Di Battista, il ritorno dell'anti-Salvini

Politica

Massimo Leoni

il gemello diverso è di nuovo in Italia, e potrebbe cambiare tutto: le percentuali del Movimento, la leadership di Luigi Di Maio, il ménage di governo con la Lega 

Il fratello torna. Se sarà coltello o cura per Luigi Di Maio e il Movimento Cinquestelle com'è diventato nei mesi della sua assenza, si capirà tra un po’. Certo che il ritorno in Italia, e sul proscenio politico, di Alessandro Di Battista non potrà essere ininfluente. Il Movimento ha percorso strade e fatto esperienze nuove da quando Alessandro era il gemello diverso, con maggiore presenza scenica e talento oratorio, di Luigi. Tono di voce quasi sempre alto, a significare l’intransigenza delle idee, dell’idea. A rivendicare l’impermeabilità al sistema. Il disinteresse per le poltrone, tanto da partire per un lungo viaggio quando ne poteva occupare una, molto alta. Forse a piacere. Se il Movimento si è procurato qualche macchia alla tavola del potere, in questi mesi di governo, lui è più pulito di prima. Mesi di inchieste e vita vera in America latina, che è terra di rivoluzioni e reazioni per antonomasia, entrambe violente. Pronto alla battaglia Alessandro lo è sempre stato. Tornerà ancor più senza macchia, ancor più senza paura. Qualcosa cambierà.

In vista delle elezioni europee, il ritorno di Di Battista sarà un fatto importante. Forse il fatto fondamentale. Il Movimento che in questi mesi di contratto ha regalato punti di consenso alla Lega, ha bisogno di un anti-Salvini. Con le sue stesse caratteristiche. Aggressività, ma sempre sotto controllo. Grande capacità di empatia con il popolo. Il talento di capire immediatamente, d’istinto, cosa dire perché la gente – dovesse scegliere un momento dopo che tu hai parlato – si senta convintamente dalla tua parte. Dibba potrebbe far innamorare di nuovo chi è rimasto deluso dal Movimento al governo, che fa fatica a togliersi giacca e cravatta. Riequilibrare le percentuali con la Lega. Come diceva qualcuno – a proposito di risultati calcistici – rimettere la chiesa al centro del villaggio.

Controindicazioni? Qualcuna, sì. Diversissimi, inevitabilmente - pur amici, pur fratelli - Di Maio e Di Battista rappresenteranno la pluralità del movimento. Anzi, la sua dualità interna. Che non è mai un buon affare in un partito. E lo è ancor meno in un movimento giovane, che fa della leggerezza della cornice ideologica la sua caratteristica e la sua forza. In situazioni come queste, il movimento è il leader. E due possono essere troppi. Un’opportunità, sì. Un rischio, pure. In un quadro – quello della leadership – che si è nelle ultime settimane complicato dall’emergere di una qualche insofferenza da parte di Roberto Fico rispetto al Movimento governante incarnato da Di Maio. Credo sia un tema. Vedremo.

Altra controindicazione. Il rapporto tra Di Maio e Salvini si fonda su un equilibrio delicato. Da quando ha sottoscritto il contratto Matteo ha stravinto la partita mediatica e fatto volare la Lega nei consensi, per quel che valgono i sondaggi. Dal punto di vista delle politiche, però, Di Maio non ha mollato di un centimetro. Nell’attività legislativa del governo, le tacche leghiste e quelle grilline sono riconoscibilissime (a dimostrazione che non c’è traccia, per ora, di una visione di sintesi) e sostanzialmente in pari. Il ritorno di Di Battista potrebbe rompere l’equilibrio, un po’ come succede quando gli ex (o le ex) tornano a farsi vivi. Con qualche pericolo per il governo, vista anche la campagna elettorale per le ormai imminenti elezioni europee.  

Consigli per l’ascolto: “Fiesta de San Benito”, Inti Illimani

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