Spoils system, come funziona e quali nomi punta a cambiare il governo
PoliticaParliamo della possibilità di un nuovo esecutivo di nominare persone di fiducia nei posti di vertice dell’Amministrazione pubblica. Lo stabilisce la legge Bassanini, varata alla fine degli anni Novanta e poi rimaneggiata in particolare con la legge Frattini del 2002. Gli incarichi di funzione dirigenziale, come i vertici dei ministeri o delle agenzie, cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del governo. Nel caso dell’esecutivo Meloni, il termine scade il 24 gennaio
Una scadenza e due affondi di peso hanno messo lo Spoils system al centro dell’attenzione e delle polemiche. Parliamo della possibilità di un nuovo governo di nominare persone di fiducia nei posti di vertice dell’Amministrazione pubblica. Lo stabilisce la legge Bassanini, varata alla fine degli anni Novanta e poi rimaneggiata in particolare con la legge Frattini del 2002. Gli incarichi di funzione dirigenziale, come i vertici dei ministeri o delle agenzie, cessano decorsi novanta giorni dal voto di fiducia del governo. Nel caso dell’esecutivo Meloni, il termine scade il 24 gennaio, visto che ha incassato la fiducia alla fine dello scorso ottobre.
Alcune mosse sono state fatte, scatenando subito le critiche delle opposizioni. Il direttore dell’Agenzia del farmaco, AIFA, Nicola Magrini ha ricevuto dal ministro della Salute Schillaci l’avviso che il suo incarico scadrà il 23 gennaio prossimo. In ogni caso l’AIFA sta vivendo un processo di profonda riforma, che prevede a regime l’abolizione della figura stessa di direttore generale a favore del ruolo del presidente.
Non rientra tecnicamente nella legge Bassanini il cambio nella gestione della ricostruzione post terremoto nel centro Italia del 2016-17 ma ha fatto comunque molto rumore. Giovanni Legnini, già parlamentare PD e vicepresidente del CSM è scaduto alla fine del 2022. E palazzo Chigi l’ha sostituito con un uomo di assoluta fiducia come Guido Castelli, senatore di Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Ascoli Piceno.
Ma il grosso deve ancora arrivare. In ballo ci sono una quarantina di poltrone, tutti snodi decisivi per la vita della macchina statale. Tra quelle più importanti e allo stesso tempo più discusse c’è quella di direttore generale del Tesoro, ora in capo ad Alessandro Rivera, da una vita al MEF e diventato generale all’epoca del governo Conte uno, quando sottosegretario alla presidenza del Consiglio era Giancarlo Giorgetti. Proprio la parola di Giorgetti sarà quella decisiva, visto che se dipendesse solo da Meloni e FdI Rivera sarebbe già stato sostituito. Tra i successori possibili si fa il nome di Antonino Turicchi, dal 2016 direttore generale per Finanza e privatizzazioni del MEF.
Altro ruolo chiave è quello di Ragioniere generale dello Stato, ora rivestito da Biagio Mazzotta. Alla guida della struttura che sorveglia sulla finanza pubblica, fornendo supporto e verifica verso parlamento e governo con l’obiettivo di garantire la corretta programmazione e la rigorosa gestione delle risorse pubbliche. La Ragioneria è stata ruvidamente tirata in ballo da pezzi del centrodestra nei giorni del rush finale della legge di bilancio in Parlamento. Vedremo se sarà l’avvisaglia del benservito verso Mazzotta, che ha dalla sua la penuria di nomi validi per sostituirlo.
C’è poi il capitolo delle agenzie. I bookmakers danno in forte ribasso le quotazioni di Marcello Minenna, accreditando l’addio dal vertice dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Al suo posto potrebbe arrivare Benedetto Mineo, già in passato alla guida delle Dogane. Più incerto il destino di Alessandra Dal Verme, direttore dell’Agenzia del Demanio, mentre potrebbe essere confermato Ernesto Ruffini alle Agenzia delle Entrate.
Vedremo cosa accadrà di qui al 24 gennaio, ma il governo appare determinato. “Bisogna usare il machete contro chi si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo, ha tuonato il ministro della Difesa Guido Crosetto alla fine di dicembre, se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese”. E di qui a qualche mese capiremo quanto cambierà in altri enti di assoluta rilevanza, pure non soggetti tecnicamente a Spoils system ma direttamente legati alle scelte del governo. Solo per citarne alcuni: l’INPS, dove Pasquale Tridico, che scade a maggio, ha un destino segnato. E poi le grandi partecipate come Enav, Enel, Eni, Leonardo, Poste e Terna. Da tempo palazzo Chigi ha messo sotto osservazione anche Cassa depositi e prestiti, i cui vertici però scadono nel 2024. Per non parlare della Tv di Stato, la RAI, da sempre legata a doppio filo con la politica.
In attesa di scoprire come cambierà il vertice dello Stato ai tempi di Meloni, resta da capire se il governo vorrà metter mano alle regole stesse che delimitano il potere di revoca e scelta dell’esecutivo, dando seguito a quello che ha detto la premier nella conferenza stampa di fine anno: “Serve una revisione profonda della legge Bassanini, se io ho la responsabilità ce l'ho nel bene e nel male. Se sono quello che se ne assume la responsabilità sono anche quello che decide”.