Storia referendum elettorali, dal trionfo di Segni al flop per la modifica del Porcellum

Politica

Il 9 giugno 1991, affluenza oltre il 62,5% col 95,6% degli italiani alle urne che dicono sì alla riduzione delle preferenze da tre a una nel voto della Camera dei deputati. Anche la consultazione del 1993 premia i promotori. Niente quorum invece nel 1999, 2000 e 2009

Dal sì alla consultazione per la riduzione delle preferenze del 1991 al no alla modifica della legge Calderoli, conosciuta anche come Porcellum. I referendum abrogativi in Italia nella storia sono una settantina, ma solo una minoranza riguardano la legge elettorale. Negli ultimi 30 anni sono stati sei i tentativi di cambiare il sistema elettorale via referendum, l'ultimo dei quali respinto sul nascere dalla Corte Costituzionale.

Il referendum del 9 giugno 1991: trionfo di Segni

Il primo referendum sul sistema di voto è del 9 giugno del 1991. Gli italiani vengono chiamati a dire se vogliono ridurre le preferenze da tre a una nel voto per la Camera dei deputati. Il risultato è storico: l'affluenza è di oltre il 62% e i sì raggiungono il 95,6%. Dati mai registrati da nessun tipo di quesito referendario. L'allora capo dello Stato Francesco Cossiga si congratula personalmente con il presidente del Comitato promotore del referendum Mario Segni.

Il referendum del 18 aprile 1993: viatico per il Mattarellum

Sono otto i quesiti proposti agli italiani il 18 aprile 1993. Uno di questi, promosso dai Radicali e ancora da Mario Segni, riguarda l'abrogazione di parti della legge elettorale per il Senato per introdurre il sistema maggioritario. L'affluenza è del 77%, vincono i sì con l'82,7%. Un esito che poi porterà il Parlamento a scegliere un sistema come il Mattarellum.

Il referendum del 18 aprile 1999: niente quorum

Il 18 aprile 1999 non viene raggiunto il quorum, quando agli italiani nel quesito promosso da Segni e da Antonio Di Pietro viene chiesto se eliminare la quota proporzionale prevista nel sistema elettorale o meglio se cancellare il voto di lista per l'elezione del 25% dei deputati. Il sì raggiunge il 91,5%, ma i votanti si fermano al 49,6% e non bastano per l'approvazione.

Il referendum del 22 maggio 2000: solo il 32,5% alle urne

Sette i quesiti sui quali gli italiani vengono chiamati a esprimersi il 22 con il referendum del 22 maggio 2000. Ma anche stavolta non viene raggiunto il quorum. Alle urne si presenta soltanto il 32,5% per gli italiani e falliscono, fra i sette quesiti, quello sull'eliminazione dei rimborsi elettorali e quello sull'abolizione della quota proporzionale, entrambi promossi dai Radicali.

Il referendum del 21 giugno 2009: affluenza al minimo storico

Il 21 e il 22 giugno 2009 tre quesiti, promossi da Mario Segni e Giovanni Guzzetta, provano a modificare il Porcellum, la legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza e liste bloccate formulata da Roberto Calderoli nel 2005, da ministro per le Riforme. Ma l'affluenza alle urne tocca il minimo mai raggiunto nella storia della Repubblica, appena il 23,4%. 

I referendum bocciati dalla Consulta nel 2012 e nel 2020

Il 12 gennaio 2012 fallisce anche l'ultimo tentativo di modificare il Porcellum via referendum, con la Consulta che boccia entrambi i quesiti per l'abrogazione (parziale e completa) della legge Calderoli. Così come il 16 gennaio 2020, la Corte costituzionale ritiene "inammissibile" il referendum proposto dalla Lega per un ritorno al sistema maggioritario.

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