Inchiesta Liguria, Meloni: "Toti? Misure guarda caso in campagna elettorale"

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La presidente del Consiglio ha parlato del caso di corruzione che sta coinvolgendo il presidente della Liguria. "Se c'è il rischio di reiterazione del reato, come è stato detto, va fermato subito, non dopo mesi magari in campagna elettorale", ha spiegato. Poi parlando della riforma della giustizia: "Con riforma stop a correnti politicizzate" 

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"Mi piacerebbe in futuro, non solo per Giovanni Toti ma per qualsiasi italiano, che tra quando viene formulata una richiesta di misure cautelari e quando viene eseguita, non passassero mesi per poi magari eseguirla guarda caso in campagna elettorale". Giorgia Meloni torna sul caso corruzione in Liguria che sta coinvolgendo il presidente della Regioni Giovanni Toti. "Perché - ha spiegato la premier ospite della puntata di Dritto e rovescio su Rete4 - se c'è il rischio di reiterazione del reato, come è stato detto, va fermato subito, non dopo mesi magari in campagna elettorale". Come già fatto nei giorni scorsi, la premier non si è espressa sulle dimissioni di Toti chieste da alcuni. "Non ho gli elementi per dire se debba dimettersi - ha ribadito - non ho avuto la possibilità di studiare le carte e non posso parlare con Giovanni Toti. Penso che questa sia una decisione che sta in capo a Giovanni, che ha dimostrato sempre di amare la regione che governa, di amare la sua gente e che sicuramente sa cosa sia meglio per la sua regione e che conosce la verità su questa vicenda".

Giustizia: con riforma stop a correnti politicizzate

Spazio per parlare anche della riforma della giustizia che ieri, 29 maggio, ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri. "Noi - ha detto Meloni - stiamo facendo una riforma che va a favore della magistratura e che la aiuta anche in quella responsabilità" che "ci vuole quando disponi della vita e della libertà della gente". E ha aggiunto: "Abbiamo fatto una norma che riguarda il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura, quello che decide gli avanzamenti di carriera e le questioni disciplinari dei magistrati. Abbiamo deciso di modificare la selezione dei componenti e di farla per sorteggio, perché vogliamo liberare la magistratura dal problema delle correnti politicizzate". 

"De Luca? Lo rifarei mille altre volte"

Giorgia Meloni è tornata a parlare anche degli screzi tra lei e il presidente della regione Campania. "Vincenzo De Luca è un signore che passa la sua giornata a fare sproloqui perché evidentemente non ha di meglio da fare e se la prende più o meno con tutti, ma non ha mai usato una parola del genere con nessun altro. Quindi qual è il messaggio che noi stiamo dando? Che le donne si possono insultare liberamente perché sono deboli? Le donne non sono deboli, io non sono una persona debole, sono deboli i bulli, sono deboli quelli che fanno i gradassi alle spalle, ma quando li affronti, come ho fatto io e come si è visto, i gradassi non li fanno più. E allora io rifarei quella cosa cento volte, non solo per me, ma per tutte le donne che si pensa di poter insultare liberamente". Il riferimento è a quanto accaduto il 28 maggio a Caivano, quando la premier ha salutato il governatore dicendo: "Presidente De Luca, sono quella stronza della Meloni", ricordando l'insulto che De Luca le aveva rivolto tempo prima. "È finito il tempo nel quale le donne subiscono i bulli, è finito - ha continuato Meloni - Sveglia femministe, sveglia femministe. Perché sono le battaglie che una volta facevate voi. Sveglia!".

"Schlein non ha coraggio come leader e come donna"

Il richiamo a quanto accaduto con il presidnete campano è stato un modo per commentare anche l'atteggiamneot della segretaria del Pd. "Mi spiace per Elly Schlein alla quale avevo chiesto, quando fui insultata da De Luca, di dire qualcosa e non ebbe il coraggio di farlo", ha detto la premier. "Oggi dice a me 'la Meloni si commenta da sola'. Si commenta da solo il fatto che Schlein non riesce ad avere il coraggio che ci si aspettava da lei di cambiare le cose, il coraggio come leader e il coraggio come donna, perché qui sì c'è anche una questione femminile". E ha domandato: "Posso chiedere alle persone in studio cosa ne pensano di questa cosa?", ricevendo applausi e urla di approvazione. "C'è una cosa secondo me che capiscono le persone e fa finta di non capire la sinistra: che io sono stata insultata e mi sono banalmente difesa. La sinistra, che quando sono stata insultata non ha ritenuto di dover dire mezza parola, adesso si indigna perché mi sono difesa senza insultare nessuno: è vergognosa. Da quando noi siamo al governo la sinistra sta tirando fuori la sua vera natura, di persone che usano due pesi e due misure su ogni cosa, e ritengono di essere superiori agli altri e di avere maggiori diritti degli altri". 

"Niente propaganda jihadista a casa nostra"

Il sermone di un imam in università a Torino è "il risultato di una cultura che ho combattuto e che combatto, per la quale la laicità dello Stato si deve applicare solamente contro la religione cattolica: perché noi dobbiamo togliere i crocifissi dalle aule delle nostre scuole, ma sia chiaro che se arriva un imam e si mette a inneggiare la jihad dentro un'università, quello va bene. Non è e non sarà mai il mio modello e mi auguro ancora di avere uno Stato italiano che fa rispettare le regole, perché a casa nostra la propaganda jihadista non si può fare e quindi mi aspetto che ci sia qualche magistrato che si occupi di questa persona". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, ospite di Dritto e rovescio. 

"Premierato utile anche all'opposizione"

La presidente del Consiglio ha commentato anche la riforma del premierato definendola come "necessaria", perché "rimette il potere di decidere nelle mani dei cittadini ed è una riforma che dà a chi viene scelto dai cittadini la stabilità per poter realizzare il proprio programma e per essere giudicato nuovamente dai cittadini. È una riforma utile a tutti, anche all'opposizione, in teoria. A meno che non siano convinti che non vinceranno mai più le elezioni, nel qual caso non è del premierato che si devono occupare ma di altro...". La riforma "dà credibilità alla politica, che dà stabilità ai governi, che dà risposte ai cittadini. Noi l'avevamo promessa, l'abbiamo fatta. Non so se arriverà in Parlamento con i due terzi dei voti, altrimenti staranno gli italiani a decidere - ha aggiunto -. Ma sicuramente in Parlamento ci sono due modelli diversi. Noi proponiamo di fare eleggere direttamente il governo e di abolire i senatori a vita, il Pd propone di non fare eleggere il governo dai cittadini e di raddoppiare i senatori a vita. Non so se vogliamo direttamente tornare al senato regio con i senatori nominati in base al censo, ma non è il mio modello. Forse il modello della sinistra non è il mio. Nel mio modello il potere deve stare nelle mani dei cittadini. Perché una politica scelta dai cittadini risponde ai cittadini. E quando non fa bene, dai cittadini viene giudicato". 

"Zuppi? Vaticano non è una repubblica parlamentare"

Preoccupazioni sul premierato sono state sollevate dal cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi. "Non so cosa esattamente preoccupi la Conferenza episcopale italiana, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa", risponde Meloni. "Ma mi consenta anche di dire, con tutto il rispetto, che non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare, quindi nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa". 

"Salva-casa norma di buonsenso"

Il salva-casa "è una norma di assoluto buonsenso, non c'è nessun condono, c'è la possibilità di diciamo così, sanare le piccole difformità interne ed è una misura che consente agli italiani di tornare pienamente padroni di casa loro e che rimette in modo il mercato immobiliare". Come affermato dalla premier, "in Italia è accaduto che se tu avevi una tenda parasole che non era considerata perfettamente a norma, tu non potevi vendere casa tua. O magari non potevi comprare una casa perché il proprietario aveva spostato una porta. Quindi di queste cose stiamo parlando. Quindi è una norma di totale buonsenso che definisce un principio sacro e fondamentale: la casa per gli italiani è sacra. Quando ti compri una casa, se poi te la vuoi vendere, te la devi poter vendere. Mi sembra una cosa banale".

"Chi non vuole lavorare non pretenda il mantenimento"

"Per chi percepiva il Reddito di cittadinanza ed è in grado di lavorare abbiamo messo in piedi una piattaforma che consente di fare un corso di formazione che consenta loro di trovare lavoro - ha spiegato la premier - Su quella piattaforma sono caricate circa 228mila proposte di lavoro e circa 526mila posti di corsi di formazione. Tra chi percepiva il Reddito di cittadinanza e avrebbe potuto lavorare, si sono iscritti circa il 12%". E ha aggiunto: "È possibile che molte di queste persone abbiano autonomamente trovato lavoro, che quando abbiamo annunciato che avremmo tolto il Reddito di cittadinanza si siano organizzate in un'altra maniera. Ma - ha notato Meloni - è possibile anche che alcune di queste persone non stessero cercando lavoro. Il che è perfettamente legittimo, solo che se non vuoi lavorare non puoi neanche pretendere di essere mantenuto con i soldi di chi lavora duramente tutta la settimana". 

"Abbiamo tagliato fondi alla sanità? Falso"

"Come fa una persona vagamente onesta intellettualmente a dire che abbiamo tagliato i soldi sulla sanità? Una persona onesta a questa cosa più non la può dire". Così la premier Giorgia Meloni mostrando un cartello con i dati, perché "mi sono stufata delle menzogne". "Quando c'era la sinistra, il Fondo sanitario stava a 112 miliardi nel 2017, 113 nel 2018. Quando è arrivato il Covid è arrivato a 120 miliardi nel 2020, 122 miliardi nel 2021. Quando c'è stato il governo Draghi era a 125 miliardi. Quando è arrivato il governo Meloni, 2023-2024, quest'anno, il fondo sanitario arriva a 134 miliardi. A questo - ha spiegato - si aggiunge che abbiamo messo 500 milioni di euro per i piani di recupero delle liste d'attesa, abbiamo liberato altri 750 milioni di euro per la sanità con la modifica del Pnrr, quella che secondo la sinistra non si poteva fare. Adesso stiamo mettendo altri 500 milioni e più di risorse dei fondi di coesione per aiutare soprattutto le regioni del sud a comprare i macchinari. Quindi noi i soldi sulla sanità non li abbiamo tagliati. E se avessimo un'opposizione onesta intellettualmente lo riconoscerebbe. Poi se non avessimo tutti i debiti che ci hanno lasciato saremmo in grado di fare anche meglio". 

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