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Post Toti: l’autunno elettorale che preoccupa il centrodestra

Politica

Serena Riformato

©Ansa

Con le dimissioni di Giovanni Toti, la Liguria diventa la terza regione al voto in autunno con Emilia Romagna e Umbria. Il centrosinistra si ricompatta per cercare di mettere in difficoltà la maggioranza. Italia viva si accoda alla coalizione a guida Elly Schlein

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Era nell’aria da settimane, ora è ufficiale: sarà un autunno elettorale per la Liguria, chiamata al voto anticipato dopo le dimissioni di Giovanni Toti dalla presidenza della regione. Novanta giorni di tempo prima di riaprire le urne. La prima data utile segnata sul calendario è il weekend del 26 e 27 ottobre. Ma non è escluso che la consultazione cada invece il 17 e 18 novembre, in linea con le elezioni in Emilia Romagna, a cui potrebbe adeguarsi anche la terza regione al voto, l’Umbria. Il risultato sarebbe un election day temibile per la maggioranza che sa di avere davanti partite complesse. Due in particolare: l’Emilia Romagna rossa, storicamente mai espugnata al centrosinistra. La Liguria costretta al voto dopo le dimissioni di un presidente di centrodestra accusato di corruzione. E poi, le elezioni significano candidati da scegliere, accordi da stringere, alleati da contentare e scontentare. In entrambi i fronti, partiti di governo e opposizioni.

Centrodestra: una manovra poco elettorale

 

La maggioranza ha un ostacolo aggiuntivo sul percorso: si chiama legge di Bilancio. E da mesi si annuncia, proverbialmente, “lacrime e sangue”, condizionata dalla procedura europea per deficit eccessivo che pende sulla testa dell’Italia. Non il miglior biglietto da visita per fare campagna elettorale. In Liguria, poi, di candidati pronti ai blocchi di partenza ancora non se ne vedono. Per ora sarebbe tramontata l’unica ipotesi sussurrata in questi mesi, quella del coordinatore genovese della Lega Edoardo Rixi (non sarebbe interessato a correre). Il coordinatore regionale di Forza Italia Carlo Bagnasco, dopo aver sentito anche il suo segretario Antonio Tajani, ha anticipato l’intenzione degli azzurri di puntare su un civico, qualcuno “fuori dagli schemi tradizionali”. L’idea non dispiacerebbe a Fratelli d’Italia. Del resto è la strategia già applicata all’Emilia Romagna, dove nei giorni scorsi la coalizione di centrodestra, in vista di novembre, ha trovato l'intesa sul profilo moderato di Elena Ugolini, dirigente scolastica vicina al mondo di Comunione e Liberazione ed ex sottosegretaria all’Istruzione nel governo Monti. 

Centrosinistra: l’illuminazione di Renzi sulla via di Damasco

 

I tre appuntamenti locali per le opposizioni potrebbero rappresentare un test nazionale per una nuova composizione del fu “campo largo”. Da qualche settimana, infatti, il leader di Italia viva Matteo Renzi ostenta un inaspettato ravvedimento sul tema delle alleanze. Se il suo partito, dall’inizio del governo Meloni, si è sempre smarcato da tutte le iniziative comuni del centrosinistra – in testa il salario minimo – ora l’unico mantra è “non c’è alternativa possibile alla destra senza stare insieme”. E se la segretaria del Pd fino a qualche mese fa veniva presentata come un’estremista di sinistra (“Guida il Pd come un’assemblea studentesca”), ora Renzi è tutto una lode verso “Elly che capisce che bisogna far cadere i veti e mettere insieme i voti”. Il risultato è che Italia viva ha già annunciato che in Liguria non presenterà un proprio nome, ma si accoderà alla coalizione a guida Pd. Con quale candidato? Da mesi si guarda al dem Andrea Orlando, ora deputato, ex ministro della Giustizia e del Lavoro. Non dispiacerebbe a nessuno degli attori in campo – tanti: da Iv ad Avs, passando per Pd e M5s – ma non c’è ancora una volontà dichiarata dello stesso Orlando. Per ora, se c’è una regione che non procura troppe grane alle opposizioni è l’Emilia Romagna. Lì il centrosinistra è già pronto e competitivo, con la candidatura di Michele De Pascale, 39enne sindaco di Ravenna, fin da giovanissimo nelle file del Pd romagnolo.