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Referendum autonomia Lombardia e Veneto, vince il Sì: cosa succede ora

Politica

Le due Regioni, con diverse affluenze, si sono espresse a favore dell'autonomia e possono avviare l’iter istituzionale per ottenere più competenze da Roma. Zaia chiede statuto speciale. Ecco quali sono i prossimi passi e i tempi necessari. L'ANALISI DEL VOTO

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Il referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto si è concluso con la vittoria schiacciante dei Sì e con affluenze diverse tra le due Regioni: Molto alta, 57%, in quella guidata da Luca Zaia. Più bassa in quella governata da Roberto Maroni, dove si è attestata intorno al 39%. In entrambi i casi, però, la percentuale dei favorevoli al quesito autonomista ha trionfato, oscillando tra il 95 e il 98%. Cosa succede adesso con la vittoria del Sì? Quali sono le prossime mosse istituzionali che potranno compiere i due governatori? Cosa cambia nell’immediato? 

Ecco quali saranno le conseguenze del voto in Lombardia e Veneto:

Gli effetti

L'esito dei referendum non avrà effetti immediati. Le due Regioni dovranno adottare una delibera e potranno avviare una trattativa con lo Stato per ottenere maggiore autonomia su una serie di materie. E grazie alla larga vittoria dei Sì, avranno un maggior peso politico da far valere al tavolo con il governo. Gli eventuali nuovi trasferimenti di competenze non produrranno in alcun modo la nascita di nuove Regioni a statuto speciale, per le quali servirebbe una modifica costituzionale.

L’iter

La procedura per una maggiore autonomia regionale è disciplinata dall'articolo 116 della Costituzione: dopo i negoziati di intesa tra lo Stato e la Regione interessata si procede con una legge statale (su iniziativa regionale). La legge dovrà infine essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. La maggiore autonomia può riguardare 23 materie, cosiddette trasferibili o concorrenti. Zaia e Maroni hanno già detto che chiederanno tutte le 23 competenze.

Le materie trasferibili

Le materie sulle quali è possibile trasferire maggiore autonomie alle regioni sono 23. Venti sono quelle di "legislazione concorrente", indicate dall'articolo 117 della Costituzione: vanno dai rapporti internazionali al lavoro, dall’istruzione alla ricerca scientifica, dalla salute all’energia. Le altre tre materie - organizzazione della giustizia di pace, norme generali sull'istruzione e tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali - sono di competenza esclusiva dello Stato ma possono essere trasferite alle Regioni in base all'articolo 116 della Costituzione, che prevede condizioni particolari di autonomia.

La questione fiscale

Nessuna possibilità di autonomia fiscale è invece possibile per le Regioni, dal momento che l'articolo 117 della Costituzionale elenca "moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie" tra le materie di competenza esclusiva dello Stato. Il ministro per l’Agricoltura Martina ha affermato: “Discuteremo, ma non su materie fiscali”. Concetto ribadito anche dal collega per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, secondo cui “la materia fiscale non fa parte dell'articolo 116”. Eppure Zaia ha detto di voler “trattenere in Veneto i 9/10 delle tasse” che verrebbero poi utilizzati in totale autonomia sul territorio sulle materie trasferibili. Un’ipotesi già bocciata dall’esecutivo. Come spiegano gli esperti, l’autonomia non darà “più risorse”, perché le maggiori competenze devono avvenire senza squilibri per le finanze pubbliche. Cambierà solo chi le utilizza, dallo Stato alla Regione.

Le prossime mosse di Zaia

Il governatore del Veneto Luca Zaia, poche ore dopo il voto, ha già tenuto una giunta straordinaria in cui sono stati approvati all'unanimità tre punti all'ordine del giorno: una proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento che prevede due letture in giunta, una immediata e una seconda dopo un confronto con gli stakeholders del territorio; la costituzione di una “Consulta per l'autonomia del Veneto” che chiamerà tutti ad esprimere pareri e nel giro di 15 giorni arriverà ad una seconda lettura con tutte le eventuali osservazioni ed emendamenti; un disegno di legge per l'autonomia speciale che completa le richieste d’autonomia. Si tratta, per Zaia, "del disegno di legge più breve della storia: ha infatti un solo articolo e chiede di inserire nell'elenco delle Regioni a Statuto Speciale dopo le parole Val d'Aosta la dicitura 'e il Veneto’”. Zaia ha detto di voler chiudere la partita per l'avvio della trattativa con il governo entro fine anno, ai primi di dicembre. "Incontreremo il presidente del Consiglio quando avremo la delibera con il nostro disegno negoziale”, ha aggiunto il governatore.

Le prossime mosse di Maroni

Roberto Maroni si è detto “soddisfatto" del voto perché ora può partire la fase negoziale col governo. Martedì 24 ottobre si avvia la discussione in Consiglio regionale lombardo da cui dovrà emergere la delibera da portare al negoziato. Poi verrà composta una delegazione trasversale che si sederà al tavolo con Roma. Lombardia e Veneto devono però accelerare i tempi: nel 2018 si vota per le elezioni politiche e c’è il rischio che la trattativa con l’attuale governo si debba ricominciare da zero tra pochi mesi con un nuovo esecutivo al tavolo.