Election Day, schieramenti e alleanze alla prova delle Comunali

Politica

Pierfrancesco Ferrara

Il voto del 12 giugno sarà più di un test politico. Con i circa 9 milioni di elettori chiamati alle urne può rappresentare uno spartiacque per le coalizioni anche in vista delle ormai prossime Elezioni Politiche del 2023

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Coalizioni alla prova del voto. Le prossime Amministrative del 12 giugno potrebbero rappresentare un passaggio chiave per i partiti e, soprattutto, per le alleanze. Il Test è sicuramente significativo. A parlare, del resto, sono i numeri. 

I numeri e le tensioni tra i leader

26 Capoluoghi, 4 dei quali di Regione: Catanzaro, Genova, L'Aquila e Palermo, la città più grande, e ben 116 comuni sopra i 15 mila abitanti. In tutto sono quasi 9 milioni gli italiani chiamati alle urne. Per quasi mille (978) comuni pronti a votare. Il valzer delle alleanze però sembra tutt’altro che concluso. Già, perché, complice il doppio turno e le incertezze mostrate fino all’ultimo dalle coalizioni, le scaramucce tra partiti rischiano di andare avanti ancora per molto. Quantomeno fino allo spoglio del primo turno.

Il Centrodestra e l'asse Pd-M5S

Facendo una panoramica sugli schemi in campo però quel che appare con una certa evidenza è che il Centrodestra, pur tra mille difficoltà,  è riuscito a ricompattarsi in 21 delle 26 città capoluogo (non così però a Messina, Catanzaro, Parma, Verona e Viterbo). Dall’altro lato non sembra decollare del tutto il Campo Largo (dalla sinistra ai 5Stelle fino ai partiti di centro come Azione e Italia Viva, passando per i Dem) auspicato dal segretario democratico Letta, che però vede rafforzarsi l’intesa con i pentastellati: insieme in 18 dei 26 capoluoghi. Separati a Cuneo, Lucca, Como e Piacenza. Ma uniti in oltre 2/3 dei grandi centri.

Centro in ordine sparso

Mentre al Centro, appunto, nessuna uniformità, ognuno per se. E non è tutto. Facendo una retrospettiva a rischiare di più è il Centrodestra: la coalizione controlla infatti 18 su 26 giunte uscenti nei capoluoghi di Provincia interessati dal voto. (3 sindaci sono della Lega, 3 di Fratelli d'Italia, 6 di Forza Italia, 4 indipendenti di Centrodestra, uno di Coraggio Italia e uno di Cambiamo). Il Centrosinistra, invece, guida 5 amministrazioni (3 del Pd e 2 indipendenti di Centrosinistra). Tre comuni infine vengono da giunte sostenute da Liste civiche. 

Genova e il laboratorio Sicilia

Da sottolineare c’è il sostegno, a Genova, di Renzi all’uscente Marco Bucci, candidato del Centrodestra. Uno schema simile stava per realizzarsi a Palermo, sfumato però all'ultimo, quando il leader di Italia Viva ha spiegato di non poter sostenere Lagalla se il Centrodestra si fosse presentato unito, Fratelli d'Italia compresi. Ebbene proprio il laboratorio Sicilia merita una menzione a parte. Laddove le elezioni in Comuni importanti come Messina e Palermo si intrecciano con quelle per la presidenza della Regione che si terranno nel prossimo autunno. Sia Pd che 5 Stelle sono in corsa per esprimere il candidato presidente. Dal dem Provenzano, vice segretario ed ex ministro ai pentastellati Dino Giarrusso e Giancarlo Cancelleri, pronti a una sfida interna. Il Movimento sull’Isola è ancora forte e il Pd lo sa, come sa che servirà, per competere col Centrodestra unito, allargare al Centro. 

Verona e Parma

C’è poi Verona dove, al sindaco uscente Sboarina (con lui Lega e Fratelli d’Italia), si oppongono il decano Flavio Tosi dopo un quinquennio di pausa politica, sostenuto da Forza Italia, e l’ex calciatore Damiano Tommasi sostenuto dal Centrosinistra. Mentre a Parma da sottolineare, dopo dieci anni, l’assenza del simbolo pentastellato.

Obiettivo: Politiche 2023

Insomma i partiti continuano a studiarsi, consapevoli che l'appuntamento elettorale di giugno sebbene circoscritto e territoriale rappresenti di fatto l'ultima importante prova di tenuta delle coalizioni prima delle Politiche del 2023. 

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