Diabete e obesità: le conseguenze dell'urbanizzazione sulla salute
Salute e Benessere
Entro il 2030 quasi 1,5 miliardi di persone si trasferiranno dalla campagna alla città. Ecco con quali effetti secondo l'ultimo studio della rivista “Health policy in non communicable diseases”
Entro il 2030 una migrazione di massa porterà 1,47 miliardi di persone dalle campagne alle città. E, di conseguenza, causerà anche un incremento di patologie quali diabete e obesità. Questo il quadro raffigurato nell'ultimo numero della rivista “Health policy in non communicable diseases”, presentato l'11 aprile a Roma, dal titolo “Healthy Cities - I determinanti della salute in città”.
L'attrazione delle città
Secondo la ricerca, la fuga verso la città diventerà nel futuro una vera e propria tendenza volta a inseguire lavoro, benessere e una qualità della vita ritenuta migliore. Tuttavia proprio un urbanizzazione senza controllo potrebbe causare - viceversa - un abbassamento della qualità della vita. Nei prossimi anni, dice lo studio,- le aree urbane si espanderanno di circa 1,5 milioni di chilometri quadrati, un'estensione pari all'incirca alla superficie della Mongolia, per accogliere 1,47 miliardi di persone neo-inurbate. Non si tratta di un processo nuovo ma di una tendenza che trova le sue radici almeno nell'anno Mille, quando sulla Terra vivevano appena 310 milioni di persone. Nel 1750 il primo raddoppio con 800 milioni di abitanti con la prima Rivoluzione industriale e l'espansione dei commerci mondiali; fino ad arrivare ai 1,65 miliardi del 1900 e ai 4 miliardi del 1975. Le cifre future sono quelle del rapporto World population prospects delle Nazioni Unite, rivisto nel 2015, secondo il quale gli attuali 7,3 miliardi di cittadini del mondo, diventeranno 8,5 entro il 2030, 9,7nel 2050 e 11,2 miliardi nel 2100.
Il rapporto tra popolazione e salute
Questi numeri hanno portato i ricercatori a studiare i possibili effetti sulla salute del fenomeno. “All'inurbamento è indissolubilmente legato, purtroppo, l'aumento delle malattie croniche non trasmissibili come diabete e obesità, proprio per via del cambiamento degli stili di vita alimentari e di movimento” ha spiegato Andrea Lenzi, presidente del Comitato di biosicurezza, biotecnologie e scienze della vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e presidente dell'Health city institute. Stando ai dati, si contano oggi nel mondo ben 415 milioni di persone affette da diabete, due terzi delle quali vivono nelle città. Le stime dell'International diabetes federation (Idf) prospettano un aumento del 50% sino a 642 milioni tra 25 anni, contando che solo negli ultimi 40 anni l'obesità è cresciuta del 600% passando dai 105 milioni di obesi del 1975 ai 640 milioni di oggi. E poi c'è il fattore del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale: solamente la percentuale di persone sopra i 65 anni potrebbe raddoppiare dall'8 al 16% da qui al 2050. Osservando questi dati, gli esperti sono convinti che la sicurezza futura passi dalle scelte delle amministrazioni cittadine nel garantire la qualità dell'aria, la buona alimentazione e il trasporto, oltre al tema più generale del miglioramento della salute globale.
Il programma Ccd
Fra i ricercatori c'è invece chi già si sta muovendo nel tentativo di promuovere iniziative rivolte alla salvaguardia della salute. Il programma Cities changhing diabetes, realizzato in partnership tra l'University College di Londra e il danese Steno diabetes center, con il contributo dell'azienda farmaceutica Novo nordisk, si pone l'obiettivo di studiare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative di tutela sanitaria e prevenzione delle malattie. Un programma, questo, al quale hanno già aderito Città del Messico, Copenaghen, Houston, Shanghai, Tianjin, Vancouver, Johannesburg e Roma. Città in cui sono già in atto delle ricerche per individuare le politiche di prevenzione più adatte contro queste malattie.