I lavori proseguono in commissione per tutta la settimana: saltano i deputati dem contrari. L'obiettivo è arrivare in Aula il 27 aprile. Renzi: "Siamo allo sprint finale". Incognita su un possibile ricorso alla fiducia. VIDEO
Sulla legge elettorale "siamo allo sprint finale". Così il premier Matteo Renzi commenta quello che definisce l'ultimo chilometro dell'iter parlamentare della riforma elettorale. Un disegno di legge, quello dell'Italicum, che dopo essere stato licenziato dal Senato a fine gennaio è per tutta la settimana all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera. Obiettivo: arrivare in aula per l'avvio della discussione e l'inizio delle votazioni il 27 aprile.
Undici emendamenti dal Pd - In mattinata sono stati presentati 135 emendamenti, 11 dei quali firmati dai parlamentari del Pd. Poche, ma qualificanti erano infatti le proposte di modifica annunciate dalla minoranza del partito con preferenze anche per i capilista e apparentamento anche al secondo turno.
I componenti della minoranza Pd in commissione saranno sostituiti - I lavori proseguiranno in commissione per tutta la settimana. E così come era stato lasciato intendere, i deputati della minoranza Pd in commissione saranno sostituiti. "Non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore", afferma il bersaniano Andrea Georgis. "Verremo sostituiti d'imperio - osserva - perché nessuno ha chiesto di essere sostituito. Siamo nove sicuri: io, Alfredo D'Attorre, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Enzo Lattuca, Gianni Cuperlo, Pier Luigi Bersani, Barbara Pollastrini, Rosy Bindi. E forse Giuseppe Lauricella. Ci sono già state le telefonate". "In commissione - prosegue - non ci andrò. A questo punto la battaglia sarà in aula. La situazione è in movimento".
Una decisione, quella di sostituire i componenti della minoranza, considerata "un fatto grave" da Stefano Fassina: "E' conseguenza dell'indisponibilità da parte del presidente del Consiglio Renzi a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto "Italicum-riforma del Senato non porti a un presidenzialismo di fatto senza contrappesi che condurrebbe ad una regressione della qualità della democrazia".
L'incognita del ricorso alla fiducia - Dunque la tensione e lo scontro si trasferirà in aula e là si misurerà la tenuta delle minoranze interne al Pd, un'opposizione nel merito della legge elettorale che si sta delineando per il Paese, ma anche di metodo adottato dal governo. L'incognita rimane quella di un possibile ricorso alla fiducia, su cui per ora il capo del governo nonché segretario del partito non prende però posizione: vedremo al momento della discussione parlamentare, ha detto Renzi. Eventualità che secondo gli oppositori interni al partito rappresenterebbe una forzatura che porterebbe alle urne anticipate: "Ricorrere alla fiducia sull'Italicum sarebbe uno strappo serio - commenta Gianni Cuperlo - che metterebbe seriamente a rischio la prosecuzione della legislatura, perché susciterebbe una reazione molto severa in tutte le opposizioni".
Undici emendamenti dal Pd - In mattinata sono stati presentati 135 emendamenti, 11 dei quali firmati dai parlamentari del Pd. Poche, ma qualificanti erano infatti le proposte di modifica annunciate dalla minoranza del partito con preferenze anche per i capilista e apparentamento anche al secondo turno.
I componenti della minoranza Pd in commissione saranno sostituiti - I lavori proseguiranno in commissione per tutta la settimana. E così come era stato lasciato intendere, i deputati della minoranza Pd in commissione saranno sostituiti. "Non intendiamo votare né i singoli articoli né il mandato al relatore", afferma il bersaniano Andrea Georgis. "Verremo sostituiti d'imperio - osserva - perché nessuno ha chiesto di essere sostituito. Siamo nove sicuri: io, Alfredo D'Attorre, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Enzo Lattuca, Gianni Cuperlo, Pier Luigi Bersani, Barbara Pollastrini, Rosy Bindi. E forse Giuseppe Lauricella. Ci sono già state le telefonate". "In commissione - prosegue - non ci andrò. A questo punto la battaglia sarà in aula. La situazione è in movimento".
Una decisione, quella di sostituire i componenti della minoranza, considerata "un fatto grave" da Stefano Fassina: "E' conseguenza dell'indisponibilità da parte del presidente del Consiglio Renzi a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto "Italicum-riforma del Senato non porti a un presidenzialismo di fatto senza contrappesi che condurrebbe ad una regressione della qualità della democrazia".
L'incognita del ricorso alla fiducia - Dunque la tensione e lo scontro si trasferirà in aula e là si misurerà la tenuta delle minoranze interne al Pd, un'opposizione nel merito della legge elettorale che si sta delineando per il Paese, ma anche di metodo adottato dal governo. L'incognita rimane quella di un possibile ricorso alla fiducia, su cui per ora il capo del governo nonché segretario del partito non prende però posizione: vedremo al momento della discussione parlamentare, ha detto Renzi. Eventualità che secondo gli oppositori interni al partito rappresenterebbe una forzatura che porterebbe alle urne anticipate: "Ricorrere alla fiducia sull'Italicum sarebbe uno strappo serio - commenta Gianni Cuperlo - che metterebbe seriamente a rischio la prosecuzione della legislatura, perché susciterebbe una reazione molto severa in tutte le opposizioni".