Mattarella, 10 anni al Quirinale e la pedagogia dei gesti

Dieci anni al Colle. Mai nessuno prima. Dieci anni però non solo di Palazzo, ma tra la gente… girando soprattutto il Paese… la sua Italia, Comuni e città, l’Italia delle province, delle Università, dei luoghi della memoria e della storia, incontrando i suoi concittadini. Sergio Mattarella resterà -e non solo per il record di durata del suo mandato- una figura chiave per e nella storia repubblicana. Lo stile sobrio ma deciso e la ricerca del dialogo Ma quello che più colpisce del mandato presidenziale di Sergio Mattarella è il suo modo di interpretare il ruolo della più alta carica dello Stato. Negli anni, sette del primo mandato e poi ancora tre, dopo la rielezione, dal 2022, i gesti semplici e significativi non sono mai mancati. Hanno accompagnato il suo stile, e quell’impronta data alla sua Presidenza: interventi, sempre diretti ma sempre altrettanto votati alla ricerca del confronto, del dialogo, elemento indispensabile di crescita. Il rispetto alla base della convivenza civile Se volessimo elencare alcuni dei concetti su cui si è poggiata la narrativa della Presidenza targata Mattarella, certamente non potremmo non annoverare tra questi, appunto, la spinta al dialogo, al confronto e il senso di comunità. Tutto però partendo sempre da un elemento chiave: il rispetto. Rispetto che -ha sempre spiegato- è alla base della convivenza civile. Un insegnamento ancor prima che una indicazione o, come si usava dire in passato, un monito. Già perché, non a caso, di moniti e avvertimenti l’attuale Capo dello Stato non vuol sentir parlare. Egli -ricorda- è arbitro e garante: arbitro tra le parti, che siano esse politiche, territoriali o sociali e, al tempo stesso, garante della Costituzione e dell’andamento rispettoso dei principi dello Stato. Garante dunque, ma accanto agli altri organi della Repubblica proprio come prevede la Carta costituzionale. La pedagogia dei gesti di Mattarella Dicevamo del concetto caro al Presidente: il rispetto. Rispetto ed esempio che viaggiano insieme, come due binari paralleli, a rappresentare il percorso formativo di una società che, certo, poi si arricchisce degli insegnamenti tratti dalla sua stessa storia, dai suoi ideali e dalle vicende geopolitiche che la circondano. Ma sul valore della storia unitaria, della Liberazione, della solidarietà, dell’impegno civico, richiamati anch’essi a più riprese dal Capo dello Stato, abbiamo già detto in altre circostanze. Questa volta vogliamo analizzare e ricordare i momenti in cui Sergio Mattarella ha voluto sottolineare il senso e il significato del termine “rispetto”, accompagnandolo, appunto, proprio con l’esempio, con i gesti, con quella cioè che in molti hanno definito la pedagogia dei gesti L’esempio e la generazione social In tempi difficili, diversi, complessi, fatti di prospettive fosche, tempi di conflitti, di guerre, di attriti, di scontri e rivendicazioni… per non dire di revanscismo, concetti e azioni che si riversano inesorabilmente nelle società e, attraverso la sfera social, soprattutto sulle giovani generazioni rischiando di influenzarle irrimediabilmente nel delicato percorso formativo, ecco che quel che conta è l’esempio. Sembra essere proprio questa la preoccupazione di Sergio Mattarella. Timore cui far seguire una contromisura da applicare: l’esempio, quello da fornire, che vale a volte più di mille parole, che va comunque accompagnato dalle parole stesse, ma che ha una forza narrativa ed educativa più chiara e inequivocabile. L’esempio da dare alla società.. e soprattutto ai giovani, che sono la società del domani. A quei giovani avvolti e spesso travolti da cattivi maestri che albergano sul web… facile approdo per chi trova magari poco conforto tra le mura domestiche o nella famiglia, sempre più alle prese con le difficoltà pratiche ed economiche della vita moderna, o anche in una scuola sempre meno al centro delle attenzioni di chi si alterna al governo del Paese. L’esempio, quindi, che diventa ancor più importante ancor più necessario. Gli scatti di un decennio e quel modello sociale indicato Di esempi lasciati dal Capo dello Stato, in questi dieci anni, ce ne sono innumerevoli, molti dei quali però estremamente significativi, per varie ragioni: per la valenza “storica” del momento, per il contesto sociale, per il valore simbolico, per l’assonanza con la vita comune dei cittadini… o meglio dei “concittadini” come ama chiamarli Mattarella. E anche quel ”con” che si aggiunge a cittadini …la dice lunga sull’idea di comunità che ha sempre avuto il Presidente della Repubblica. Un’idea di semplicità e compartecipazione che nasce con l’uomo Mattarella, poi politico, ministro, prima ancora docente universitario, quindi giudice costituzionale, fino a Capo dello Stato. E che, a volerla circoscrivere agli anni della Presidenza, può cominciare con lo scatto che lo ritrae nell’attesa dell’esito del voto del Parlamento in casa con figli e nipoti… la famiglia. O ancora l’arrivo in una Panda grigia e quelle immagini che lo vedono con amici e consiglieri di sempre recarsi a Messa nelle ore immediatamente successive all’elezione…e poi, nella sua prima dichiarazione ufficiale, incontrando i presidenti delle Camere, dire: “Il pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. E' sufficiente questo”. Poche parole, nel suo stile appunto. Uno stile che spesso predilige il silenzio, che non vuol dire inerzia, tutt’altro, perché la Moral suasion, la persuasione -dice- “è più efficace se non viene proclamata in pubblico'. Una frase che lo rappresenta appieno e rappresenta in toto l’idea e la linea applicata al suo mandato. Una fermezza mite per l’unità del Paese, una spinta gentile per ricucire la Repubblica da quegli strappi del nuovo mondo… un mondo peggiorato negli ultimi anni, come ha ricordato lo stesso Mattarella incontrando, nell’ottobre del 2023, il presente finlandese al Quirinale. Le istantanee di normalità e la sintonia con gli italiani Una pietra scolpita nelle menti, nella carne, nella psiche degli italiani era e resterà la parentesi drammatica della pandemia, del Covid, e con essa quelle istantanee che hanno riguardato anche il Capo dello Stato… solo e con mascherina recarsi al Vittoriano, perché i simboli e la storia della Repubblica vanno celebrati a cominciare da chi la rappresenta, sempre e comunque. E così quell’immagine che lo ritrae seduto, tra i tanti, ad attendere, all’Istituto Spallanzani, la vaccinazione anti Covid-19. E poi per quelle immagini figurate, a cominciare dall’arbitro-garante che ambisce e spera di farsi notare il meno possibile, perché -spiega- ciò significherebbe che i “giocatori” in campo hanno fatto i proprio dovere rispettando le regole… e rispettandosi pur da avversari. O ancora la Costituzione -era il messaggio di fine anno del 2017- vista come “la cassetta degli attrezzi” della democrazia. Immagini. Fermezza, mitezza e pragmatismo Non ha mai amato la politica gridata. E non ne ha fatto mistero nel corso della sua vita. Contrario -diceva così- all'inutile "aumento dei decibel" per far passare le proprie ragioni. Ragioni come per quel ”no” all’indicazione ricevuta -dal nascente governo giallo-verde di Conte, il Conte I- di Paolo Savona a ministro dell’Economia… ruolo troppo delicato -possibilità compresa tra le valutazioni e le prerogative costituzionali del Capo dello Stato- per essere ricoperto da chi prevede tra le sue idee anche l’ipotesi di un’uscita dall’Euro… di un piano B anti-euro. Fermezza quindi accanto alla mitezza e al pragmatismo, che prevede l’incontro e, a volte, il sottacere per non esacerbare gli animi e poi magari tornarci sopra, ad animi raffreddati, per esprimere la propria idea… come era stato in occasione della visita all’Osservatorio Giovani Editori. Anche li, dopo il caso Albania, i rapporti tra Governo e toghe erano ai minimi e Mattarella disse, invitando al confronto: “I poteri dello Stato non siano fortilizi contrapposti, perché sarebbe dannoso per il Paese”. E sempre nella stessa circostanza ammise: “Da arbitro fuori dalla contesa ho promulgato leggi che ritenevo sbagliate… ma era mio dovere farlo”. Pragmatismo. Da Casal di Principe a Caivano, vicino alle difficoltà Vicino ai territori più in difficoltà… simboli del disagio, come per la visita a Casal di Principe due anni fa con l’omaggio alla memoria di don Diana, prete ucciso dalla camorra, “eroe dei nostri tempi”, dice Mattarella. O ancora a Caivano, dove arriva a sorpresa, a inizio anno, tra i banchi, ad ascoltar Messa celebrata da don Patriciello, ricordando il lavoro e l’importanza di quella comunità “importante per il futuro di quei ragazzi”. Ma non solo questo negli anni. Fuori confine si potrebbero ricordare le tuonanti parole pronunciate ad Auschwitz, o la visita congiunta, di rientro da Berlino, con l’amico presidente tedesco Steinmeier a Marzabotto, o ancora la visita al più grande campo profughi d’Africa… tra l’Etiopia e il Sud Sudan. E perché no, anche momenti più all’insegna della semplicità: si pensi al fuori onda dei capelli durante i mesi del lockdown o più recentemente alla presenza alla prima parte della serata inaugurale a Sanremo ad assistere alla “lezione” di Benigni sulla bellezza della Costituzione… e poi la paziente attesa sotto la pioggia di Parigi per vedere gli atleti italiani delle Olimpiadi e, qualche anno prima, l’esultanza a Wembley per la vittoria agli Europei di calcio degli Azzurri. Semplicità e sintonia totale con gli italiani. Quelle bare di Cutro e l’Italia dell’accoglienza Immagini simboliche… gesti simbolici, esempi concreti per il Presidente significano anche partecipare -prima volta per un Presidente della Repubblica- a uno spot per la ricerca contro il cancro, accanto a Mavi, una bambina di 10 anni affetta da atrofia muscolare spinale. Significano dare seguito da anni ormai alla Festa dell’inclusione nella tenuta di Castelporziano, vero e proprio centro estivo per anziani e minori con disabilità … “una società senza ostacoli, più aperta è più ricca” … ricorda. Difficoltà ed esempi di impegno civile sempre presenti nei discorsi e nei messaggi di fine anno del Capo dello Stato. L’Italia dell’accoglienza che non può essere quella degli insulti razzisti … di qui la visita a sorpresa, all’inizio dell’anno, in un istituto scolastico di Palermo, laddove proprio alcuni bambini avevano subito delle offese a sfondo razziale. Visita non a caso effettuata anche in occasione della Giornata del Rispetto, istituita dal Parlamento lo scorso anno, in ricordo di Willy Monteiro Duarte, brutalmente assassinato nel tentativo di difendere un amico. “Rispetto come valore universale”, rammenta Mattarella. Ma tra le istantanee più drammatiche, toccanti e significative, un posto non può non averla quella che ritrae il Capo dello Stato davanti alle decine di bare del tragico naufragio di Cutro. Solo, li, con lo strazio delle vittime di fronte, a rappresentare il dolore di un Paese, di una Repubblica, dell’Italia dell’accoglienza quale è sempre stata, universalmente riconosciuta. Esempio… perché esempio viene dal latino exemplum, da eximĕre, cioè trarre fuori dal comune, come modello. Modello, appunto.

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