Poi ha spiegato: "Un divertente scambio di battute. Se accetti di andare a Un giorno da pecora, stai al gioco. Poi, certo, mi viene chiesto con una certa frequenza se sono disponibile a entrare in politica. La mia risposta è che nella vita mai dire mai"
"Io sindaco di Milano? Perché no, la adoro, è la mia città!". Sono le parole di Urbano Cairo, presidente del Torino ed editore di Corriere e La7, ai microfoni di Un giorno da pecora su Radio Rai 1. Quando poi conduttori gli hanno chiesto di scegliere tra le opzioni di incarico a sindaco, a presidente di Regione o a presidente del Consiglio ha risposto: "L'ultima...". Poi, a chi gli chiedeva chiarimenti, ha spiegato: "È stato un divertente scambio di battute. Se accetti di andare a Un giorno da pecora, stai al gioco. Poi, certo, mi viene chiesto con una certa frequenza se sono disponibile a entrare in politica. La mia risposta è che nella vita mai dire mai".
Il precedente
Tempo fa fu Matteo Salvini a offrirgli la candidatura a sindaco di Milano: "Sì, io però ho scelto di scalare Rcs. A malincuore ho rinunciato. Non so neanche se sarei stato adatto a fare il sindaco con Salvini. Io sono di centro, proprio di centro. Come Renzi? Renzi è molto bravo, peccato che oggi non abbia più il consenso di una volta. Anche Calenda è molto bravo". Poi, Cairo ha continuato a parlare di politica: "Meloni? Si sta impegnando molto, ha fatto buone cose in politica estera ma ha tanti problemi da risolvere. E il mondo migliore di farlo non è giocare in difesa ma andare all’attacco". Infine: "Salvini ha detto che il decreto Crescita è immorale? Non capisco. Se ti permette di portare in Italia campioni che pagano le tasse,anche se un po’ meno del massimo, è comunque un vantaggio per lo Stato perché senza il decreto questi campioni non verrebbero. È anche un vantaggio per il campionato di serie A, per lo spettacolo, e per le persone a casa che si divertono di più. Il calcio è l’unico settore che non ha avuto nulla durante il Covid. Ma porta all’erario 1,3 miliardi, ne genera 16 con le scommesse , di cui 2 vanno allo Stato, e occupa quasi 200 mila persone".