Di esecutivi tra diversi è pieno il mondo e la recente storia italiana. Ecco perchè quello gialloverde potrebbe durare, non poco
A tutti quelli che credono che di qui a poco la strana maggioranza Cinquestelle-Lega sia destinata a implodere, con conseguenti e ingenti perdite di consenso, naufragi di progetti politici e ritorno dei cari e vecchi altri al governo del paese, vorrei dire che io non ci credo affatto. E, poiché comprendo che la mia posizione è irrilevante ai più e anche – presumo – alla maggioranza di voi che leggete i giochi di palazzo, aggiungo che a quello scenario non ci crede nessuno, compresi quelli che lo evocano per darsi coraggio e, alla fine, un peso politico che al momento non hanno.
L’argomentazione che siano troppo diversi, i gialli e i verdi, per governare insieme è quasi risibile. In questo paese hanno governato insieme – e qualche volta a lungo – forze politiche con visioni del mondo almeno altrettanto distanti. E i due leader, Salvini e Di Maio, seppur in modi diversi, hanno già dimostrato una capacità di sopportazione reciproca (si parla di idee, perché i due sul piano personale sembrano formare una coppia ben assortita e ci tengono a farlo sapere) da politici consumati. Pensate alla Tav. Non romperanno neanche su quello. Che è una cosa enorme, sulla quale sia i gruppi dirigenti che i rispettivi elettorati non potrebbero essere più distanti. E poi. Il reddito di cittadinanza: la Lega l’ha già digerito senza danni. Ancora. Quel barlume di dissenso sul decreto sicurezza i Cinquestelle sembra essere già spento, senza proclami di espulsioni o liste di proscrizione, che non vanno – evidentemente – più di moda. Qualche giorno, e nessuno ricorderà più l’alzata d’ingegno di Paola Nugnes (sinistra di Fico, dicono). Forse neanche lei.
E poi c’è una cosa fondamentale che i verdi e i gialli hanno in comune: i nemici, tanti. E la capacità (il talento) di cibarsene, metabolizzarli e ricavarne energia. Insieme, perché praticamente tutti “i nemici” sono nemici di entrambi. Di Maio non pronuncia il nostalgico “molti nemici, molto onore” che pure Salvini si diverte a evocare. Ma la sostanza non cambia. L’Unione Europea, Bruxelles, Junker. La Bce. I Poteri Forti. I mercati. Soros. Lo spread. Il Pd. I giornaloni. Quelli che preferivano Buzzi e Carminati. I tecnici, specie quelli del ministero dell’economia. Bankitalia. L’Ufficio parlamentare di bilancio. I buonisti pro immigrati, sempre e comunque. Renzi. Tria, forse. Mattarella, a volte.
I nemici. Se non ci fossero, bisognerebbe inventarli.
Consigli per l’ascolto: “Our Love is Here to Stay”, Ella Fitzgerald