Rischio malattie neurodegenerative con drastico calo di colesterolo

Salute e Benessere
Dopo l'allarme sugli eccessi, anche una carenza di colesterolo potrebbe essere dannosa (Getty Images)
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Uno studio dell'Università di Milano ha individuato una relazione tra alcuni meccanismi cellulari e l'accumulo di neuroserpina. Una novità per la ricerca sulle malattie neurodegenerative, come Alzheimer

Troppo colesterolo fa male. Ma anche livelli bassi sarebbero associati ad alcuni rischi. Secondo una ricerca dell’Università di Milano, guidata da Caterina La Porta e pubblicata dalla rivista Scientific Reports, “una prolungata diminuzione del contenuto in colesterolo delle membrane cellulari” sarebbe collegata alla demenza. Più precisamente, afferma lo studio, la carenza può provocare un accumulo anomalo di proteine, che a sua volta può favorire l'insorgenza di malattie neurodegenerative.

 

Dalla Fenib all' Alzheimer - La proteina in questione è la neuroserpina, coinvolta nello sviluppo del cervello e nella protezione dei neuroni. Una mutazione genetica provoca un accumulo anomalo della neuroserpina, e porta alla Fenib (Familial Encephalopathy with Neuroserpin Inclusion Bodies), rara malattia ereditaria caratterizzata da demenza ed epilessia. Lo studio italiano ha osservato in laboratorio lo stesso effetto senza però alcuna mutazione genetica. Una novità che, secondo i ricercatori, scopre “un nuovo meccanismo che potrebbe rivelarsi rilevante anche per altri disturbi neurodegenerativi associati all'aggregazione di proteine”, come ad esempio Alzheimer e Parkinson. Lo studio si è infatti concentrato sulla neuroserpina, ma non è escluso che gli stessi effetti possano riguardare anche altre proteine.

 

Il ruolo del colesterolo – Se un eccesso di colesterolo è legato a disturbi cardiovascolari, una carenza influirebbe sulle caratteristiche delle membrane cellulari. Uno degli effetti riguarderebbe le vescicole, piccole sacche deputate al trasportare di diverse sostanze (proteine incluse) all'interno delle cellule. I ricercatori, attraverso l'adozione di un modello matematico, hanno confermato che proprio i cambiamenti di questo trasporto sono alla base di un accumulo fuori norma di neuroserpina. Le anomalie sarebbero quindi figlie di fattori ambientali e non solo (come pensato fino a ora) genetici.

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