Salvini e i prossimi (difficili) quattro anni

Ancora quattro anni per il Capitano. Sarà Matteo Salvini a guidare la Lega pure dopo il congresso del fine settimana a Firenze. Già dalla location si capisce che la Lega non farà nessun passo indietro o di lato rispetto al ruolo di partito nazionale che dal 2018, con il cambio di nome, Salvini gli ha cucito addosso. Di tanto in tanto qualche voce si leva, nostalgica, per invocare il ritorno di un movimento del Nord, per il Nord. Ma restano voci. Ricordano un lascito di cui il segretario tiene conto nei luoghi e con le platee giuste, ma non è – e non sarà nei prossimi anni – il nocciolo della proposta politica della Lega. Che si è costruita negli ultimi tempi pure un profilo internazionale, molto preciso. L'Ucraina, la Russia, gli Usa La Lega è parte del movimento internazionale sovranista di destra, che sarà presente in massa al congresso. E non c’è solo l’Europa. Matteo è il più Trumpiano e Muskiano dei politici italiani. In un panorama di risoluti antiputiniani – anche nella maggioranza – lui introduce puntuali distinguo. Che lo aiutano a sostenere la necessità per l’Ucraina di una “pace comunque” piuttosto che la speranza di una “pace giusta”. A dire il vero di nessuna delle due si vede nemmeno l’ombra. Il discettare è puramente teorico e però – anzi magari pure per questo – Salvini e la Lega usano l’argomento come efficace arma di consenso. Senza concorrenza, per la parte di elettorato sensibile all’argomento, che non sia quella – pur agguerrita – di Giuseppe Conte e dei suoi Cinquestelle. D’altra parte, parlare e vagheggiare la pace e scartare ogni idea di riarmo – oltre a consolidare un sentimento antieuropeo che fa molto Carroccio – è utile a scaldare gli animi genuinamente pacifisti ma anche quelli degli imprenditori del Nord che restano, nonostante tutto, gli interlocutori preferiti della Lega. Qui forse c’è meno afflato ideale, ma certo guerra e sanzioni non facilitano quasi mai gli affari. La problematica passione per Trump Molto più controversa, dal punto di vista del risultato sul consenso, la passione per Donald Trump. Il congresso di Firenze arriva in un momento drammatico, dopo lo show dei dazi del tycoon americano nel giardino delle rose della Casa Bianca e dopo due giorni di agonia in borsa, ai confini del panico. Le preoccupazioni, com’è ovvio, riguardano pure l’economia reale e quindi il tessuto imprenditoriale di cui sopra. Qui, le posizioni trumpiane della Lega e di Salvini potrebbero essere problematiche. Poco comprese, poco apprezzate e, infine, poco votate. Salvini ha di fronte quattro anni molto impegnativi, in cui ci saranno pochissime cose simili a quelle cui siamo abituati e tutto si muoverà a incredibile velocità. Sarà difficile viverci dentro, sarà un’impresa provare – da politico – a governarla. E nel frattempo: elezioni regionali, politiche ed elezione del prossimo presidente della Repubblica. Avrà un bel daffare Salvini. Speriamo si ricordi pure dei malandati treni italiani.

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