Cugino del leader del Pci Enrico Berlinguer, è stato deputato, senatore, ministro dell'Università e della ricerca ed europarlamentare del Pd nella legislatura 2009-2014
L'ex ministro dell'Istruzione Luigi Berlinguer è morto a Siena all'età di 91 anni. Era ricoverato dall'estate scorsa. Cugino del leader del Pci Enrico Berlinguer, è stato deputato, senatore, ministro dell'Università e della ricerca ed europarlamentare del Pd nella legislatura 2009-2014.
Il cordoglio di Valditara
"Apprendo ora con grande dolore della scomparsa di Luigi Berlinguer – ha scritto sul social X l’attuale ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara – È stato un ministro appassionato di scuola, sempre aperto al dialogo, ha lasciato una traccia importante. Ai suoi cari le mie più sentite condoglianze".
Tra le prime reazioni anche quella dell'ex premier Enrico Letta: "Una vita per il miglioramento della ricerca e dell’insegnamento nel nostro paese. Lascia riforme importanti, valori profondi e idee lungimiranti. È stato un vero privilegio lavorare con lui".
Chi era e le sue riforme della scuola
Sassarese e cugino dello storico leader del Pci, Enrico Berlinguer, Luigi è stato deputato e senatore di Ds e Pds ed europarlamentare del Pd nella legislatura 2009-2014. Come ministro il suo nome è legato alle riforme della scuola portate avanti dal 1996 al 2000, prima con Romano Prodi e poi con l'esecutivo guidato da D'Alema. Berlinguer, uomo di sinistra, fu il ministro della parità scolastica quando sancì che scuole gestite dallo Stato e le scuole di Enti locali o del privato sociale appartenevano a un unico sistema nazionale. Per riformare la scuola adottò la "strategia del mosaico" fatta di un insieme organico di interventi normativi volti a delineare un nuovo percorso di studi dalla scuola dell'infanzia alla secondaria di secondo grado alla formazione post-diploma, all'educazione degli adulti, all'università. In pratica elementari e medie venivano accorpate e ridotte da 8 a 7 anni, le superiori divise in due bienni, il primo con molti insegnamenti comuni, il secondo più specifico e un anno finale con maturità a conclusione del percorso. L'obbligo scolastico era fissato a 15 anni, cioè al termine del secondo anno del ciclo secondario, e per chi non prosegue gli studi fino alla maturità era prevista formazione professionale. Oltre a riformare i cicli e l'istruzione superiore, Berlinguer cambiò l'esame di maturità e gettò le basi per la riforma dell'università con la 'laurea a punti' (3 anni la breve più 2 anni la magistrale), poi presentata nel 2000 dal successore Zecchino. Era stato anche ministro dell'Università e della ricerca scientifica nel governo Ciampi, nel 1993. Fu poi la ministra Letizia Moratti, nel governo del ritorno di Silvio Berlusconi nato nel 2001, ad abrogare queste riforme della scuola sostituendola con la sua, quella delle Tre I (internet, inglese, impresa).
Le reazioni e il ricordo
Sulla scia della sua opera di "appassionato innovatore" si incanala il cordoglio bipartisan della politica. "Ci lascia una personalità appassionata e impegnata ma soprattutto Luigi Berlinguer lascia a noi l'eredità di avere a cuore, e difendere, il patrimonio inestimabile della nostra cultura politica", afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein. Romano Prodi che lo volle come ministro dell'Istruzione nel suo governo ("ci univa una vera amicizia e una stima profonda") ne ricorda "l'autentica passione per la scuola pubblica, un impegno condotto con intelligenza e rigore. Era un europeista convinto e ha dedicato la sua vita alla politica". Un ministro dell'Istruzione "innovatore e riformatore, dobbiamo a lui - sottolinea il presidente di Noi Moderati, Maurizio Lupi - la legge sulla parità scolastica. Una vita dedicata alla centralità dell'educazione nella vita della società, il primo e più importante investimento per lo sviluppo del Paese e per la crescita di ogni persona". Una vita "per il miglioramento della ricerca e dell'insegnamento nel nostro paese. Lascia riforme importanti, valori profondi e idee lungimiranti. E' stato un vero privilegio lavorare con lui", è il ricordo di Enrico Letta.