Meloni e il caos alla Casa Bianca

Possiamo essere tutti abbastanza d’accordo sul fatto che Donald Trump è un personaggio caotico. Gli esperti di giochi di ruolo capiscono al volo quello che intendo. In quei giochi si muovono diversi personaggi, ognuno con un carattere di fondo. Uno di questi caratteri è appunto il “caotico”. Quello che con il suo agire o la sua semplice presenza aumenta il caos, cioè in ultima analisi l’imprevedibilità delle situazioni e della loro evoluzione. In questo senso Trump è certamente un personaggio caotico. Dal suo insediamento ha introdotto enorme incertezza. Prima in pressoché tutte le questioni geopolitiche globali. E poi anche in quelle economiche. Introdurre incertezza non è necessariamente un fatto negativo. Il caos creativo e positivo esiste, eccome. Può essere l’approdo finale delle mosse del Presidente. Nessuno è in grado di dirlo. Al momento, però, il caos non pare né creativo, né positivo. A crescere sono, piuttosto, gli effetti collaterali non previsti, nemmeno dal caotico personaggio. Il principale, al momento, sembra essere il possibile riavvicinamento degli interessi e quindi dei rapporti economici tra Europa e Cina. Quando il 17 aprile Giorgia Meloni si troverà faccia a faccia con il presidente tycoon, questo rischia di essere l’argomento principale e più complicato da affrontare. Alcune cose sono chiare. Usa e Cina stanno ingaggiando una guerra commerciale senza esclusione di colpi. Apparentemente cominciata da Washington ma che Pechino conduce da tempo, in maniera più discreta come suo costume, usando però armi micidiali – e del tutto fuori dal concetto di leale concorrenza - come il dumping sociale e gli aiuti di stato, entrambi sistemici. Altra cosa chiara: in questa guerra – ognuno con i suoi modi – Cina e Usa stanno provando a fare dell’Europa ognuno la propria alleata. In questa partita la Cina non aveva alcuna chance di primeggiare prima dei dazi anti-europei annunciati – e ora congelati – da Trump. Ma tant’è: quando parliamo degli effetti collaterali di un comportamento caotico, parliamo di questo. Quello che non è chiaro è – finora – la posizione dell’Europa tra i due litiganti. Alcuni Stati membri sembrerebbero favorevoli a rapporti più stretti con Pechino, che renderebbero i dazi statunitensi molto più sopportabili anche a costo di un imprevedibile riposizionamento geopolitico. La Spagna, per fare un esempio. Altri, al contrario. E l’Italia tra questi. Essere contesa e non scegliere può essere per l’Europa, nel breve periodo, un vantaggio e un’arma importante sul tavolo principale, quello dei dazi. È appena il caso di notare che, se sulle tariffe si poteva immaginare che alcuni paesi membri impauriti potessero contare su trattative nazionali con Washington, sembra irrealistico pensare che la posizione verso Pechino non sia dell’Unione europea nel suo complesso. E questa, oggettivamente, è un’arma in meno nell’arsenale americano. All’incontro tra Trump e Meloni manca ancora qualche giorno, le incertezze potrebbero ridursi o moltiplicarsi nel frattempo. Conviene però che il presidente del consiglio non dimentichi mai la natura caotica dell’interlocutore e sia pronta, nello studio ovale, a nuove sorprese. E piccoli, grandi caos.

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