Settant’anni fa entrava in vigore la Costituzione italiana

Politica

Domenico Motisi

La Costituzione italiana celebra i suoi 70 anni. Era l'1 gennaio 1948 quando entrò in vigore
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Era l’1 gennaio 1948 quando la Carta, firmata dal capo dello Stato Enrico de Nicola il 27 dicembre 1947, diventava ufficialmente il testo fondamentale della Repubblica. Ecco la sua storia, le sue caratteristiche e quali sono le iniziative che ne celebrano l’anniversario

Settant'anni fa, l’1 gennaio 1948, entrava ufficialmente in vigore la Costituzione italiana. Il testo era stato approvato dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgato dall’allora capo provvisorio dello Stato, Enrico de Nicola, cinque giorni dopo. Definita da Roberto Benigni come "la più bella del mondo", la Carta stabilisce i fini dello Stato e i principi relativi alla sua organizzazione e al suo funzionamento. Nel corso dei decenni, la Costituzione è stata oggetto di modifiche, discussioni e scontri politici. Adesso, a 70 anni dalla sua entrata in vigore, è stato organizzato un tour in dodici tappe per portarla fisicamente e idealmente in giro per l'Italia, per avvicinarla ai cittadini in modo da rafforzare il senso di appartenenza alla Repubblica.

Com’è composta la Costituzione

Il testo, di cui esistono tre copie originali, una delle quali è conservata nell'archivio storico della presidenza della Repubblica, è composto da 139 articoli, ma cinque di questi (115, 124, 128, 129 e 130) nel corso degli anni sono stati abrogati. A sua volta, la Carta è suddivisa in quattro sezioni: i principi fondamentali, i diritti e i doveri dei cittadini, l’ordinamento della Repubblica (ovvero come funziona e come è organizzato lo Stato) e le disposizioni transitorie finali che servirono nei primi anni del dopoguerra per passare dal sistema monarchico a quello repubblicano.

Un lavoro lungo un anno e mezzo

Il testo è frutto di un lavoro lungo 18 mesi, nei quali l’Assemblea Costituente discusse tutti i 139 articoli prima di presentare la versione definitiva. Tra i protagonisti di quella stagione e Padri costituenti, i leader dei grandi partiti antifascisti: da Alcide De Gasperi (Democrazia cristiana), a Palmiro Togliatti (Partito comunista italiano), da Giuseppe Saragat (Partito socialista italiano) a Bernardo Mattarella (il padre dell'attuale presidente della Repubblica ed esponente della Dc), da Concetto Marchesi (Pci) a Piero Calamandrei (Gruppo autonomista). Tra loro anche 21 donne. Nove esponenti Dc e altrettante del Pc, tra cui Teresa Mattei, la più giovane deputata italiana all'Assemblea, e Nilde Iotti, che sarà eletta presidente della Camera nel 1979. Poi anche due socialiste e un'appartenente al movimento dell'Uomo qualunque, in rappresentanza delle donne che per la prima volta nella storia italiana, il 2 giugno 1946, avevano esercitato il diritto di voto.

Come e quando è stata cambiata la Costituzione

Una delle caratteristiche fondamentali della nostra Costituzione è la sua rigidità. Ciò vuol dire che può essere modificata solo con un apposito provvedimento detto di "revisione costituzionale". Questo procedimento è descritto dall’art. 138 della Costituzione stessa, il quale prevede che il testo di legge deve avere il via libera due volte da ogni Camera prima di approvare la modifica del testo. Inoltre, tra la prima e la seconda votazione deve intercorrere un periodo di tempo non inferiore a tre mesi. Nel momento in cui la revisione costituzionale passa a maggioranza qualificata, cioè con i due terzi dei voti di senatori e deputati, la legge sarà considerata approvata in via definitiva. Nel caso in cui, invece, ottenesse la maggioranza assoluta (ovvero un numero di voti superiore alla metà), la legge potrebbe essere sottoposta, entro tre mesi dalla sua approvazione, a un referendum, su richiesta degli stessi parlamentari (purché siano almeno un quinto) oppure di 500mila elettori o di cinque consigli regionali. In questo caso, la legge entra in vigore solo se la maggioranza dei cittadini voterà a favore. Dalla sua nascita ad oggi sono state 16 le leggi di revisione costituzionale. Tra queste, l’ultima è quella del 2012 quando fu introdotto il principio del pareggio di bilancio in Costituzione durante il governo Monti.

Il ricorso al referendum

In tre casi c’è stato il ricorso al referendum costituzionale. Nel 2001 per la riforma del Titolo V che fu approvata dopo la vittoria del sì alla consultazione popolare. Nel 2006 per la riforma della seconda parte della Costituzione approvata in Parlamento dalla maggioranza dell’allora governo Berlusconi ma bocciata al referendum. Nel 2016 per la riforma costituzionale Renzi-Boschi, anche questa bocciata al termine delle consultazioni referendarie.

La riforma "Renzi-Boschi"

L’ultimo tentativo in ordine cronologico di revisione costituzionale è stato quello proposto durante il governo Renzi. La riforma, che portava il nome dell’attuale segretario del Partito democratico e dell’allora ministra Maria Elena Boschi, era nata con un disegno di legge presentato l'8 aprile 2014 e prevedeva "il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione". Il testo fu approvato dal Parlamento italiano il 12 aprile 2016 e sottoposto a referendum il 4 dicembre 2016. La consultazione si è caratterizzata per un’affluenza alle urne pari a circa il 65 per cento degli elettori residenti in Italia e all'estero. I pareri contrari alla riforma hanno superarato il 59 per cento delle preferenze espresse. Non essendo previsto un quorum di votanti, la riforma fu bocciata.

Il "Viaggio della Costituzione"

A poco più di un anno dal referendum del 4 dicembre 2016, la Carta costituzionale compie 70 anni e viene celebrata dalla Presidenza del Consiglio attraverso un vero e proprio "Viaggio della Costituzione", un tour in dodici tappe per portare la Carta fisicamente e idealmente in giro per l'Italia. L'obiettivo è quello di farla conoscere ai cittadini in modo da rafforzare il loro senso di appartenenza alla Repubblica. La prima tappa è stata l'11 settembre a Milano, città simbolo della Resistenza, con una cerimonia inaugurale a Palazzo Reale, alla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala, del presidente del Comitato storico scientifico per gli anniversari di interesse nazionale Franco Marini, del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e del ministro Luca Lotti. Quell'appuntamento venne dedicato al primo articolo della Carta costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Le altre tappe

Dopo Milano, la Costituzione ha fatto tappa a Catania il 5 ottobre, quindi il 23 novembre a Reggio Calabria e il 14 dicembre a Bari. Adesso il giro proseguirà a Cagliari (gennaio), Aosta (febbraio), Roma (marzo), Venezia (aprile), Firenze (maggio), Trieste (giugno), Assisi (luglio), per chiudersi a Reggio Emilia nell'agosto del 2018. A ciascuna delle città è associato uno dei primi dodici articoli, recanti i principi fondamentali, e un tema, intorno al quale saranno promosse occasioni di incontro e dialogo. Ad accompagnare la Carta Costituzionale in questo viaggio, una mostra itinerante arricchita da approfondimenti grafici e multimediali: filmati storici, frasi celebri di personaggi chiave, commenti audio ai 12 articoli fondamentali affidati alle parole di Roberto Benigni. Al termine del percorso, i visitatori potranno rinnovare la propria adesione alla Costituzione con un atto simbolico: l'apposizione di una firma "virtuale" accanto a quella dei Padri Costituenti. 

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