
Si torna a parlare di cannabis dopo il via libera a un decreto interministeriale che definisce l’elenco delle specie di piante officinali coltivate nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee. Un testo che sembra preoccupare i produttori. Ma secondo alcuni le conseguenze saranno meno gravi di quelle paventate

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di cannabis per almeno due ragioni. La prima è che la Corte di Cassazione ha giudicato valide le firme raccolte per organizzare un referendum sulla cannabis legale, sulla cui ammissibilità si deve ora esprimere la Corte Costituzionale (la decisione è attesa per il 15 febbraio). La seconda è che è stato adottato un testo che potrebbe avere conseguenze per il settore della cosiddetta “cannabis light”
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Il referendum mira, tra le altre cose, a eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito. I suoi promotori, incluso il deputato Riccardo Magi di +Europa (in foto), hanno definito la validazione delle firme un passo in avanti, fatto a fronte di un altro passo indietro
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La delusione nasce da un decreto interministeriale che definisce l’elenco delle specie di piante officinali coltivate nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee. Un testo che ha causato l’allarme dei produttori. “Ci hanno resi illegali, rischiamo di essere considerati spacciatori e di chiudere tutto”, ha detto a Open Luca Fiorentino di Cannabidiol Distribution
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I timori, che alcuni giudicano esagerati, sono dovuti al punto 4 del decreto. Come fanno notare Marco Perduca, presidente del Comitato promotore del Referendum Cannabis Legale, e Leonardo Fiorentini, membro di Forum Droghe, “il testo fa sottostare la coltivazione delle piante di Cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale al Testo Unico sugli stupefacenti”
La nota di Perdura e Fiorentini
Il tutto, prosegue la nota, “a prescindere che vi siano o meno sostanze psicoattive al di sopra dei limiti della legge sulla filiera agroindustriale della canapa del 2016”. In virtù di questa interpretazione, “tutti i coltivatori e i rivenditori di infiorescenze di ‘cannabis light’ sarebbero passibili delle sanzioni derivanti dall’apparato penale del DPR 309/90 che ne vieta la coltivazione senza un’autorizzazione da parte del ministero della Salute”
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In un’intervista a Open, Riccardo Magi ha detto che il decreto “non modifica la legge ma la interpreta, la specifica, approfittando della zona grigia, del fatto che nulla si diceva di questi usi”. Ciò nonostante, è un “passo indietro” perché “anziché chiarire per via normativa la possibilità di produrre cannabis a basso contenuto di Thc dando certezza a un intero settore, si giunge al risultato opposto mettendo di fatto fuori legge tremila imprese e a rischio oltre diecimila posti di lavoro”

Di confusione ha parlato anche Antonella Soldo di Meglio Legale, una campagna che mira alla legalizzazione della cannabis e alla decriminalizzazione dell'uso delle altre sostanze. Secondo lei, il testo “crea un precedente pericoloso e rischia di autorizzare carabinieri e procure a intervenire come vogliono sulla cannabis light”

Questo aspetto è stato evidenziato anche da Carlo Alberto Zaina, un avvocato esperto nella disciplina delle sostanze stupefacenti. In un lungo post pubblicato su Facebook, il legale ha sottolineato che il testo è innanzitutto un atto amministrativo che non ha forza di legge e “non può avere ad oggetto incriminazioni penali, stante la riserva assoluta di legge che vige in detta materia”
Il post di Zaina in materia
“L’unica conseguenza indubbiamente sfavorevole”, si legge nel post, “consisterà nella circostanza che le forze dell’ordine ed una cospicua parte della magistratura inquirente si farà forte di utilizzare questo D.M. per procedere a nuovi sequestri e nuove iniziative giudiziarie, che sino ad oggi – salvo rarissimi esiti negativi, tuttora sub-judice – si sono concluse sempre a favore degli imputati”

Zaina conclude parlando di “amarezza per un approccio inaccettabile". Uno stato d’animo condiviso anche da Perduca e Fiorentini, che sottolineano come “questo gravissimo riportare l’orologio indietro” avvenga a pochi giorni dalla prima riunione di un tavolo tecnico tra ministero della Salute e associazioni di pazienti cannabis, organizzato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa (in foto) per ascoltare le esigenze di approvvigionamento quantitativo e qualitativo