Droghe leggere, liberalizzazione o inasprimento della legge?

Il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere resta molto acceso. Dopo il no della Corte Costituzionale al quesito del referendum per depenalizzare la cannabis nel 2022, la questione è rimasta aperta. Da un lato, c'è chi continua a sostenere la liberalizzazione degli stupefacenti e, dall'altro, chi si dice favorevole a un inasprimento della legge. Attualmente, la fonte normativa principale che disciplina le droghe nel nostro Paese è il decreto presidenziale 309 del 9 ottobre 1990 che, oltre a classificare le varie tipologie di sostanze in una tabella periodicamente aggiornata dal Ministero della Salute, definisce anche le sanzioni legate all'utilizzo personale delle droghe: dall'acquisto all'importazione, fino alla semplice detenzione. Per chi produce, vende o cede sostanze stupefacenti, in quantità e qualità di lieve entità, è prevista la reclusione da sei mesi a quattro anni. Previsti fino a vent'anni di carcere invece per i grandi trafficanti e produttori. Di questo si è parlato nella terza puntata di “Materia Grigia”, il talk di confronto di Sky Tg24 condotto da Fabio Vitale, che ha visto protagonisti del dibattito Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e promotore del referendum del 2022 per depenalizzare la coltivazione della cannabis, e Domenico Menorello, avvocato e componente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Il grande tema che abbiamo introdotto è quello della legalizzazione. Qual è la sua posizione? È favorevole o contrario? Cappato: “Favorevole alla legalizzazione, quando per legalizzazione intendiamo sostituire alla droga libera controllata dalle mafie, quindi della libera produzione e distribuzione mafiosa e criminale, la droga legale controllata dallo Stato. Questo per due motivi. Il primo è un motivo di libertà individuale, cioè uno Stato liberale interviene con la legge per proibire comportamenti che danneggiano gli altri, ma noi dobbiamo essere liberi responsabilmente di portare avanti le nostre scelte. E poi c'è una ragione di efficacia. Storicamente, nei 63 anni passati dalla prima convenzione ONU sul tema, i risultati sono stati fallimentari. Il proibizionismo sulle droghe ha prodotto più droghe e sempre meno controllate. Ha prodotto la droga libera della mafia e della criminalità. Ecco perché è così importante sostituire alla droga libera una droga legale e controllata, dove lo Stato sappia esercitare le proprie responsabilità nel controllo del mercato e le persone possano esercitare a loro volta la loro libertà e responsabilità individuali”. Menorello: “Quello che dirò è una mia opinione personale e non rappresenta il pensiero del Comitato Nazionale di Bioetica. C'è un primo grande effetto della legalizzazione di qualsiasi cosa. Quando si chiede di legalizzare una certa azione, si pretende che la società riconosca quella certa azione come bene per la persona. Che cos'è la droga? Che cos'è il drogarsi? Io mi avvalgo di una citazione, non so quanto dotta, di Sfera Ebbasta, la canzone Notti: 'Sai, non lo faccio per moda, più che altro per bisogno, che ho bisogno di sta roba per non tornare sul fondo'. Quindi, la droga è una fuga dal reale. Allora, noi dobbiamo decidere: vogliamo dire, come società, ai giovani e ai non giovani che è un bene fuggire dal reale? Io credo invece che vivere il reale, responsabilizzarsi con il reale sia la prima grande risorsa di ognuno di noi. Tant'è che dove è stata legalizzata la droga, sono vertiginosamente aumentati i consumi. Seconda e terza questione. C'è un altro grande luogo comune da sfatare, soprattutto sulle droghe cosiddette leggere, cioè che non fanno male. Le droghe fanno male, anche quelle leggere. Ormai tutti gli studi scientifici convergono su questo. Terza grande questione, su cui il Comitato Nazionale per la Bioetica è tornato almeno tre volte: la salute individuale e la salute collettiva si toccano”. Cappato: “Intanto è falso che laddove si è legalizzato, pochissimi Stati nel mondo, siano aumentati i consumi. Ma soprattutto è proprio falsa l'idea di fondo per cui se legalizziamo qualcosa, allora è bene. Per fortuna ci sono tantissimi comportamenti umani e individuali che sono legali e che non sono bene né salubri. È un'idea da stato etico, quello per cui se qualcosa è legale, allora è un bene”. Menorello: “Che la legalizzazione indichi un bene, questo è nelle cose. Dobbiamo cominciare a ragionare sempre e solo in questi termini. Ma è bene che sia così. Dobbiamo scegliere se quello che indichiamo come legale è un bene. Lo diciamo anche nel linguaggio. Caro Marco, si può fare questa cosa? Sì, è legale. Sì, è bene, la puoi fare. Questo effetto è inevitabile. Nel libro “Droga, le ragioni del no” di Cantagalli del 2022 vediamo un grafico che mostra gli Stati Usa in cui è stata legalizzata la droga: le curve salgono molto”. In Italia il consumo di droga ai fini personali non è un reato, ma un illecito amministrativo. Cambierebbe qualcosa? La legge va bene così come è? Menorello: “La legge così com'è non va bene, perché oggi è una legge a maglie larghe. Si stabilisce che entro una certa soglia sia considerata “uso personale”, e quindi scattano solo sanzioni amministrative. Ma anche questa categoria può essere bypassata se c'è anche un quantitativo maggiore di droga è posseduto. Per cui la giurisprudenza, il giudice o l'interprete ne ricavi segni di un uso personale. Se la droga fa male, è bene che si torni ad una legge molto saggia, quella del 2006, dove si stabiliva tassativamente che sotto una certa soglia è uso personale, ma possono esserci anche dei sintomi per cui si denota un uso non personale. Siamo chiari, o si pensa che sia un bene drogarsi o si pensa che non sia un bene drogarsi. Oltre una certa soglia si deve intervenire anche per aiutare la persona. Gli effetti che la droga produce sono tremendi. Io invito a guardare sul sito dell'Ordine dei Medici di Roma e si vede chiarissimamente cosa procura la cannabis sui più giovani: cioè meno 8-10 punti di perdita di quoziente intellettivo, oltre il 20% di casi di psicosi di tipo schizofrenico, oltre il 30% di casi di amozionalità”. Cappato: “Nessuno è così stupido da ritenere che la droga sia un bene. Alcol: 17.000 morti l'anno. Tabacco: 90.000 morti l'anno. Perché sono legali? Perché altrimenti sarebbe un'ulteriore avanzata del crimine e dell'illegalità nelle nostre case e nella nostra quotidianità. Queste leggi vanno spazzate via perché impediscono esattamente di prevenire il consumo e l'abuso di droghe, aiutano la mafia e la criminalità e le uniche sanzioni che sono giuste e doverose sono quelle che si infliggono quando nell'assumere sostanze stupefacenti, sia quelle legali sia quelle illegali oggi, mettiamo in pericolo gli altri. Per esempio, mettendosi alla guida in stato di ebbrezza. La legge si deve fermare lì, non deve in alcun modo oltrepassare quella linea. Perché altrimenti si fanno dei disastri e si producono dei disastri. Come è nelle cifre del fallimento. Perché la legge, come è stato ricordato, è del 1990. Cosa è successo da allora? Più droghe, più morti, più overdose, più malati. È il fallimento della strategia della proibizione”. Menorello: “Non c'è dubbio, sia l'alcol che il tabacco, oltre certi limiti, fanno male alla persona. Ma ci sono delle differenze essenziali rispetto alla droga. Non hanno, anche in piccole quantità, gli effetti psicotici che produce qualsiasi quantità di droga. Quanto al male sugli altri: questo c'è sempre. Basti pensare che ci sono 17 milioni di prestazioni rese dal servizio pubblico proprio a causa della droga. Quindi, costa a tutti”. Cappato: “È falso: alcol e tabacco sono droghe a tutti gli effetti. Tra l'altro, nel caso dell'alcol esiste anche una dose letale, cosa che non è vera per la cannabis. Questa distinzione, per cui una piccola quantità di alcol e tabacco non è droga, è una propaganda fasulla che si spaccia per giustificare una disparità di trattamento del tutto irragionevole”.

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