Il Governo, l’Italia e il Metaverso europeo

Politica
Massimo Leoni

Massimo Leoni

La maggioranza si comporta come se l’Europa fosse una realtà virtuale nel quale darsele di santa ragione senza nessuna conseguenza nel mondo reale, l’Italia. Quasi come se le elezioni europee non potessero in alcun modo modificare i rapporti interni alla maggioranza di governo

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Ciò che deve essere dissimulato in Italia, perché c’è al momento un interesse superiore comune che si chiama governo, può trovare libertà di espressione – più o meno ampia – se il terreno di gioco diventa l’Europa. Di cosa parliamo? Di competizione, di concorrenza. Tra la Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Che dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi sembra – ogni giorno di più – quella che vede da una parte la Lega, dall’altra il resto del centro destra. Cioè, in ultima analisi, la partita Salvini-Meloni. La maggioranza si comporta come se l’Europa fosse una realtà virtuale, un Metaverso nel quale darsele di santa ragione non ha nessuna conseguenza nel mondo reale, l’Italia. Quasi come se le elezioni europee – sistema proporzionale in purezza - non potessero in alcun modo modificare i rapporti interni alla maggioranza di governo. Che la legge elettorale italiana tiene insieme forse oltre la comunanza di linea politica. Sembra difficile credere fino in fondo ad una separazione così netta.

Concorrenze e conseguenze

Le conseguenze della competizione, a ben guardare, ci sono già. Salvini accusa Tajani di essere non un socialista, ma un amico dei socialisti. Dal suo punto di vista, accusa pesante. Tajani accusa Salvini di essere non un neofascista, ma un amico dei neofascisti. Decideranno gli elettori – dice sostanzialmente il leader della Lega – quale delle due accuse è più fondata o più grave. Vuol dire che chi prende un voto in più ha ragione. E il proporzionale è l’arma più affilata per capirlo. Il gioco, questo gioco, però funziona solo ad un’occhiata superficiale. Le elezioni del prossimo anno si possono pure usare per capire chi ha ragione in Italia, ma servono per governare in Europa. Dove l’appartenenza alle famiglie che contano ti permette di contare, anche se in Italia hai preso pochi voti. Magari meno di chi, pur soddisfatto per il suo consenso, si ritrova emarginato a Bruxelles. Per gioco politico o idee incompatibili con l’istituzione Europa alla fine, poco importa.

Senza il PPE

Per essere più chiari: In Europa senza il partito popolare non si governa. E il Ppe è profondamente diviso al suo interno se sia il caso o meno di accettare pure un’alleanza con i conservatori. Il caso polacco è esemplare: Morawiecki, conservatore, è al governo. Tusk, uno che nei popolari conta non poco, è all’opposizione. C’è una legge detta anti Tusk, in Polonia, oggetto di procedura d’infrazione europea. Buon sangue, tra i due, ne scorre poco. Poco superabile, quella contrapposizione, anche in nome del governo europeo. Ancora più difficile per i popolari è pensare di governare con Le Pen: quello che dice Tajani in Italia lo pensa tutto il Ppe. E Salvini non sembra mediatore di tanta esperienza da fare il miracolo.

Back home

Concludo, tornando a casa. Chissà se dall’altra parte del Metaverso, in Italia, sarà meglio aver vinto le europee ma esser fuori dalla commissione oppure, al contrario, perderle ed essere dove si decidono i destini del continente e, quindi, del nostro paese. Lo capiremo il prossimo anno.

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