Scuola e autonomia, saltano assunzioni dei docenti su base regionale

Politica

Soppresso l’articolo del testo Stefani voluto dalla Lega. I governi locali potranno soltanto prolungare la permanenza nella prima sede degli insegnanti. Conte: "Modello non può essere frammentato". Insorgono Zaia e Fontana, soddisfatti i sindacati

Salta l’assunzione diretta dei docenti su base regionale. E’ l’effetto della soppressione dell’articolo 12 del testo Stefani sull’Autonomia. Su questo tema si era registrato un dissidio tra la Lega, che chiedeva la chiamata in servizio degli insegnanti, e il M5s contrario. Era stato rilevato anche un profilo di incostituzionalità all'ultimo vertice evidenziando una Sentenza della Corte Costituzionale (la 76 del 2013). Non ci saranno quindi concorsi regionali e dunque né differenze di stipendi tra i docenti e il personale della scuola delle varie regioni, né tra i programmi.

Regioni potranno prolungare permanenza prima sede docenti

La bozza d’intesa sull’Autonomia dà invece alle Regioni un'altra possibilità. La norma, che secondo fonti leghiste avrebbe ricevuto il via libera, dispone che "il ministero dell'Istruzione, d'intesa con la Regione", individua "il periodo minimo di permanenza nella prima sede di servizio da prevedere nei bandi di concorso".

Conte: "Modello scuola non può essere frammentato"

E' lo stesso premier Giuseppe Conte che si intesta in qualche modo la decisione di non aprire alle assunzioni dirette da parte delle Regioni. "Io tengo molto al fatto che il modello della scuola non può essere frammentato”, ha detto il presidente del Consiglio al termine dell'incontro a Palazzo Chigi sul regionalismo differenziato, durato circa un'ora. "Non possiamo pensare - ha aggiunto il premier - che l'Autonomia differenziata significhi frammentare questo modello. Probabilmente i governatori interessati non avranno tutto quello che hanno chiesto, ma ci sta, è un negoziato tra Stato e Regioni".

M5s: "Non ci saranno disparità"

Un vertice, quello di Palazzo Chigi, che mette un’altra volta in contrapposizione le due forze di governo. Da un lato i pentastellati esultano. In una nota, i deputati del M5s in commissione Cultura scrivono: "Si è concluso positivamente il vertice di maggioranza sulle autonomie che aveva destato preoccupazioni diffuse sul destino dell'istruzione. Alla fine, grazie all'impegno del MoVimento 5 Stelle, la scuola resta di competenza nazionale: non ci saranno dipendenti di serie A e di serie B, né differenze tra stipendi e programmi".

Zaia e Fontana contrariati

Dall'altra parte, non l’hanno presa affatto bene i governatori che più tengono al regionalismo differenziato, dunque quello del Veneto, Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana. "Resto basito - ha detto Zaia - ci sentiamo presi in giro da Conte, non da Salvini". E Fontana ha minacciato di non firmare il provvedimento: "Mi ritengo assolutamente insoddisfatto dell'esito del vertice. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l'intesa". Anche la ministra leghista delle Regioni, Erika Stefani, appare contrariata: "L'autonomia funziona se c'è quella finanziaria. Non accetteremo nessun compromesso".

Soddisfatti i sindacati

I sindacati della scuola, tutti da sempre contrari a qualunque ipotesi di regionalismo differenziato, invece si dichiarano soddisfatti. "La nostra battaglia contro ogni ipotesi di regionalizzazione ha avuto, nel pomeriggio, un primo riscontro positivo", osserva il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi. Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, è soddisfatto per l'esclusione dai progetti di autonomia del personale della scuola ma attende i testi per leggere nero su bianco cosa c'è scritto. Anche per Maddalena Gissi, leader Cisl Scuola, l'esclusione della scuola dai progetti di regionalizzazione è "un fatto molto positivo, a coronamento di un'azione che la Cisl Scuola sta conducendo da mesi".

Politica: I più letti