La nuova puntata de "La Guida" di Massimo Leoni. Che ci aiuta a orientarci nel mondo della politica
Attenzione a considerare le dimissioni di Letizia Moratti da Vice presidente della regione Lombardia una piccola cosa. Non lo è per vari motivi. Innanzitutto perché quello che succede in Lombardia non può essere una piccola cosa per l’Italia. Poi perché succede nel centrodestra, in un territorio che – si può dire – è stato la culla di quella coalizione. Poi perché anche un’innocua palla di neve può diventare rapidamente una valanga, in determinate condizioni ambientali. Sta già succedendo, a ben vedere.
La Moratti “svincolata”
Moratti è già diventata – lo dico con tutto il rispetto, per lei e per la metafora – un calciatore molto forte e svincolato. Il mercato, in questi casi, si scatena. Potenzialmente Moratti può cambiare gli equilibri, anche quelli da poco vincenti. Infatti le sue dimissioni sono state salutate con grande favore da chi, già in questa legislatura, quegli equilibri si è dato l’obiettivo di cambiarli, per contare di più. E’ il caso del terzo polo. Calenda, e soprattutto Renzi, non hanno fatto mistero di puntare all’elettorato attuale e passato di Forza Italia.
Il talento di Mr. Renzi
E uno degli strumenti per conquistarlo è portarsi a casa illustri esponenti di quel partito. Impossibile non considerare Letizia Moratti una di questi. Allora, la situazione è quella tipico in cui Matteo Renzi si trova spesso, perché è abilissimo a costruirle. Gli inglesi la chiamano win/win. Cioè: comunque vada, io vinco. Offro un tetto a Moratti e magari la candidatura alla presidenza della Lombardia, alimento lo smottamento di Forza Italia e, contemporaneamente, mette sulla graticola il PD. Che per le regionali nel Lazio sembra pronto a riavvicinarsi ai Cinquestelle ma poi, senza il Terzo polo - Moratti munito - in Lombardia perde. Passa il tempo, la graticola si arroventa. E Renzi si gode lo spettacolo, certo che a scottarsi – in caso – sarà qualcun altro.