Il rituale si svolge a ogni insediamento di un nuovo governo. Stavolta però il premier Conte è subentrato a se stesso
È un solo un rito, d’accordo, ma come tutti riti, in democrazia, concentra attorno a sé molto più di quanto a prima vista si possa immaginare. Da decenni, la cerimonia della campanella è entrata nel collaudato protocollo di Palazzo Chigi. Segna il passaggio di potere tra il presidente del Consiglio uscente e il nuovo attraverso lo scambio della campanella che il premier utilizza durante il Consiglio dei ministri. Nel caso del Conte bis, ha subìto una sensibile modifica visto che il presidente entrante è lo stesso di quello uscente.
Quando si svolge
La cerimonia si svolge poco dopo il giuramento dei ministri al Quirinale (FOTO): dopo aver passato in rassegna la guardia d’onore, il presidente del Consiglio sale lo scalone e si ferma nella prima sala. È il Salone delle Galere. Il suo nome deriva dai bassorilievi in stucco che adornano le porte. Risalgono ai primi del ‘900, quando la stanza era la sede del ministero delle Colonie.
È qui che, sotto uno dei due quadri di Giovan Battista Paci, si svolge il rituale: il nuovo presidente viene accolto da quello uscente. Entrambi sono affiancati dai due sottosegretari alla presidenza del Consiglio (il vecchio e il nuovo, la cui nomina sarà ufficializzata subito dopo). È uno scambio rapido: quella campanella sarà utilizzata per la prima volta dal presidente poco dopo, per il primo Cdm.
A cosa serve la campanella
La campanella ha un ruolo importante. Il suo utilizzo, all'inizio di ogni seduta del Consiglio dei ministri ha il significato di un "extra omnes". Significa cioè che, al suo suono, tutti quelli che affollano la sala devono lasciarla (a eccezione dei ministri, ovviamente).
L'eccezione del caso Conte
In questo caso, il presidente del Consiglio uscente è lo stesso del subentrante. Il cerimoniale quindi ha una sensibile variazione: è stato lo stesso Giuseppe Conte a prendere la campanella da un vassoio portato da un commesso. Come da prassi, è affiancato dai due sottosegretari.
I precedenti
Il rituale è quasi sempre avvenuto in un clima cordiale e formale, resistendo alle tensioni e alle turbolenze politiche anche più gravi. È accaduto, nel 1998, con il passaggio di consegne tra Romano Prodi e Massimo D’Alema; è accaduto anche nel 2011, nello scambio di testimone tra Silvio Berlusconi e Mario Monti (FOTO). Il passaggio più critico, e il più noto, risale al febbraio 2014: lo scambio glaciale tra Enrico Letta e Matteo Renzi è durato poco più di dieci secondi (FOTO).