Coronavirus, Bonafede: “Detenzione domiciliare possibile per 6000 detenuti”

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È una delle misure previste dal decreto Cura Italia, ma "la magistratura accerterà i requisiti" caso per caso. Al momento sono disponibili 2.600 braccialetti elettronici. Quindici i detenuti positivi al Covid-19 nelle carceri italiane

Seimila detenuti potrebbero lasciare le carceri italiane e passare ai domiciliari come conseguenza del decreto legge “Cura Italia”, per ridurre l’affollamento e il rischio di contagi da coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE), con il governo che ha a disposizione attualmente 2.600 braccialetti elettronici da destinare ad alcune di queste persone. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel corso del question time alla Camera, commentando i provvedimenti del governo sul coronavirus relativi agli istituti penitenziari, dove nelle scorse settimane sono scoppiate violente proteste (FOTO) proprio per le restrizioni, per esempio sulle visite, introdotte per frenare l’epidemia. Bonafede ha anche fatto sapere che "allo stato attuale risultano 15 contagiati” tra i detenuti. (LE TAPPE DELL'EPIDEMIA - LE FOTO SIMBOLO - LA SITUAZIONE IN ITALIA: GRAFICI E MAPPE)

In 50 già passati alla detenzione domiciliare

Sulla stima delle 6mila persone ora detenute e che potrebbero passare alla detenzione domiciliare, Bonafede ha spiegato che questo “dipenderà da diversi requisiti e variabili”, come il domicilio idoneo, “che dovranno essere accertati dalla magistratura”. A oggi “circa 50 persone” hanno beneficiato della misura, che interessa i detenuti per reati non gravi con residuo di pena di 18 mesi.

Braccialetti da installare progressivamente

Per alcuni di coloro che passano alla detenzione domiciliare sono necessari i braccialetti elettronici. Su questo Bonafede ha spiegato che “dalle interlocuzioni con il ministero dell’Interno” ne risultano disponibili 2.600 fino al 15 maggio, “da installare in via progressiva settimanalmente”. Questi braccialetti, ha chiarito il ministro, “non hanno costi ulteriori, in quanto compresi nel contratto triennale, siglato nel 2018, per un valore complessivo di 23 milioni di euro”.

Telefonini e videocolloqui per i detenuti

Tra le cause che avevano provocato le proteste dei detenuti di decine di strutture di tutta Italia c’era stato lo stop alle visite e ai colloqui con i familiari. Sul punto, alla Camera Bonafede ha detto che, in seguito a donazioni, sono stati acquisiti 1.600 cellulari e altri 1.600 sono in arrivo. “Inoltre - ha aggiunto - abbiamo previsto la possibilità di effettuare videocolloqui senza alcuna spesa per tutti i detenuti, l’incremento della corrispondenza telefonica, che sarà effettuata gratuitamente, l’utilizzo senza costi del servizio di lavanderia, la possibilità di ricevere vaglia postali online e l’aumento dei limiti di spesa per ciascun detenuto”.

200mila mascherine consegnate

Il Guardasigilli ha informato poi sulle quasi 200mila mascherine (199.127) e 768.889 guanti di gomma monouso consegnati, alla data del 19 marzo, dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ai Provveditorati regionali. Lunedì scorso sono state chieste alla Protezione Civile altre 150mila mascherine di tipo chirurgico da distribuire agli istituti penitenziari. “Il Dipartimento sta già impiegando il massimo sforzo - ha assicurato Bonafede - al fine di agevolare la produzione delle mascherine negli istituti penitenziari, grazie al lavoro dei detenuti”. Allo stato attuale la capacità produttiva è di 8mila mascherine chirurgiche al giorno.

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