Il Consiglio dei ministri vara un decreto con l'obiettivo si trasformare alcuni reati in illeciti amministrativi ed ottenere così sanzioni rapide e certe. Tra gli interventi, anche i soggetti già autorizzati a coltivare droga leggera per uso medico che violino le prescrizioni
Trasformare alcuni reati in illeciti amministrativi, anche per deflazionare il sistema penale, sostanziale e processuale, e per rendere più effettiva la sanzione. E' questo l'obiettivo della riforma varata dal Consiglio dei ministri in materia di depenalizzazione.
Secondo il ministero della Giustizia, rispetto a tali illeciti ha più forza di prevenzione, generale e speciale, una sanzione certa in tempi rapidi che la minaccia di un processo penale che per il particolare carattere dell'illecito e per i tempi stessi che scandiscono il procedimento penale rischia di causare la mancata sanzione.
Sono quindi depenalizzati tutti i reati per i quali è prevista la sola pena della multa o dell'ammenda previsti al di fuori del codice penale e una serie di reati presenti invece nel codice penale.
Rimangono dentro il sistema penale, e quindi esclusi dal provvedimento, i reati che pur prevedendo la sola pena della multa o dell'ammenda attengono alla normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ambiente territorio e paesaggio, sicurezza pubblica, giochi d'azzardo e scommesse, armi, elezioni e finanziamento ai partiti.
Cannabis - Tra gli interventi normativi sono stati anche inseriti anche quelli sulla cannabis e la guida senza patente. Dopo i timori emersi sulla stampa per un'ipotesi di depenalizzazione della coltivazione della cannabis, il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva già chiarito che la norma riguarda solo i soggetti già autorizzati a coltivare cannabis per uso terapeutico che violino le prescrizioni, comportamento che da illecito penale passa a illecito amministrativo. Per ora, quindi, fuori da questo quadro, coltivare cannabis in grandi quantità resterà reato. Non è questo, in ogni caso, il cuore del provvedimento: i casi di irregolarità in quest'ambito sono pochi e non costituiscono un particolare aggravio per i tribunali.
Guida senza patente - La stessa transizione a illecito amministrativo è prevista per la guida senza patente: la prima volta che si è pizzicati, non sarà più reato. Fino a oggi la sanzione prevista dal codice della strada va da 2.257 a 9.032 euro, ma la deve comminare un giudice dopo un processo. E spesso va tutto in fumo causa prescrizione. Con le nuove regole, invece, per chi guida con la patente non in regola scatterebbero subito fermo e confisca amministrativa del mezzo, e una multa ben più salata: da 5mila a 30mila euro. Resta inoltre la sanzione penale in caso di recidiva.
Gli altri reati - L'idea di fondo, quindi, è che il rischio di pagare somme molto più alte sia un deterrente più efficace del tribunale. E questa è la filosofia di tutto il pacchetto normativo, che punta a decongestionare i palazzi di giustizia, evitando vi finiscano procedimenti su condotte di scarso rilievo, con costi per Stato e pochi benefici.
Nel novero ci sono reati attualmente puniti solo con la pena pecuniaria: omesso versamento di ritenute previdenziali entro i diecimila euro, atti osceni, pubblicazioni e spettacoli osceni, rifiuto di prestare la propria opera in occasione di tumulto, abuso della credulità popolare, rappresentazioni teatrali e cinematografiche abusive, atti contrari alla pubblica decenza, noleggio di materiale coperto da copyright, installazione e uso di impianti abusivi di carburante. La sanzione potrà andare, a seconda dei casi, dai cinquemila ai trentamila euro.
Passano invece da reati a illeciti civili: ingiuria, danneggiamento semplice, appropriazione di cose smarrite, furto da parte di un comproprietario (tutti con sanzioni pecuniarie da 100 a ottomila euro), falsità in scrittura privata (da 200 a 12 mila euro). La persona offesa non dovrà più sporgere querela, ma chiedere il risarcimento del danno al giudice civile.