Manovra, tassa auto aziendali dal 30% al 60%. Per le super inquinanti al 100%. È polemica

Politica

Scontro sull'aumento del prelievo. Critiche dal settore auto, ma anche da esponenti della maggioranza. Il ministro dell'Economia spiega che la misura è stata "mal raccontata" ma può essere "migliorata"

Scontro sulla tassa sulle auto aziendali prevista nella manovra che ancora deve arrivare in Parlamento. Il prelievo aumenta, in generale, dal 30% al 60% e sale al 100% per le vetture super inquinanti (emissioni di biossido di carbonio superiori ai 160 grammi per chilometro). Ma il Mef chiarisce che per le macchine ibride ed elettriche, la quota imponibile resterà come adesso al 30% del valore convenzionale. La tassa resta al 30% anche per tutti i veicoli concessi in uso promiscuo ai dipendenti addetti alla vendita di agenti e rappresentanti di commercio. Non sono bastate le parole di Roberto Gualtieri, a placare le polemiche, piovute sia dal settore auto sia da esponenti dell'opposizione e della maggioranza: il ministro dell'Economia ha assicurato che la misura è stata "mal raccontata" ma può essere "migliorata", e comunque non tocca "ibride ed elettriche”.

Chi dovrà pagare la tassa sulle auto aziendali

Secondo alcune stime, a partire dal prossimo gennaio saranno circa due milioni i lavoratori dipendenti che dovranno pagare la tassa sulle auto aziendali. Una stangata che tocca anche il settore auto e che avrà un valore di circa 513 milioni di euro. L'esempio che viene fatto dal Corriere è quello di un dipendente con un reddito annuo di 28mila euro, costretto a pagare oltre 2 mila euro di tasse in più ogni anno nel caso in cui volesse noleggiare una Punto.

Cosa è il "fringe benefit"

Le auto aziendali sono vetture che i datori di lavoro concedono come benefit, insieme allo stipendio. Il bene finora è stato soggetto a una tassazione molto agevolata, il cosiddetto "fringe benefit", ovvero il 30% di una cifra che dipende dal costo chilometrico (diverso a seconda del tipo di vettura e stabilito dalle tabelle dell’ACI), considerando una percorrenza media di 15mila chilometri. La norma in oggetto, secondo quanto previsto dalla legge di bilancio 2020, potrebbe cancellare questo vantaggio, aumentando il valore imponibile – su cui vengono calcolati Irpef, tributi locali e contributi previdenziali – dal 30% al 60% o dal 30% al 100%, in caso di auto super inquinanti.

Le polemiche

La tassa sulle auto aziendale è stata criticata non solo da dall'opposizione, ma anche da esponenti della maggioranza. Per prima Italia Viva fa sapere che si batterà per eliminare "un'altra tassa inutile" che penalizza i lavoratori. Ma anche Pd e M5s sono perplessi. La tassa viene apertamente contestata anche da Matteo Salvini, da Giorgia Meloni e da Forza Italia.

Le associazioni della filiera auto contro la stretta

Anche le associazioni della filiera auto Anfia, Assilea, Federauto e Unrae fanno appello al governo, in una nota congiunta, perché "ritiri immediatamente" la stretta sulla tassazione delle auto. Contrariamente ai luoghi comuni, "l'auto aziendale - affermano le associazioni - non è un privilegio per ricchi, ma un vero strumento di lavoro, in alcuni casi insostituibile; prova ne sia il fatto che circa il 72% del mercato è composto dai segmenti più bassi (A, B, C) non certo da supercar". Secondo le associazioni del settore l'approvazione di tale norma "avrà pesanti ripercussioni sulla tassazione a carico dei lavoratori e metterà a serio rischio il rinnovo del parco circolante, considerando che 1/3 del mercato è rappresentato da auto aziendali". Inoltre, "influirebbe anche sulle aziende, per le quali aumenterebbe l'imponibile contributivo e l'onere per il Tfr".

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