Nelle conversazioni il magistrato fa riferimento al caso in cui l’ex ministro è imputato. Il deputato, autosospesosi dal Pd: "Verità presentata in altro modo". Palamara: caso Consip era già stato definito, non avrei potuto fare nulla. Ermini: "No incontri su nomine"
Non si placa la bufera sul Csm e le Procure. Dopo l’autosospensione dal Pd dell’ex ministro Luca Lotti, oggi sui giornali vengono riportate nuove intercettazioni che riguardano lui e il magistrato Luca Palamara. E si parla anche di un presunto incontro tra Ermini, Ferri, Palamara e Lotti. Viene citato anche il caso Consip, dove Lotti è imputato. Il deputato continua a sostenere di non aver commesso alcun reato. Palamara, in una nota, spiega che "al momento della conversazione il caso Consip era già stato definito" e quindi non avrebbe potuto fare nulla. Interviene anche il vicepresidente del Csm David Ermini, che smentisce "di aver partecipato a incontri con Palamara, Ferri e Lotti riguardanti le nomine di alcuni procuratori".
Le intercettazioni
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, durante la riunione convocata il 9 maggio in un albergo romano per pianificare il voto sul procuratore di Roma, si ribadisce la necessità di puntare su Marcello Viola ed escludere Francesco Lo Voi, ritenuto troppo contiguo alla linea di Giuseppe Pignatone. "Se io vado a fare l’aggiunto gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me... si chiude, fine, basta", sarebbe stato il piano di Palamara per chiudere il caso Consip. Lotti racconta quindi i dettagli di una sua visita al Quirinale. "Io ci sono andato - si legge nell'intercettazione pubblicata - e ho detto: "presidente la situazione è questa" e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno cioè Lo Voi...". Ma il Colle smentisce categoricamente.
La difesa di Lotti
Lotti, dal canto suo, si difende con una nota: "Anche oggi i principali quotidiani pubblicano intercettazioni senza che nessuno si chieda se sia lecito oppure no. Alcuni giornali poi - utilizzando una frase di Palamara, non mia - provano a raccontare un mio interessamento sulla vicenda Consip: come si capisce bene leggendo, niente di tutto questo è vero”. Lotti aggiunge: "Ancora una volta la verità viene presentata in altro modo e si conferma quanto ho già detto. Peraltro, alcune frasi che mi vengono attribuite non sono assolutamente riferite al vicepresidente del Csm David Ermini. Su questo, come su altro, in tanti saranno chiamati a risponderne nelle sedi opportune. Infine appaiono totalmente fuorvianti alcune frasi e ricostruzioni legate al Presidente della Repubblica", aggiunge Lotti.
Palamara: su Consip non avrei potuto fare nulla
Sulla vicenda interviene anche il pm Luca Palamara. "Al momento della conversazione, il caso Consip era già stato definito con richiesta di rinvio a giudizio e fissazione di udienza preliminare. Nulla quindi avrei potuto fare con qualunque procuratore fosse stato nominato, anche si fosse trattato di persona a me vicina", spiega in una nota in merito alle intercettazioni emerse dall'inchiesta di Perugia. "Oramai mi viene attribuito di tutto. Apprendo dalla lettura dei giornali che, addirittura, avrei ordito un piano per chiudere il caso Consip. Il mio discorso - aggiunge Palamara - era chiaramente ipotetico e riferito al passato tanto è vero che riguarda il commento della vicenda Scafarto, già ampiamente valutata dalla Procura di Roma".
Ermini: "Niente incontri con Palamara, Ferri e Lotti su nomine"
Con una nota si difende anche il vicepresidente del Csm, David Ermini. "Smentisco in modo fermo di aver partecipato ad incontri con Palamara, Ferri e Lotti riguardanti le nomine di alcuni procuratori. Ribadisco che dal giorno della mia elezione il mio unico e costante punto di riferimento è sempre stato il Presidente della Repubblica", si legge. Ermini spiega che l'incontro di cui si parla su alcuni quotidiani risale "all'ottobre 2018, al periodo della mia elezione a vicepresidente del Csm quando ho avuto contatti con tutte le componenti della magistratura, compresi Ferri e Palamara". Ma ribadisce: "Non ho partecipato a vertici con quelle persone per parlare di nomine. Del resto, i toni e le espressioni che costoro usano nei miei confronti nelle intercettazioni sono la prova che mi consideravano un ostacolo per il raggiungimento dei loro piani".