Il fondatore del M5S fa sentire la sua voce attraverso il suo blog. E il Pd risponde facendo intravedere rischi per la tenuta della maggioranza di governo
Beppe Grillo si schiera contro il Mes. Attraverso un post sul suo blog, il comico e fondatore del Movimento 5 Stelle ha ribadito la sua posizione sullo strumento finanziario, sulla cui riforma è in atto un acceso dibattito, definendolo "inadatto e inutile".
"La Mes è finita"
"Non starò qui ad elencare le mille ragioni che fanno del Mes uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato", scrive il fondatore del M5S nel suo post intitolato "La Mes è finita". Grillo fa riferimento anche al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, attribuendogli il merito di aver più volte ribadito questo concetto. Secondo Grillo Conte ha detto "più e più volte che disponiamo già di tantissime risorse (come fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund) e dobbiamo saperle spendere". E Grillo ha poi aggiunto: "Dunque non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli".
Le alternative al Mes
Grillo ha anche avanzato due proposte alternative al Mes: una "patrimoniale ai super ricchi" e "l'Imu e l'Ici non versata sui beni immobili della Chiesa". Sulla patrimoniale, l'idea di Grillo è di non sovraccaricare la classe media, ma di rivolgere il tributo solo ai più abbienti. "Nel nostro Paese, secondo l'ultimo rapporto sulla ricchezza globale del Credit Suisse, ci sono 2.774 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro - ha spiegato Grillo - se sommati, i loro patrimoni, ammonterebbero addirittura a circa 280 miliardi". Secondo i calcoli del fondatore del Movimento 5 Stelle, un contributo del 2 per cento per i patrimoni che superano i 50 milioni di euro produrrebbe un'entrata da oltre 6 miliardi di euro. Un contributo del 3 per cento da parte dei multimiliardari frutterebbe poi altri 4 miliardi di euro. "Una patrimoniale così concepita - ha concluso - significherebbe per le casse dello Stato un'entrata garantita di almeno 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022".
La replica del Pd
L'intervento dell'alleato M5S non è stato ben accolto dal Pd. Il ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola ha replicato: "Nella nostra tradizione politica, un governo ha una maggioranza che gli dà mandato in Europa. Penso che il M5S farà una riflessione interna ma un governo che non ha una maggioranza in politica estera deve far riflettere. Io rifletterei da qui al 9 dicembre. Mi sembra normale che l'Italia firmi l'accordo per la riforma, il che non significa usare le risorse del Mes. Ma l'Italia non mette veti; noi combattiamo il veto di Orban e della Polonia" sul Recovery.
Boccia: "Il governo si assuma le proprie responsabilità"
Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ha invece aggiunto che "il governo e il Parlamento hanno il dovere di assumersi le proprie responsabilità. L'esecutivo va avanti finché c'è una maggioranza che ha una visione comune, come quella di avere un approccio europeista, quindi dobbiamo confrontarci su che visione comune abbiamo. Altrimenti sarebbe il caso che le forze politiche si guardino in faccia e facciano le loro scelte".
Delrio: credibilità a rischio
Anche il capogruppo democratico alla Camera, Graziano Delrio, ha commentato l'intervento di Grillo, sollevando il problema di un rischio di credibilità per l'Italia agli occhi dell'Europa. E ha aggiunto: "Il fatto che alcuni parlamentari non intendano accettare questa modifica mette a rischio la maggioranza, soprattutto al Senato. Noi siamo sempre disposti a mediazioni e a tenere unita la maggioranza e il governo, ma non è possibile che non si vada avanti, per noi è un punto non eludibile. Credo che ci voglia quindi ragionevolezza. L'Italia che grazie a questa maggioranza ha ritrovato credibilità in Europa ora non può rischiare di perderla".