La premier sulla vicenda della fuga dell'imprenditore russo: "Mi riservo di parlarne con il ministro Nordio". E aggiunge: "La principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c'era una decisione sull'estradizione”. Le opposizioni, intanto, chiedono al governo di riferire in Parlamento
La premier Giorgia Meloni è tornata sul caso della fuga dell'imprenditore russo Artem Uss. “Mi riservo di parlarne con il ministro Nordio, sicuramente ci sono anomalie” e “la principale anomalia credo sia la decisione della Corte di appello di tenerlo ai domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere la decisione anche quando c'era una decisione sull'estradizione”, ha detto. Dalla relazione inviata dalla Corte di Milano al ministero, emerge che il Guardasigilli “non inviò ai giudici la nota Usa che chiedeva di far tornare in carcere Uss ma la risposta che lui stesso aveva dato a quella nota”. Le opposizioni, intanto, chiedono al governo di riferire in Parlamento.
La fuga di Uss
Artem Uss, l'uomo d'affari russo, era fuggito dai domiciliari - in una casa presa in affitto nella provincia milanese - il giorno dopo il via libera della Corte d'appello di Milano alla sua estradizione negli Stati Uniti. Una vicenda, quella della sua fuga, ancora tutta da chiarire, su cui pesa l'ombra dei servizi segreti russi e a rischio di incidente diplomatico con gli Usa. Il figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin, era stato arrestato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l'accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia , riciclaggio e frode bancaria. Era rimasto in cella fino al 2 dicembre e poi era stato posto ai domiciliari con il braccialetto elettronico in accoglimento di una richiesta della difesa. Il dipartimento della Giustizia Usa aveva allora inviato una nota in via Arenula che chiedeva di far tornare in carcere Uss sino all'estradizione, segnalando l'altissimo rischio di fuga. Nota, a quanto sostiene la Corte d'appello di Milano nella relazione inviata agli ispettori, che non le venne girata dal ministro Nordio, che si limitò a inoltrare ai giudici solo la propria risposta in cui spiegava che la decisione era dell'autorità giudiziaria e rassicurava i propri interlocutori evidenziando che la misura degli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico è equiparabile alla custodia in carcere. Il tutto senza chiedere, come avrebbe potuto fare, la sostituzione della detenzione domiciliare con il carcere.
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L'opposizione chiede spiegazioni in Parlamento
L'opposizione non si accontenta delle parole di Meloni. Accusa il governo di scaricare le sue responsabilità sulla magistratura e insiste perché soprattutto il ministro Nordio dia spiegazioni in Parlamento. "È imbarazzante lo scaricabarile del governo a cui stiamo assistendo. Nordio venga la prossima settimana a riferire", afferma Angelo Bonelli (Avs). Lo chiede anche il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova, che ha presentato un'interrogazione e parla di "un'incredibile fuga che ha esposto l'Italia ad una figuraccia". Anche il Pd reclama il chiarimento del ministro. "La Corte d'appello di Milano smentisce la linea del governo, e cioè che la fuga è responsabilità di un altro organo dello Stato. Il ministro Nordio spieghi perché ritenesse sicuro tenere ai domiciliari una persona a rischio di fuga", sollecita Lia Quartapelle. "Ogni giorno sulla vicenda di Artem Uss emergono particolari che gettano una luce inquietante sull'operato del governo. Sembra evidente ormai che si sia di fronte ad una serie incredibile di errori", rilancia Debora Serracchiani.