Il ministro Sangiuliano: "Dante fondatore del pensiero di destra". Scoppia la polemica

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La frase del ministro della Cultura, pronunciata durante un intervento organizzato da Fratelli d’Italia, ha scatenato numerose reazioni da più parti. Bonelli: “Fa riferimenti culturali sbagliati”. Manzi (Pd): "Non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali". Orrico (M5S): "Una colossale sciocchezza"

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"Il fondatore del pensiero di destra in Italia è stato Dante Alighieri. La destra ha cultura, deve solo affermarla". È con queste parole che il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha fatto scoppiare la polemica. Nel corso del suo intervento all'evento "Pronti, candidati al via", organizzato da Fratelli d'Italia a Milano, in vista delle prossime elezioni regionali, Sangiuliano ha aggiunto: "Quella visione dell'umano della persona la troviamo in Dante, ma anche la sua costruzione politica credo siano profondamente di destra. Ma io ritengo che non non dobbiamo sostituire l'egemonia culturale della sinistra , quella gramsciana, a un'altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica". Dal deputato dei Verdi Angelo Bonelli al leader di Azione Carlo Calenda, sono state numerose le reazioni all'affermazione.

Bonelli: "Fa riferimenti culturali sbagliati"

A entrare nel merito della questione è stato il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che in una nota ha scritto: "Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo Poeta come 'il fondatore del pensiero di destra in Italia'. Basterebbe il fatto che Dante stava con i guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua. Per questo il ministro della Cultura fa riferimenti culturali sbagliati, perché dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all'esilio proprio perché militava nei guelfi Bianchi e voleva uno stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicó la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell'uomo, temi che non sono propri della destra di Giorgia Meloni. Quindi consigliamo al ministro di lasciare perdere Dante, perché i riferimenti culturali della destra oggi sono Trump e Bolsonaro".

Italian Prime Minister and President of the 'Brothers of Italy' (Fratelli d Italia / FdI) party, Giorgia Meloni, attends the party's tenth anniversary event at del Popolo s square in Rome, Italy, 17 December 2022.
ANSA/FABIO FRUSTACI

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Da Calenda a Manzi, le reazioni dei politici

"Il Ministro Sangiuliano lasci stare almeno Dante. Capiamo che è un'ottima fonte di pubblicità e che al Ministro piace pronunciare parole in libertà, ma non scomodiamo il padre della lingua italiana per analisi risibili e caricaturali. Invece di pensare a governare, all'inflazione che si mangia gli stipendi, alla benzina che rincara, si impossessano - senza timore di sembrare ridicoli - anche di Dante. Se non fosse un momento drammatico per il Paese ci sarebbe da ridere. Le parole improbabili del Ministro Sangiuliano indicano chiaramente la qualità dell'esecutivo Meloni: tante chiacchiere e zero fatti", è il commento di Irene Manzi, capogruppo Pd in commissione cultura. Su Twitter, invece, Carlo Calenda ha scritto un chiaro "Ma si può?", allegando la dichiarazione del ministro della Cultura Sangiuliano su Dante. "Se il ministro Sangiuliano deve andare a scomodare Dante per trovare un riferimento culturale alla destra, il ministro della cultura ha qualche problema con la storia e la Meloni ha qualche problema con la scelta dei ministri", ha scritto Raffaella Paita, Presidente del Gruppo Azione-Italia Viva in Senato. Dal Partito Comunista è arrivata la reazione di Giovanni Barbera: "La confusione deve regnare sovrana nella destra italiana se il ministro Sangiuliano arriva addirittura ad arruolare tra i fondatori del pensiero di destra italiano anche il povero Dante che si rivolterà nella tomba. Verrebbe da commentare ironicamente con la seguente frase: 'Fatti non foste a dir corbellerie!!!', se tutto ciò non fosse anche molto triste, visto che l'inaudita perla di saggezza proviene dal ministro della Cultura". "Un ministro della cultura - ha invece detto la capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera Anna Laura Orrico - che colloca una figura come quella di Dante Alighieri a destra si qualifica da solo. La sua più che una provocazione è una colossale sciocchezza, davanti alla quale lo stesso Dante avrebbe suggerito non ragioniam di lui, ma guarda e passa". Anche la Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno ha commentato con ironia: "L'unica cosa certa è che Dante metterebbe questo governo nel girone degli ignavi. Il nostro patrimonio culturale, artistico e letterario non è di destra o di sinistra: è dell'Italia".

 

Il direttore del TG2 Rai, Gennaro Sangiuliano. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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In serata è arrivata la difesa delle parole del ministro da parte del presidente della Commissione Cultura della Camera, il deputato Fdi Federico Mollicone: "Dante è padre della lingua italiana e della patria, concetti che tutt'ora alla sinistra fanno venire il voltastomaco. Quanto detto dal ministro Sangiuliano - che sicuramente non ha bisogno di difese - è stata come spiegato da lui stesso un'iperbole. Dante è un simbolo che appartiene a tutti, come è ovvio che sia"

Pupi Avati: "Uscita anacronistica"

Il regista Pupi Avati, che si è documentato per mesi per il suo film su Dante, interpellato dall'Ansa sulle dichiarazioni del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha osservato che "sia detto senza alcuna polemica ma l'uscita è un po' pretestuosa. Nel senso che il valore di Dante, il motivo per il quale è sopravvissuto fino a oggi e oltre oggi è la sua dismisura poetica, immensa, misteriosa, non certo la sua posizione politica" e ha giudicato l'uscita "anacronistica, visto che parliamo di 700 anni fa e di un contesto completamente diverso. Non la sua posizione politica nè la sua omniscienza lo ha reso immortale, considerato il tempo medioevale, e neppure l'uso del volgare, ma semmai il volgare applicato ad una opera poetica cosi vasta". "Se penso a Dante - ha aggiunto- e all'ideologia non mi verrebbe mai in mente la destra ma diciamo a onore del vero che la visione delle cose del mondo di Dante è totalmente inapplicabile all' oggi, con un mondo davvero diverso. E anche Benedetto Croce la pensava così. Ripeto, senza polemica con il ministro che stimo, ma il valore di Dante è la sua dismisura poetica".

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