Cara Europa, me ne frego

Politica

Massimo Leoni

Il rapporto deficit/pil al 2,4% è solo l'ultima sfida a Bruxelles. Che resta cauta, perché non capisce

Poteva andare peggio. Poteva piovere, all’indomani del Nadef del popolo (#notadiaggiornamentodeldocumentodieconomiaefinanzadelpopolo). Oppure lo spread poteva esplodere oltre i 300 punti base. Invece su palazzo Chigi splende il sole. E lo spread è a 280, cresce ma non esplode. Pure dalle parti di Bruxelles le parole sono pesate con estrema attenzione, come non sempre è accaduto nelle ultime settimane. Moscovici è uno di quelli che non sempre ha pesato le parole. Stavolta volano leggere come piume: "Non abbiamo alcun interesse ad aprire una crisi tra l'Italia e la Commissione, ma non abbiamo neanche interesse a che l'Italia non riduca il suo debito pubblico, che rimane esplosivo", dice il commissario. E aggiunge che le sanzioni sono possibili, ma che lui – per carattere – le eviterebbe.

L’Europa è cauta perché non capisce. E spesso, di ciò che non si capisce, si ha paura. Perché a Bruxelles ragionano così: gli italiani sono simpatici e sono pure tanti. Quindi in questi anni abbiamo concesso loro di fare un po’ come gli pare: la flessibilità in cambio di riforme, in cambio degli 80 euro, in cambio dell’accoglienza ai migranti, in cambio del quantitative easing… E così via fino a ieri: abbiamo parlato con Giovanni, il ministro Tria. Lui, così a modo che nemmeno sembra un italiano. Gli abbiamo detto che l’Italia nel 2019 doveva avere il rapporto deficit/pil allo 0,8% ma che a noi piacciono i giovani di talento e quindi potevamo arrivare all’1,6. Così non perdiamo tempo e siamo tutti contenti. Un'offerta che non si poteva rifiutare. E invece…

E invece è arrivato lo schiaffo del 2,4. E allora a Bruxelles cominciano a pensare che all’Italia dell’Europa (almeno di questa Europa) importa poco o nulla. Che gli italiani – che sono simpatici ma sono pure tanti – possono essere i picconatori di un Europa mai così fragile. E che gli italiani – simpatici, tanti e pure furbi – hanno davvero un piano B per fare a meno dell’Europa, visto come la trattano. Un piano che guarda altrove – magari a Est, magari molto a Est - per trovare sostenitori di un debito che crescerà ancora, che destabilizza l’euro (o forse crescerà proprio per destabilizzarlo) - e che tra poco la Bce non comprerà più.

Sembra fantapolitica. Però il piano avrebbe una sua logica, anche se non compare nel contratto di governo e non è stato votato da nessuno. La festa dei parlamentari del Movimento per il deficit a 2,4 – che pure non sta nel contratto e non è stato votato da nessuno – sembra meno logica. Lo so, si festeggia il reddito di cittadinanza, l’abolizione della Fornero, l’embrione della flat tax. Ma dopo la festa, qualcuno si interroghi sulle conseguenze della manovra del popolo. E qualcuno le spieghi, al popolo della manovra.

Ps. Giovanni Tria oggi – 28 settembre – compie 70 anni. Junker voleva fossero 71,6, Di Maio 72,4. Niente da fare, il ministro non ha ceduto: restano 70. Auguri.  

Consigli per l'ascolto: "The Final countdown", Europe

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