anamnesi, dell'esame clinico, degli esami di laboratorio e di un'attenta ispezione degli organi al prelievo. Oggi il miglioramento dei metodi utilizzati e la valutazione clinica del donatore consentono un altissimo grado di sicurezza del trapianto, nonostante il tempo a disposizione sia solitamente limitato a poche ore. Tuttavia la sicurezza non può essere assoluta". Può, infatti, accadere ad esempio che un donatore abbia una malattia virale, non documentabile anche con i più sofisticati test; la potenzialità di trasmettere una patologia con un trapianto, però, "è un'evenienza remota, proprio per l'accuratezza con la quale vengono valutati i donatori".

I dati sui trapianti in Italia

In generale, l'Italia viene considerata un'eccellenza nel settore dei trapianti. Negli ultimi anni donazioni e trapianti sono aumentati, anche quelli che riguardano il cuore. Secondo il Centro nazionale trapianti, nel 2016, sono stati effettuati 266 trapianti di cuore (nel 2015 sono stati 246). Al primo posto per numero di interventi eseguiti c'è Padova (39), seguita da Milano Niguarda e Bologna. Il San Camillo di Roma figura al settimo posto con 16 interventi eseguiti. In generale, i dati registrano anche che nel 2016 il totale dei trapianti è stato di 3.694 (rispetto ai 3.327 del 2015). 

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