Corte Costituzionale: "Inammissibile il referendum sull'eutanasia"

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IPA/Ansa

I giudici costituzionali si sono riuniti, sotto la presidenza di Giuliano Amato, per valutare l'ammissibilità di otto quesiti. Stop al referendum che puntava ad abrogare parte dell’articolo 579 del codice penale, che prevede il reato di omicidio di persona consenziente. Cappato: "Una brutta notizia per la democrazia. Andremo avanti con la disobbedienza civile". Domani l'esame di sei quesiti sulla giustizia e di quello sulla coltivazione di cannabis per uso personale

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La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito sull'eutanasia che chiedeva di depenalizzare l'omicidio del consenziente. È arrivata in serata la prima decisione della Consulta che oggi, 15 febbraio, si è riunita per pronunciarsi sull’ammissibilità di otto referendum che da tempo animano il dibattito pubblico e dividono la politica. I giudici costituzionali – riuniti sotto la nuova presidenza di Giuliano Amato - torneranno a riunirsi domani mattina, a partire dalle 9.30, per il vaglio di ammissibilità sugli altri 7 quesiti presentati. Gli altri referendum all'esame della Consulta sono quello della cannabis e a seguire sei quesiti promossi da Lega e Radicali, appoggiati da Italia Viva e sostenuti da nove Consigli regionali, sul tema della giustizia. Se la Consulta dichiarasse l’ammissibilità dei quesiti, il voto popolare dovrebbe tenersi tra aprile e maggio. 

Inamissibile il referendum sull’eutanasia

In attesa del deposito della sentenza sull'eutanasia, l'Ufficio comunicazione fa sapere che la Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, "a seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili". Promosso dall’associazione Luca Coscioni, il referendum puntava ad abrogare parte dell’articolo 579 del codice penale, che prevede il reato di omicidio di persona consenziente, permettendo quella che si definisce eutanasia attiva. È il caso di un medico che somministra, intenzionalmente, un’iniezione o un altro farmaco a un paziente che chiede di essere condotto alla morte. All'udienza erano presenti 18 avvocati e sette esponenti del Comitato promotore. Tra gli altri anche Marco Cappato e Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antonioni, il Dj Fabo morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017.

Cappato: "Avanti con altri strumenti"

"Questa per noi è una brutta notizia. È una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo. Una brutta notizia per la democrazia", ha detto Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni. "Sull'eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti. Come con Piergiorgio Welby e Dj Fabo. Andremo avanti con disobbedienza civile, faremo ricorsi. Eutanasia legale contro eutanasia clandestina".

Mina Welby: "Triste e delusa, i più vulnerabili restano inascoltati"

"Provo tanta tristezza pensando alle persone più vulnerabili le cui richieste resteranno inascoltate - ha detto Mina Welby - Io ero sicura che la Corte avrebbe deliberato a favore di questo referendum e sono rimasta molto delusa. Rimane l'ultima 'speranza' del Parlamento...Vorrei personalmente fare qualcosa per sensibilizzare al tema, non so ancora cosa".

Radicali: "Colpo a democrazia ma battaglia continua"

"Siamo stati tra i promotori del referendum sull'eutanasia legale e la sua bocciatura da parte della Corte costituzionale ci delude profondamente anche a nome di oltre un milione di persone che chiedevano il diritto a poter accedere a una fine dignitosa", dicono in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni, segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani. "È senz'altro un brutto colpo alla democrazia ma non ci si ferma. Anzi, ripartiamo da qui più convinti che mai: la battaglia prosegue finché il parlamento non si deciderà a fare una legge sul fine vita. Già dalle prossime ore, al fianco di Marco Cappato, Filomena Gallo, Mina Welby e di tutti coloro che si battono per essere liberi fino alla fine, intraprenderemo tutte le iniziative necessarie per arrivare ad affermare questo diritto".

Le reazioni della politica

"Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia", ha commentato il leader della Lega, Matteo Salvini. "La bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull' eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa", ha detto invece il segretario del Pd, Enrico Letta. Anche Giuseppe Conte, intervenendo all'assemblea dei parlamentari del M5S, ha commentato: "Vorrei essere chiaro: la grande partecipazione che c'è stata, il grande coinvolgimento nella raccolta di firme, impone all'intero Parlamento di sedersi con noi e discutere un progetto ben costruito, articolato e ponderato" sull'eutanasia.

Il palazzo della Consulta, durante l'attesa per il pronunciamento della Corte Costituzionale sull'ammissibilità del referendum promosso dalla Lega sulla legge elettorale, Roma, 16 gennaio 2020. ANSA/ANGELO CARCONI

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Il referendum sulla cannabis legale

Varie associazioni – tra cui Antigone e, di nuovo, Luca Coscioni – chiedono di depenalizzare la coltivazione di cannabis e di eliminare la pena del carcere prevista per le condotte illecite legate all’uso e al consumo della sostanza, a eccezione dell’associazione finalizzata a traffico illecito. Significa che si potrebbe utilizzare liberamente cannabis, ma non spacciarla. Il referendum vuole intervenire anche sulle sanzioni amministrative previste dalla normativa, eliminando la sospensione della patente per chi è accusato di una qualsiasi condotta riconducibile all’uso della sostanza.

Prodotti realizzati con cannabis light e derivari dalla canapa in un negozio di Roma, 09 maggio 2019. 
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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I referendum sulla giustizia

Il primo quesito relativo alla giustizia riguarda il tema della responsabilità civile dei magistrati. Si vuole eliminare il sistema della responsabilità indiretta, per cui in prima battuta è lo Stato a pagare per gli errori giudiziari, che poi esercita diritto di rivalsa sul giudice ritenuto responsabile. C’è poi la questione della separazione delle carriere, che vorrebbe bloccare la possibilità per i magistrati di passare dalla posizione di pm a quella di giudice e viceversa. Il terzo quesito tratta di custodia cautelare preventiva. In Italia, al momento, può essere applicata nel caso in cui sussistano vari requisiti: pericolo di fuga dell’indagato, pericolo di inquinamento delle prove e il rischio che la stessa persona commetta altri gravi illeciti penali. Il referendum propone di eliminare i primi due requisiti e mantenere solamente quello relativo ai reati gravi. Il quarto referendum interverrebbe invece su parte della Legge Severino, che prevede l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive per chi ha subito una condanna definitiva a più di due anni di reclusione. C’è poi la questione della raccolta firme per i magistrati intenzionati a candidarsi al Csm e quella legata alla loro valutazione. Al momento gli organi preposti a questa funzione possono essere composti anche da membri non togati, come gli avvocati, che hanno il "diritto di tribuna” ma non quello di voto, riservato ai soli togati. La richiesta del referendum è di ampliare anche ai membri non togati la possibilità di votare sulle valutazioni dei magistrati.

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