Senato, minoranza dem manda sotto il governo

Politica
senato

Sulla riforma della Rai diciannove senatori del Pd votano insieme all'opposizione e bocciano un emendamento dell'esecutivo. Orfini: "Così si lavora per smontare il partito". In bilico ora la riforma della P.A. e le Unioni civili

Il giorno dopo la nascita del gruppo dei verdiniani a Palazzo Madama, la sinistra dem avverte Matteo Renzi, mandando sotto il governo su un emendamento al canone Rai: siamo determinanti, è il messaggio, per mandare in porto le riforme. Uno "sgambetto" che il premier minimizza, convinto che nessuno fermerà le riforme, ma che manda su tutte le furie i renziani per i quali ormai la minoranza gioca allo sfascio facendo "il partito nel partito". Ma alla fine, è la tesi della maggioranza, "è un boomerang che fa passare il messaggio che allora è giusto aprire ai verdiniani".

 

Tutte le riforme in bilico - Non è un mistero che a Palazzo Madama la maggioranza si regga su pochi voti di scarto. Per evitare prove di forza ed usare l'estate per cercare un'intesa con la minoranza, Renzi aveva deciso di rinviare a settembre le riforme costituzionali. Ma anche la riforma della pubblica amministrazione, per la quale il governo voleva provare lo sprint entro la pausa estiva, è in bilico e per cercare la quadra con Ncd slittano dopo l'estate anche le unioni civili. Ma è la nascita di Ala, il movimento dell'ex braccio destro di Berlusconi, ad aver alzato il livello della tensione, già alta, tra maggioranza e minoranza dem.

 

Orfini: "Così si lavora per smontare il partito" - "Invece di cercare un confronto con noi, il ministro Boschi oggi fa un'intervista sull'Unità per dire che siamo quattro gatti", si sfoga uno dei sostenitori dell'emendamento "trappola", confermando la prova di forza del voto fatta oggi. Una prova di esistenza in vita, ribattono i renziani, su un "emendamento insignificante" che non cambia il cuore della riforma Rai e che in ogni caso potra' essere inserito quando il ddl andra' alla Camera. "Quanto accaduto oggi al Senato è incomprensibile". Così "non si lavora per rafforzare un partito ma per smontarlo", avverte il presidente del Pd, Matteo Orfini

 

Renzi comunque deciso ad arrivare fino al 2018 - La cosa grave per i fedelissimi del premier è che ormai su ogni tema e argomento la sinistra si smarca, attacca e va per la strada opposta. "Che sia il sud, vedi oggi l'interpellanza di Speranza e Cuperlo, o la Rai o la giustizia ogni occasione è buona per dare contro o provare un'imboscata", è l'analisi del vertice dem. Per arginare il "liberi tutti" alla Camera il capogruppo Ettore Rosato ha dato vita ad un comitato per rafforzare le regole sulla disciplina interna. Strada che al Senato in base a regole del gruppo non è percorribile, spiegano ambienti dem di Palazzo Madama. Ma per il pasdaran Roberto Giachetti la soluzione è una e finale: "davanti questo atteggiamento irresponsabile e autolesionistico da parte della minoranza bersaniana" è meglio andare a elezioni anticipate per "fare chiarezza" dentro il partito e dentro i gruppi parlamentari. Show down che Renzi non condivide affatto deciso ad arrivare al 2018. Se la minoranza va avanti così, spiegano ambienti di maggioranza, non è più un tabù che le riforme necessarie al paese si faranno con chi ci sta.

 

Politica: I più letti

[an error occurred while processing this directive]