Ddl cannabis alla Camera: ecco che cosa prevede. SCHEDA

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Il ddl intende regolare l'uso terapeutico della cannabis (Getty Images)

Il testo approda in Aula. Prevede norme sull'uso terapeutico, ma esclude la liberalizzazione. La discussione partirà a novembre, poi il passaggio in Senato

Il disegno di legge sull'uso terapeutico della cannabis arriva alla Camera. Si tratta, però, di un rapido passaggio per avviare l'iter. La discussione, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei capigruppo, inizierà a novembre.

Cannabis solo per uso medico

Si tratta di un testo composto da 10 articoli, con l'obiettivo di "regolamentare l'uso dei medicinali di origine vegetale a base di cannabis, garantendo - si legge nel ddl - l'equità nell'accesso a tali medicinali da parte dei pazienti mediante la fissazione di criteri uniformi sul territorio nazionale". Si tratta quindi di una legge che si focalizza solo sull'uso terapeutico e non sulla liberalizzazione.

La gestione pubblica

Mario Marazziti, presidente della commissione Affari sociali della Camera, ha spiegato i ritocchi dell'ultima ora: "La coltivazione e trasformazione della cannabis potrà essere effettuata anche da altri enti o imprese oltre allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. In questo modo si supera il monopolio, cioè la produzione esclusiva, in caso di necessità. Ovviamente - chiarisce - la coltivazione e trasformazione avverrà in modo controllato e gli altri enti saranno individuati con decreto del ministro della Salute".

L'iter per la produzione da parte di enti privati

L'intera filiera resta quindi sotto stretto controllo pubblico, anche se si apre alle imprese private. Lo sancisce anche l'articolo 6: "Qualora risulti necessaria la coltivazione di ulteriori quote di cannabis oltre quelle coltivate dallo Stabilimento di Firenze, possono essere individuati, con decreto del ministro della Salute, uno o più enti o imprese, da autorizzare alla coltivazione e trasformazione della cannabis, con l'obbligo di operare in base alle procedure indicate dallo stesso Stabilimento".

Il ruolo delle Regioni

Il fabbisogno - e di conseguenza l'eventuale estensione per la produzione alle imprese private - sarà definito in base alle richieste provenienti dalle Regioni. L'articolo 5 del ddl stabilisce infatti che dovranno essere gli organi territoriali a comunicare un volta all'anno, "entro il 31 maggio, all'Organismo statale per la cannabis, la quantità di sostanza attiva a base di cannabis di cui necessitano per l'anno successivo".

Aggiornamento dei medici

L'aggiornamento dei medici in materia prevederà appositi crediti formativi per una conoscenza specifica dei medicinali a base di cannabis. La legge indica anche, spiega la promozione di studi clinici ed epidemiologici su un uso appropriato dei medicinali, che potranno usufruire di modalità prescrittive semplificate per la terapia del dolore.

Prescrizione fino a tre mesi

Il medico dovrà effettuare la prescrizione del trattamento, che non potrà essere superiore a tre mesi. I dati relativi ai pazienti trattati andranno trasmessi, in modo anonimo, ogni anno all'Istituto superiore di sanità.

I tempi per l'approvazione

Quanto ai tempi fissati per l'esame in Aula, Marazziti ha sottolineato che ci sarà "un calendario spezzettato". Anche se "ci sono comunque i tempi per l'approvazione della legge entro la legislatura. L'esame della Camera, che inizierà a novembre, dovrebbe durare un mese. Il provvedimento dovrebbe quindi passare al Senato entro dicembre. A Palazzo Madama, prevede Marazziti, salvo problematiche "dovrebbe essere approvato in tempi brevi”.

Favorevoli e contrari

Il presidente della commissione Affari sociali ha chiarito che in aula "non ci sono gruppi contrari e c'è un'ampia condivisione". Tuttavia, non sono mancate le crepe: il M5S si è astenuto sul mandato al relatore, non condividendo il fatto che il ddl non comprenda anche le altre parti relative alla liberalizzazione della cannabis. Anche altri gruppi richiedono un provvedimento più ampio: Daniele Farina, deputato di Sinistra Italiana-Possibile, si è dimesso dall'incarico di relatore proprio perché il ddl non comprende una più estesa liberalizzazione (contenuta nel testo originario). Sono stati infatti bocciati gli ultimi tentativi di reintrodurre, tramite emendamenti, indicazioni su autocoltivazione e uso personale.

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