Governo Lega-M5S, alla ricerca dell'intesa sul programma economico

Politica

Simone Spina

Flat tax, reddito di cittadinanza e pensioni: sono questi i punti principali sui quali Cinque Stelle e Lega stanno cercando un accordo per un programma economico in vista di un nuovo esecutivo

Taglio delle tasse, aiuti a chi è in difficoltà e pensioni. Sono questi i punti principali sui quali Cinque Stelle e Lega stanno cercando un accordo per un programma economico in vista di un governo giallo-verde. Una discussione cruciale, dalla quale può dipendere l’effettivo varo di un Esecutivo.

Flat tax

Partiamo dal Fisco. È la flat tax il punto di discussione che, una volta trovata l’intesa, avrebbe il maggior impatto sulle casse pubbliche. Si tratterebbe di tassare i redditi delle famiglie con una sola aliquota (anziché le cinque adesso esistenti) fissata al 15%, insieme a deduzioni legate al numero di figli o il coniuge a carico. A questo scaglione, però, se ne potrebbe affiancare un altro a livello più alto, forse al 20%, destinato ai redditi sopra gli 80mila euro lordi l'anno. La riduzione delle imposte riguarderebbe anche le imprese, con un taglio che dovrebbe portare l’imposizione al 15%. L'effetto di un taglio così drastico sarebbe un minor gettito per le casse dello Stato che, nella sua formula originaria, cioè prima del voto, il partito di Matteo Salvini stimava in 63 miliardi di euro (48,5 per le persone fisiche e 14,8 miliardi per le aziende). Come coprire questo buco? Per la Lega ci penserebbe la maggior crescita economica, ma la gran parte degli economisti non è convinta che lasciare più soldi a famiglie e aziende darebbe una spinta sufficiente al Prodotto Interno Lordo.

Reddito di cittadinanza

Trovare una misura a sostengo del reddito è il cavallo di battaglia dei Cinque Stelle. Finora le discussioni si sono concentrate sul potenziamento dei centri per l'impiego, che costerebbe due miliardi l'anno. Gli aiuti veri e propri a chi è in difficoltà potrebbero partire in maniera progressiva. L'idea propugnata in campagna elettorale da Di Maio era di dare un sussidio di 780 euro al mese a chi è senza lavoro e di integrare i redditi bassi, con l'effetto che una famiglia di tre persone potrebbe ricevere 1.560 euro al mese. Per l'Istat il costo di una misura del genere si aggirerebbe intorno ai 15 miliardi. Ma, complice l’indeterminatezza di alcuni aspetti della proposta M5S, il presidente dell’Inps Tito Boeri parla di una spesa di oltre 30 miliardi. Cifre, in ogni caso, difficili da finanziare. Per questo si starebbe adesso ragionando su un modello meno oneroso, con sussidi ai disoccupati finalizzati alla ricerca concreta di un lavoro e aiuti alle famiglie povere. Dettagli e numeri, finora, non ne sono emersi, quindi forse si tenterà di andare oltre l'attuale reddito d'inclusione, che arriva a un massimo di 490 euro al mese per una famiglia di cinque persone.

Pensione

Per quanto riguarda le pensioni, Cinque Stelle e Lega parlano di superamento della Legge Fornero, non di abolizione. Spazzare via la riforma della previdenza varata nel pieno della crisi costerebbe in media 20 miliardi l’anno e la Ragioneria Generale dello Stato ha calcolato che quella normativa  garantisce risparmi per 350 miliardi tra il 2012 e il 2060. Numeri da capogiro, per questo forse si ragiona solo su un ritorno al sistema "quota 100", intendendo con questo la somma tra età e contributi sufficienti a lasciare al lavoro, nonché all'accesso alla pensione con 41 anni di versamenti a prescindere da quanto si è anziani. Il peso di questo intervento sull’Erario sarebbe di 5-7 miliardi.

I vincoli di bilancio

In ogni caso, qualsiasi progetto di un governo giallo-verde dovrà scontrarsi con il programmato aumento dell'Iva. Senza alcun intervento, l’imposta sui consumi da gennaio salirà dal 10 al 11,5 per cento e dal 22 al 24,2 per cento. Si tratta di incrementi previsti a salvaguardia dei conti pubblici: per evitarli bisogna trovare 12,5 miliardi entro dicembre, cioè con la prossima legge di Bilancio. E non è finita qui. Entro la fine di maggio probabilmente arriverà un’altra tegola. La Commissione europea potrebbe ufficialmente imporci quello che già ci ha fatto capire da mesi: una manovra correttiva da quasi 5 miliardi per correggere i nostri conti. Insomma, di soldi per un programma condiviso, ne rimarrebbero comunque pochi.

 

Politica: I più letti