Il presidente della Repubblica, intervistato dal Corriere, a 100 anni dalla fine della Grande Guerra sottolinea: “Oggi amor di Patria non coincide con estremismo nazionalista". A Roma celebrazioni con alte cariche politiche. Poi il capo dello Stato è volato a Trieste
“Nessuno Stato, da solo, può affrontare la nuova dimensione sempre più globale”. È la riflessione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, intervistato dal Corriere della Sera, sottolinea l’importanza della cooperazione internazionale, altrimenti uno Stato, da solo, “uscirebbe emarginato e perdente. Soprattutto i giovani lo hanno compreso". Nel centenario della fine della Grande Guerra, il capo dello Stato lancia quindi un messaggio: "Oggi l’amor di Patria non coincide con l'estremismo nazionalista".
L’importanza della cooperazione internazionale
"Il 4 novembre 1918 è il giorno della piena conquista dell'Unità d'Italia, con Trento e Trieste, al prezzo di centinaia di migliaia di morti e di sofferenze immani" ha detto il presidente a cento anni dalla fine del conflitto mondiale che pose “l'esasperazione del nazionalismo alla base di una supremazia dello Stato sul cittadino”. Un “estremismo nazionalista” che non deve ripetersi, dice Mattarella, perché oggi “l’amor di Patria è inscindibile con i principi della nostra Costituzione". Il presidente comunque afferma di non temere la “ricomparsa degli spettri del passato, pur guardando con preoccupazione a pulsioni di egoismi e supremazie di interessi". Pulsioni che si scontrano con l’idea di Europa che si è “consolidata nella coscienza degli europei, molto più di quanto non dicano le polemiche”. L’interdipendenza esistente all’interno della comunità europea può apparire a qualcuno come “un vincolo”, dice il presidente. Ma nessuno, aggiunge, può farcela da solo: “Sono cresciute giovani generazioni che si sentono italiane ed europee e lo stesso è avvenuto in ogni Paese dell'Unione e questo rappresenta il più forte antidoto ad antistorici passi indietro".
Le celebrazioni per il 4 novembre
Il 4 novembre è giorno dell'Unità nazionale e delle Forze Armate oltre che centenario della fine della Prima guerra mondiale. Il capo dello Stato Sergio Mattarella prende parte alle celebrazioni che si svolgono a Roma, in piazza Venezia. Il presidente della Repubblica, accompagnato dal premier Giuseppe Conte, dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta, dai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha deposto una corona d'alloro al Sacello del Milite Ignoto all'Altare della Patria. A tributare gli onori al Capo dello Stato, una Brigata di formazione interforze. Dopo la deposizione della corona d'alloro, l’inno e il minuto di raccoglimento, le Frecce Tricolori hanno sorvolato i Fori imperiali. A volare sopra l'Altare della Patria, anche cinque elicotteri di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza.
Mattarella a Trieste
Dopo le celebrazioni a Roma, Mattarella è volato in Friuli Venezia Giulia: ha deposto una corona di fiori al Sacrario di Redipuglia (Gorizia). Poi è andato a Trieste accolto dai reparti di vari corpi delle Forze Armate. Il capo dello Stato ha ricordato le vittime delle foibe e e le sofferenze dei civili di allora. Poi ha ricordato che bisogna "ribadire con forza tutti insieme che alla strada della guerra si preferisce coltivare amicizia e collaborazione, che hanno trovato la più alta espressione nella storica scelta di condividere il futuro nella Unione europea”. Mattarella ha infine detto che l'Italia ripudia la guerra, rispetta i diritti e che le nostre missioni di pace danno prestigio al Paese.