Proteste dopo che Di Maio ha annunciato che il gasdotto va fatto perché ci sono "penali per quasi 20 mld". Conte: chi sostiene contrario non sa legge. Ex ministro Calenda: “Vi sta prendendo in giro”. Manifestanti: "Tradito contratto di governo". Sindaco: "Basta bugie"
Tessere elettorali bruciate, insieme a foto di politici del M5S e simboli del Movimento. Giornata di manifestazione contro la Tap (COS'È) a Melendugno, in provincia di Lecce. Tra gli eletti in Salento presi di mira durante le manifestazioni, la ministra del Sud Barbara Lezzi. “Le maniere da teppistello con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere e nulla di cui vergognarmi”, ha replicato su Facebook. E ha aggiunto: "Il Movimento 5 Stelle non ha dato nessuna autorizzazione a Tap, noi ci ritroviamo ora nella condizione di non poter fermare una procedura già chiusa: avviata, svolta e conclusa dal governo precedente". Le proteste sono iniziate dopo che ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha detto che l’opera va realizzata perché ci sono "penali per quasi 20 miliardi di euro". Parole che non sono piaciute all’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, secondo cui il leader del M5s "mente" e deve dimettersi perché sulla Tap non c'è "nessuna penale e nessuna carta segreta". Sulla questione è intervenuto anche il premier Giuseppe Conte: chi sostiene che non ci sono penali non conosce la legge, ha detto. Soddisfatto il vicepremier e alleato di governo Matteo Salvini: "Se l'energia costa meno per famiglie e imprese è solo una buona notizia". Un commento positivo è arrivato anche dal viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia. "Mi pare di capire che sia un capitolo chiuso. È un capitolo importante perché avremo costi energetici più bassi per il sistema industriale, è una cosa positiva. Più c'è la possibilità di differenziare le fonti energetiche meglio è", ha detto durante L'intervista di Maria Latella a Sky tg24.
Conte: chi sostiene che non ci sono penali non conosce la legge
Sulla Tap "chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche. Se il governo italiano decidesse adesso, in via arbitraria e unilaterale, di venire meno agli impegni sin qui assunti anche in base a provvedimenti legislativi e regolamentari, rimarrebbe senz'altro esposto alle pretese risarcitorie dei vari soggetti coinvolti nella realizzazione dell'opera e che hanno fatto affidamento su di essa", ha scritto Conte in una lettera aperta ai cittadini di Melendugno. "Ho detto che adesso è arrivato il momento di 'metterci la faccia' e lo sto facendo io personalmente, a nome del governo. Mi dispiace che i parlamentari pugliesi siano stati criticati e contestati. Sono reazioni che mi sembrano a dir poco ingenerose", ha aggiunto.
Malumori anche nel M5S
Sulla Tap, però, c'è disappunto anche all'interno del M5S. La presenza di penali è stata contestata anche dalla deputata Sara Cunial e dai senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis. "Visto il polverone che si sta scatenando ecco alcune precisazioni - ha scritto Cunial su Facebook -. Sebbene esista un trattato trilaterale, proprio in quel documento sono contenuti i motivi dell'assenza di penali. Nel testo è scritto che le penali sono subordinate agli Hga (Host government agreement) cioè agli accordi tra il governo ospitante e Tap, che l'Italia non ha firmato". Critico anche De Bonis. "Essere un eletto M5S significa essere in contatto con la base accogliendone le istanze per portarle nelle istituzioni", i cittadini "mi chiedono di portare avanti istanze, nessun altro può pilotarmi", ciò "fa di me un dissidente?", si chiede. Anche Tony Trevisi, consigliere regionale, ieri ha espresso tutta la sua delusione.
Le proteste dei No Tap
Tira dritto Di Maio che, appoggiando la linea del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha ceduto su quello che era stato uno dei cavalli di battaglia alle elezioni, scatenando così la rabbia del movimento No Tap contro il M5s, con attivisti che da ieri protestano strappando le tessere elettorali. Oggi i manifestanti sono andati sotto la sede della delegazione della Capitaneria di porto di San Foca, la marina di Melendugno in cui approderà il gasdotto, con un manifesto composto dalle fotografie dei pentastellati che si erano impegnati in prima persona sull'argomento gasdotto, a partire da quella del ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Ma c'erano anche le immagini di Di Maio e Alessandro Di Battista - che in campagna elettorale aveva assicurato: "Una volta al governo bloccheremo il progetto in 15 giorni" - insieme a quelle di diversi parlamentari eletti in Salento. "Avete tradito il contratto di governo sottoscritto con i vostri elettori - si legge sul manifesto - che prevede la partecipazione dei cittadini nelle decisioni che li riguardano e un'analisi costi/benefici sulle grandi opere. Con il vostro voltafaccia avete dimostrato di essere peggio dei vostri predecessori. Se vi resta ancora un minimo di dignità e onestà dimettetevi". Alcuni attivisti hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento.
Il sindaco Potì: Di Maio e la presidenza del Consiglio non dicano bugie
A ricordare le parole di Di Battista ci ha pensato il sindaco di Melendugno, Marco Potì, che ha definito la Tap “una follia ingegneristica” e si è rivolto al premier Conte “per ricordargli che ci sono degli impegni elettorali e che il voto dei cittadini è una cosa seria”. E il primo cittadino, sul tema dei risarcimenti, ha ricordato anche che “non c’è nessun contratto tra lo Stato e Tap. Di Maio non dicesse le bugie, la presidenza del Consiglio dei ministri non dicesse le bugie che siamo in grado di smentire”.
Di Maio: ho studiato le carte per mesi, non possiamo fare altrimenti
Ieri sui social i No Tap avevano già lanciato una campagna per far dimettere gli eletti del M5S, a cui ha risposto Di Maio dal suo tour in Sicilia: "Ho studiato le carte per tre mesi. Vi assicuro che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente".
Calenda: Di Maio imbroglione come sull’Ilva
E contro Di Maio si è scagliato anche il suo predecessore al Mise, che lo ha accusato di fare una "sceneggiata" e di "tradire i suoi elettori": "Sapeva da sempre (non essendoci penali e carte segrete) e dunque vi ha preso in giro - ha scritto Calenda su Twitter rispondendo a dei follower - Quello che ha dichiarato ora per tirarsi fuori dall'ennesima figuraccia è una menzogna. Dover spiegare queste cose ai sostenitori dell'onestà è triste". Secondo Calenda, "lo Stato ha solo autorizzato un'opera privata alla luce del sole (e in piena legittimità). Se revoca l'autorizzazione paga i danni a seguito di un arbitrato". "Si sta comportando da imbroglione come sull'Ilva - ha aggiunto l’ex ministro - non esiste una penale perché non c'è un contratto", semmai ci potrebbe essere "una richiesta di risarcimento" da parte dell'impresa "visto che sono stati fatti investimenti a fronte di un'autorizzazione legale".