Pd, guerra dei numeri in direzione. Caos su sito contro intesa M5S

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Alla vigilia della riunione oltre 100 parlamentari dicono no alla conta e alla fiducia a governi a guida Salvini o Di Maio. Scontro per il sito 'Senzadime' che fa la lista dei favorevoli all'accordo con i pentastellati. Renzi: niente pretesti per rompere unità

Alla vigilia della Direzione del Pd è muro contro muro tra i renziani e l'area che si riconosce nella guida di  Maurizio Martina. Oggetto dello scontro, oltre a un governo con il M5s, anche le dinamiche interne, la guida del partito e il mandato del  reggente. Tensioni dopo un documento ("la  pace di Lodi") preparato da Lorenzo Guerini e offerto a tutto il  partito: 3 punti per dire, in sostanza, no alle conte interne, no a un governo con M5s o Lega e sì a riscrivere con tutti i partiti le  regole.

Il sito "Senza di me"

Seppure nato con le migliori intenzioni ("è un appello a trovare  l'unità", spiega il coordinatore) il documento viene letto dalla opposta sponda del Nazareno come "una conta per  evitare la conta", spiega Andrea Orlando. A gettare benzina sul fuoco, un sito (senzadime.it) che pubblica nomi e cognomi dei  componenti della Direzione e la loro posizione sull'alleanza con il M5s: "Una lista di proscrizione", si indignano tutti i non renziani. "C'è  qualcosa di profondo che non va", twitta Dario Franceschini.

Le opzioni in campo

Intanto, le posizioni di irrigidiscono. Mentre i renziani fanno  trapelare il successo del documento Guerini (77 deputati, 52 senatori  e 123 componenti la Direzione, tra cui i capigruppo Marcucci e Delrio  e ministri come Carlo Calenda), l'area che sostiene il reggente si  compatta e replica: “È pronto l'Odg da votare in Direzione sulla  fiducia a Martina". Per i non renziani (una vasta area che mette  insieme franceschiniani, orlandiani, governisti e altri) sono i no alla linea indicata dall'ex segretario in tv ad avere la maggioranza in Direzione ed è per questo, per scongiurare una  sconfitta, che è nato il documento Guerini.

Alle 15 la direzione Pd

A spingere sono i franceschiani e gli orlandiani.  "Domani serve un voto, e chiarezza", dice Gianni Cuperlo. Quello sui  numeri è "un bluff" dei non renziani, liquida intanto lo stesso Renzi  parlando della faccenda con qualche senatore a palazzo Madama. I renziani fanno trapelare che la convocazione  dell'Assemblea e l'avvio del percorso congressuale non è più  rinviabile e dovrà essere deciso domani in Direzione: "Martina non è  adatto a gestire questa fase". Pronti candidati renziani alla segreteria come Guerini e Ettore Rosato e la data  dell'Assembla, subito: a metà maggio.

Renzi: niente pretesti per rompere l'unità

La tensione resta alta per tutta la giornata ma, intanto, pontieri come lo stesso Guerini e Graziano Delrio si erano da subito messi  all'opera per una soluzione. Facendo leva, tra l'altro, sulle parole  di Renzi al Senato: "Spero ci sia unità e che nessuno utilizzi  pretesti per rompere". L'ipotesi a cui si sta lavorando in queste ore  è un Odg che richiami in parte il documento Guerini (il punto 3,  quello più condiviso) e indichi una data per l'Assemblea. "Se il  discorso di Martina domani in Direzione avesse toni condivisibili, si  potrebbe chiudere così. Di fatto, anche senza esplicitarlo, sarebbe  l'ok al reggente. Fino all'Assemblea. Come, del resto, si è sempre  detto", spiega un big che sta lavorando alla mediazione.

Franceschini: serve voto esplicito

Per Franceschini, "l'unità si può costruire facilmente ma partendo da  un voto esplicito di fiducia della Direzione al segretario reggente,  atto minimo ma indispensabile per dargli la forza di gestire una fase  così difficile, sino all'Assemblea o al Congresso, vedremo. E sono  certo che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l'unità del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario".

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